streptococco
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È un inverno da incubo per i pronto soccorso pediatrici e degli adulti, nel Nord Europa e non solo. Dopo la tripledemics di influenza, Covid e virus respiratorio sinciziale, la nuova minaccia da almeno un mese a questa parte è rappresentata dallo streptococco di gruppo A (a metà dicembre hanno lanciato un allarme in tal senso sia l’Organizzazione mondiale della sanità che il Centro europeo per il controllo delle malattie).

A rischio soprattutto alcuni stati del Nord Europa. La Health Security Agency inglese (UKHSA) ha comunicato un bollettino drammatico con 190 decessi attributi a questa infezione, 30 dei quali in età pediatrica. E le autorità sanitarie inglesi sono in stato d’allerta anche perché negli ultimi giorni, oltre ad un aumento di casi tra la popolazione anziana, c’è stato l’ennesimo decesso di un bambino.

Lo streptococco A è un batterio molto comune e la maggior parte delle infezioni decorre in modo lieve. I sintomi vanno dal mal di gola, alla cefalea, alla febbre, alla comparsa di un’eruzione rosa-rossastra su tutto il corpo che dà una sensazione tattile di ‘carta vetrata’ (scarlattina). Ma in alcuni casi, l’infezione può diventare ‘invasiva’ (iGAS) e dunque potenzialmente grave.

Tra i segnali d’allarme di un peggioramento delle condizioni di salute nel bambino c’è il fatto che mangi o beva meno del solito, appaia disidratato (o abbia il pannolino asciutto da molte ore), sia sudato e scotti per una febbre molto alta che non scende mai, o che sembri più stanco o irritabile del solito. I pediatri fanno sapere che la manifestazione più comune di delle forme invasive è attualmente l’empiema pleurico, sia nei bambini che negli adulti, che può ulteriormente complicarsi con una sepsi.

Sono più a rischio le persone con una concomitante o recentissima infezione da influenza. In termini assoluti i numeri delle forme gravi riscontrate in Gran Bretagna non solo altissimi, ma gli esperti sottolineano che la situazione può degenerare rapidamente, anche in un soggetto in precedenza perfettamente in buona salute. Per questo è importante fare una diagnosi tempestiva (non facile la diagnosi differenziale tra l’infezione batterica da streptococco e quelle virali, in una stagione nella quale abbondano i virus respiratori) e impostare subito una terapia antibiotica.

Le persone più a rischio di una forma invasiva sono gli anziani (over 75), i neonati, le donne nel terzo trimestre di gravidanza o quelle che hanno da poco partorito, che convivano con una persona con un’infezione da streptococco. Una profilassi antibiotica tempestiva e la messa in guardia verso i sintomi d’allarme possono rivelarsi dei salva-vita perché i casi secondari possono presentarsi già entro 1-2 giorni dall’esposizione al caso indice.

Le iGAS, sebbene rare, quest’anno sono comunque più numerose del normale: in Gran Bretagna finora ne sono state registrate 1.539, 128 delle quali a carico di bambini di 5-9 anni. In Gran Bretagna dal 19 settembre 2022 all’8 gennaio scorso sono stati notificati oltre 37mila casi di scarlattina (contro i circa 4.500 rilevati entro inizio gennaio della stagione 2017-18, l’ultima ad elevata incidenza del problema, che alla fine aveva fatto totalizzare oltre 30 mila casi). 

“Il numero settimanale di casi di scarlattina – afferma Sarah Anderson dell’UKHSA – è in flessione, ma continuiamo a monitorare la situazione perché con la riapertura delle scuole i bambini entrano più in contatto tra di loro. I batteri che causano la scarlattina stanno ancora circolando ad alti livelli ed è importante fare tutti gli sforzi per bloccare la diffusione di questi germi a gruppi di soggetti vulnerabili come gli anziani, lavando regolarmente e con attenzione le mani, tossendo o starnutendo in un fazzoletto e ventilando regolarmente gli ambienti nei quali si soggiorna. Non è inoltre troppo tardi – prosegue la Anderson – per vaccinarsi contro influenza e Covid-19, visto che le infezioni da streptococco possono essere più gravi se si sovrappongono ad un’altra infezione respiratoria come l’influenza appunto”.

Un editoriale pubblicato sul British Medical Journal parla di ‘alterata epidemiologia’, visto che non necessariamente un picco di infezioni da streptococco A/scarlattina si associava in passato ad un aumento delle forme invasive, come si osserva invece quest’anno.

Gli esperti ipotizzano una serie di concause, tra le quali una variazione del gene ‘emm’ che codifica la proteina di virulenza M dello Streptococco di gruppo A. Il tipo ‘emm1’ ad esempio si associa più di frequente a forme invasive. La forma M1UK, quella al momento dominante in Gran Bretagna, sembra anche più contagiosa.

Quello che sta succedendo nel regno di Albione insomma sarebbe imputabile ad un ceppo di streptococco più contagioso e più virulento. E anche in questo caso, parte della ‘colpa’ è attribuibile a Covid-19 o meglio ai periodi di lockdown e alle classi con le mascherine che hanno impedito che i più piccoli venissero in questi anni in contatto con gli streptococchi, sviluppando un’immunità crescente ad ogni esposizione con i germi. E così questo rimbalzo nel numero delle infezioni e questa epidemiologia ‘atipica’ potrebbe essere la conseguenza delle infezioni mancate all’appello negli ultimi anni.

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