Covid, Capodanno cinese e il rebus dei viaggi

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Nell’anno del Coniglio gli occhi del mondo sono rivolti alla Cina. Qui, nella sola settimana dal 13 al 19 gennaio, almeno 13.000 persone sarebbero morte in ospedale in conseguenza dell’infezione da Covid-19 secondo il Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), che precisa come questo dato non includa le persone morte in casa a causa del virus pandemico.

I numeri arrivano da Pechino col contagocce, ma d’altra parte a rassicurare l’Occidente è l’andamento dei contagi. Ma che cosa accadrà nel mondo dopo la fine degli spostamenti per il Capodanno cinese?

“Sino a fine gennaio faremo i tamponi negli aeroporti, ma non è che le persone torneranno dalla Cina tutte insieme – afferma a Fortune Italia Massimo Ciccozzi, responsabile dell’unità di Statistica medica ed Epidemiologia della facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma – Ecco perchè sono convinto che sia importante prolungare i controlli negli aereoporti alla prima settimana di febbraio, per capire quali varianti arrivano dalla Cina”.

L’ordinanza

Con la fine della politica Zero Covid e l’approssimarsi del Capodanno cinese, il 28 dicembre scorso il ministro della Salute Orazio Schillaci ha disposto con ordinanza tamponi antigenici Covid-19 obbligatori e, in caso di positività, l’esecuzione di test molecolari per il relativo sequenziamento del virus, per tutti i passeggeri provenienti dalla Cina e in transito in Italia. Una misura mirata a garantire la sorveglianza e l’individuazione di eventuali varianti del virus, in vigore fino al 31 gennaio.

L’effetto del Capodanno cinese

Secondo Ciccozzi la data da tenere d’occhio è proprio fine gennaio: “Capiremo allora se ci sarà stato un primo effetto sui contagi, che potrebbe evidenziarsi meglio intorno alla metà del mese”.

Quanto alle varianti, “abbiamo esaminato anche Kraken – aggiunge l’esperto, che il Sars-Cov-2 lo conosce bene per averne studiato, fin dall’inizio della pandemia, sequenze e varianti – anche se i dati non sono ancora stati pubblicati. Ma da quanto possiamo dire in base ai dati preliminari non sembra ci sia un aumento della contagiosità rispetto a Omicron 5, forse il contrario”. Idem per quanto riguarda l’immunoevasività, ovvero la capacità di sfuggire alle difese indotte dal vaccino.

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