Ansia, aria di foresta come una medicina

Lago Tovel Cnr
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Una passeggiata nel verde (senza telefonino), respirando a pieni polmoni: sembra l’ideale per staccare la spina. Ma quello che non sapevamo è che nell’aria di boschi e foreste si cela un vero toccasana contro l’ansia. A dircelo è una ricerca sperimentale tutta italiana, condotta dall’Istituto per la bioeconomia del Cnr e dal Club alpino italiano.

L’indagine ha svelato l’effetto di alcune sostanze: i monoterpeni, componenti degli oli essenziali emessi dalle piante e presenti in abbondanza nelle foreste. Secondo il team sono efficaci nel ridurre i sintomi dell’ansia, come si legge sull’International Journal of Environmental Research and Public Health.

Scienziati nel verde

I ricercatori dell’Istituto per la bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche di Firenze (Cnr-Ibe) e del Club Alpino Italiano, insieme alle Università di Parma e Firenze, all’Azienda unità sanitaria locale (Ausl) di Reggio Emilia, hanno indagato in 39 siti italiani tra montagna, collina e parchi urbani. Un lavoro condotto con il sostegno del Centro di riferimento regionale per la fitoterapia (Cerfit) di Firenze.

L’analisi ha permesso di isolare l’effetto specifico dell’esposizione ai monoterpeni – e in particolare ad una sostanza detta α-pinene – sulla riduzione significativa dei sintomi di ansia, identificando non solo soglie di esposizione, ma anche la correlazione rispetto alla quantità di monoterpeni inalati.

“Oltre una data soglia di concentrazione di monoterpeni totali o anche del solo α-pinene – sottolinea Francesco Meneguzzo, ricercatore del Cnr-Ibe e membro del Comitato scientifico centrale del Cai – i sintomi di ansia diminuiscono a prescindere da tutti gli altri parametri, sia ambientali che individuali. E poiché questi composti sono emessi dalle piante, possiamo ora assegnare un valore terapeutico specifico a ogni sito verde, anche condizionato alla frequentazione in momenti diversi dell’anno e del giorno”.

Se il green è benefico, l’effetto anti-ansia non è omogeneo. “I monoterpeni – precisa il ricercatore – sono molto più abbondanti nelle foreste remote che nei parchi urbani, sebbene con un notevole grado di variabilità: un prossimo passo sarà mappare e prevedere le relative concentrazioni”.

Rifugio Levi Molinari (Torino)

La terapia forestale

L’organizzazione della ricerca ha coinvolto centinaia di partecipanti in sessioni standardizzate di terapia in tutta Italia. “Combinando sessioni di terapia forestale condotte da psicologi professionisti con tecniche avanzate di statistica – precisa Federica Zabini di Cnr-Ibe, responsabile Cnr del progetto e supervisore della ricerca – abbiamo potuto dimostrare che, in certe condizioni, l’aria della foresta è davvero terapeutica: un traguardo importante per la progressiva adozione di pratiche sanitarie verdi”.

In futuro il medico potrebbe prescrivere passeggiate o soggiorni mirati? Gli scienziati assicurano di aver individuato “criteri oggettivi per individuare e qualificare stazioni di Terapia Forestale in grado di consentire prestazioni di livello clinico”, aggiunge Davide Donelli del Dipartimento di medicina e chirurgia dell’Università di Parma e Divisione di cardiologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma. Quanto all’impatto sulla salute, “poiché è ormai consolidata la connessione tra stati di ansia e rischio cardiovascolare, i risultati – conclude Donelli – assumono un valore importante anche in ambito patofisiologico, e quella sarà materia di ulteriori ricerche”.

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