Aggressioni ai medici, il caso di diabetologi e farmacisti

aggressione medici
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Il tema delle aggressioni nei confronti dei medici non è certo nuovo. Dopo lo stop in pandemia, continuano a ripetersi in tutta Italia drammatici episodi ai danni dei camici bianchi.

Fra gli ultimi, quello di un medico di famiglia di Giugliano in Campania, in provincia di Napoli, preso a calci e pugni in faccia da un paziente per un certificato medico, come segnala l’associazione Nessuno Tocchi Ippocrate, presieduta da Manuel Ruggiero. Oppure, qualche giorno fa, l’aggressione ai danni di un ginecologo del Policlinico Vanvitelli di Napoli, colpito con un tirapugni dai parenti di un neonato che aveva accusato una crisi respiratoria.

Se i medici dell’emergenza o di guardia medica sono più spesso vittime di violenze e aggressioni, i risultati di un’indagine dell’Associazione Medici Diabetologi fanno  riflettere e accendono i riflettori sulle carenze strutturali delle aziende sanitarie.

Diabetologi aggrediti

Circa la metà (46%) dei medici diabetologi è stato vittima di un episodio di violenza verbale o fisica durante l’esercizio della professione, prevalentemente in ambulatorio e nelle ore diurne, quando è maggiore l’attività clinica nei servizi di diabetologia. E nel 74,6% dei casi il fenomeno si è ripetuto in più di un’occasione.

La Survey è stata realizzata dall’Associazione Medici Diabetologi (Amd) attraverso il suo Gruppo strategico a valenza nazionale “Medicina di Genere” per misurare la portata del fenomeno della violenza contro gli operatori sanitari della diabetologia. L’indagine ha coinvolto 137 medici diabetologi, di cui il 71,5% donne. Secondo gli specialisti nel 70,9% dei casi, le strutture non hanno messo in campo strategie preventive o risposte standardizzate per la gestione degli episodi di violenza nei reparti e negli ambulatori di diabetologia.

Aggrediti di giorno e in ambulatorio

Come sottolinea Angela Napoli, coordinatrice Gruppo di studio nazionale ‘Medicina di Genere’ dell’Amd, “dall’indagine emerge che il fenomeno si verifica prevalentemente in ambito ambulatoriale e nelle ore diurne, ma anche nei reparti e nei corridoi durante i turni di guardia all’interno di strutture ospedaliere e nelle aree di accesso o di parcheggio degli ospedali”.

L’impatto su produttività e qualità dell’assistenza

Dopo gli episodi di violenza, le conseguenze fisiche si aggiungono a quelle psicologiche generando un circolo vizioso che può incidere anche sulla produttività e sulla qualità dell’assistenza offerta alle persone con diabete, oltre che sul livello di ansia, depressione e burnout dei professionisti, fanno notare i diabetologi.

Carenze strutturali

“Il dato sulle carenze strutturali da parte delle Aziende sanitarie deve farci riflettere e spronare le direzioni aziendali a promuovere azioni preventive, tese a contrastare un fenomeno grave e non più tollerabile a tutela del benessere di chi ogni giorno si prende cura delle persone con diabete sul territorio”, sottolinea Graziano Di Cianni, presidente nazionale Amd.

“E’ urgente comprendere le profonde motivazioni alla base di questo fenomeno sociale per intraprendere azioni appropriate, interventi politici e strutturali – insiste Di Cianni – che dotino gli operatori della salute di abilità, strumenti e spazi adeguatamente progettati ed arredati per ottenere una migliore prevenzione e gestione del rischio di aggressioni”.

Il richiamo dei farmacisti

“La violenza perpetrata ai danni del personale sanitario è un fenomeno che riguarda l’intera collettività e, come tale, va contrastato e condannato senza se e senza ma. Difendere l’incolumità di chi è quotidianamente in prima linea per tutelare la salute delle persone è un atto doveroso, innanzitutto nei confronti degli operatori, ma anche dei cittadini ai quali vanno garantite la qualità e la sicurezza dell’assistenza sanitaria”, afferma Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (Fofi) in vista della ‘Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari’ che ricorre il prossimo 12 marzo.

“Gli atti di violenza si ripetono con preoccupante frequenza anche nei confronti dei farmacisti mentre esercitano la loro professione al servizio dei cittadini, rappresentando il primo e più accessibile presidio sanitario sul territorio. A ciò – aggiunge Mandelli – si aggiungano gli episodi di furti e rapine subiti da farmacie e parafarmacie, bersaglio di malviventi, se non addirittura di ladri seriali, che agiscono anche durante il servizio al pubblico, mettendo a rischio l’incolumità di tutta la comunità”.

I numeri delle aggressioni ai medici

“Il 68% degli operatori sanitari dichiara di aver subito almeno un episodio di violenza sul lavoro”, ha detto il presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, ospite di UnoMattina su Rai 1.

“Il livello di aggressioni è molto alto nei pronto soccorso, nelle guardie mediche, negli ambulatori specialistici territoriali, soprattutto quelli psichiatrici. È necessario trovare un mediatore, una figura che spieghi ai cittadini quello che sta succedendo, il perché dei ritardi, le attese”, ha detto Anelli. Che, parlando con Fortune Italia, aveva sottolineato come “nella gran parte dei casi le aggressioni nascono da un disagio dei pazienti, sottoposto a lunghe attese, a carenza di informazioni. Che è poi l’altra faccia del disagio del personale, stremato dalla carenza di organico, dai turni massacranti, dalla scarsità di tempo da dedicare alla comunicazione con i pazienti e con i parenti, che, non dimentichiamolo, è esso stesso tempo di cura”.

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