Animali d’allevamento a rischio estinzione, il progetto

Ajmone mucca
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Preservare la biodiversità e salvare gli animali d’allevamento a rischio di estinzione nel mondo. Sono un terzo del totale, più di 2mila, le razze zootecniche che rischiano di scomparire. Ebbene, oggi si punta a salvarle mediante una caratterizzazione dettagliata del Dna di tutte le razze d’allevamento esistenti. 

L’Italia sta giocando un ruolo fondamentale in questo progetto di ‘censimento genetico’, grazie al decisivo contributo del campus di Piacenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, con il professore Paolo Ajmone Marsan e la dottoressa Licia Colli della facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’ateneo piacentino che hanno coordinato una parte dei lavori.

Il risultato è un documento della Fao “che contiene le linee guida che chiariscono come utilizzare le analisi del Dna per caratterizzare le razze delle specie zootecniche, sequenziando completamente il loro genoma”, spiega a Fortune Italia Ajmone, ordinario di Miglioramento genetico animale presso la Facoltà di Agraria dell’Università Cattolica.

“Il documento chiarisce quali sono le nuove tecnologie a disposizione, come e quando impiegarle, come valutare l’originalità genetica di una razza; ancora, come sfruttare queste informazioni per identificare geni utili o per capire se c’è eccessiva consanguineità in una razza e può quindi essere a rischio di estinzione”.

Un censimento dalla portata rivoluzionaria, che solo qualche tempo fa appariva impensabile. “I tempi saranno sempre più ridotti – chiarisce Ajmone – pensi che alcuni anni dopo il sequenziamento del primo genoma umano, avvenuto vent’anni fa, al Plant and Animal Genome Meeting di San Diego la comunità scientifica preconizzava che non saremmo mai riusciti a sequenziare un animale, perché troppo complicato e costoso. Ora ne sequenziamo migliaia e in modo sempre più accurato”.

Il professor Ajmone e il suo team. Credits: Paolo Ajmone Marsan

Il processo ha riguardato in principio le razze zootecniche, ma si è ben presto esteso a tutte le altre specie esistenti. “The Earth Biogenome Project, partito dagli Stati Uniti, ha come obiettivo il sequenziamento di un milione e mezzo di specie eucariote, ovvero tutte le specie esistenti sul pianeta. Il costo – prosegue Ajmone – è paragonabile a quello del primo genoma umano: vuol dire che i costi del sequenziamento si sono ridotti di un milione e mezzo di volte. Dovrebbe volerci un decennio, ma con ogni probabilità i tempi sono destinati ad accorciarsi”.

Ma quanto costa oggi sequenziare il genoma di un animale? “Stiamo sequenziando dei bovini con circa 350 euro ad animale, ma non siamo poi così lontani dal famoso genoma da 100 euro. Una sequenza più precisa, che facilita la ricostruzione di tutto il genoma, costa invece fino a 1.500 euro per singolo esemplare“.

Il professor Ajmone e il suo team. Credits: Paolo Ajmone Marsan

Molte razze locali di animali allevati nel mondo stanno scomparendo: la Fao stima che nell’ultimo secolo si sia già estinto il 10% delle razze e che il 30% sia ora a rischio. Fra le razze a rischio in Italia molti bovini, tra cui la Modenese e la Maremmana; fra i suini invece, tra gli altri, la Mora Romagnola e il Nero Siciliano.

I motivi sono soprattutto economici: la loro minore produttività e competitività sul mercato rispetto a quelle industriali. “Alcune razze locali possiedono però varianti geniche uniche che hanno permesso il loro adattamento a condizioni estreme e che sono potenzialmente utili per aumentare la resilienza delle specie zootecniche ai cambiamenti climatici. Se si estinguono – avverte Ajmone – perdiamo queste varianti. La caratterizzazione genetica ci aiuta allora a comprendere dove intervenire con priorità: le razze locali devono fungere da serbatoio di geni utili per le razze che poi sfameranno il mondo”. 

Esistono dei metodi di analisi del Dna per poter identificare e potenzialmente selezionare le varianti più interessanti, e quindi trasferirle nelle razze che vengono allevate su scala industriale.

“La questione – conclude Ajmone – è come introdurre questa mutazione nelle razze che non ce l’hanno. Un problema tecnologico che negli Stati Uniti, in Sudamerica e in Cina, viene superato attraverso delle nuove tecnologie sempre più raffinate di editing del genoma. In Europa stiamo discutendo se questi animali siano o meno da considerarsi Ogm. In realtà si tratta di un procedimento differente: qui si edita il genoma come se fosse un testo, intervenendo sulla singola lettera al fine di ottenere la mutazione necessaria, ad esempio la resistenza al caldo o alla malattia. Dobbiamo trovare soluzioni sostenibili per il fabbisogno alimentare del pianeta e la ricerca sta provando a fare la sua parte. La genomica è la branca della scienza che dal secolo scorso ha fatto il balzo in avanti più importante, in termini di velocità di crescita e tecnologie”.

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