Il boom dei prodotti ricchi di proteine e la dieta flexitariana

Fondazione Danone
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Basta guardare gli scaffali dei supermecati per accorgersi di un trend alimentare iniziato in pandemia ed esploso in Italia negli ultimi mesi: quello dei prodotti ad alto contenuto di proteine.

Dai dessert, agli yogurt fino a bibite e pasta, i cibi ricchi di proteine sono esplosi nel 2022, con una crescita da maggio a settembre 2022 del 28,5%. A testimoniarlo è una ricerca condotta da GFK e presentata a Roma nell’incontro promosso dalla Fondazione Istituto Danone (nella foto un momento dell’incontro moderato dal giornalista e medico Federico Mereta).

Un’indagine che fotografa anche la passione degli italiani per i nuovi prodotti a base vegetale e l’attenzione dei connazionali a un’alimentazione ‘green’, giudicata più sostenibile, alleata della salute e amica dell’ambiente.

Temi di cui si parla anche nel XV volume della collana ITEMS, dedicato alla “Transizione proteica. Varietà nelle scelte alimentari per la salute dell’uomo e del pianeta”. Perchè quello delle proteine è un tema ‘caldo’ in termini di salute, ma anche di ambiente, come hanno sottolineato gli esperti intervenuti all’incontro. E coinvolge tutte le età.

Le proteine vegetali e il senso di sazietà

“Le proteine sono il macronutriente che ha maggior impatto sulla sazietà, quello che ci fa dire ‘basta, sono pieno'”, ha ricordato in un videomessaggio Andrea Ghiselli, già presidente della Società italiana di scienze dell’alimentazione. Il consumo di proteine è correlato a benefici per la salute in termine di riduzione della mortalità e delle malattie croniche.

Proteine e anziani

“Nel caso degli anziani, spesso con diverse patologie, l’apporto proteico diventa importante per conservare forza e massa muscolare; dovrebbe essere non inferiore a 1 grammo per chilo di peso. Le raccomandazioni nutrizionali indicano un apporto bilanciato tra proteine vegetali (70%) e proteine animali (30%)”, ha ricordato Maurizio Muscaritoli, direttore Uoc Medicina interna e Nutrizione clinica della Sapienza Università di Roma.

Scelte alimentari e sport

Oggi anche gli sportivi, da sempre sensibili ai temi alimentari, sono attenti all’ambiente. Ebbene, “ora sappiamo che la performance dello sportivo che segue una dieta vegetariana non sono minori rispetto agli onnivori, a patto che la dieta sia ben studiata. Questo perché i fabbisogni proteici degli sportivi sono aumentati”, ha ricordato Michele Sculati, specialista in Scienze dell’Alimentazione dell’Università di Padova.

La dieta flexitariana

Una dieta che preveda l’utilizzo di alimenti di origine vegetale e di origine animale è definita flexitariana, ha spiegato Elisabetta Bernardi, nutrizionista e docente all’Università di Bari.

Si tratta di “una dieta flessibile, che privilegia alimenti di origine vegetale, ma senza escludere del tutto le proteine animali, ricca di frutta, ortaggi, legumi e povera di grassi e zuccheri”. Una dieta che viene incontro all’esigenza di sfamare una popolazione mondiale in crescita, più attenta alla salute cardiovascolare e “sostenibile”, ha aggiunto la nutrizionista.

Italiani e dieta mediterranea

Secondo le indagini condotte da GfK e Circana quasi due italiani su tre dichiarano di seguire la dieta mediterranea, con un incremento di oltre il 50% rispetto a 30 anni fa. Pasta, verdura e pane costituiscono le prime 3 categorie più consumate dal maggior numero di connazionali, con qualche sorpresa. Troviamo infatti al primo posto la frutta se parliamo dell’alimento con il maggior numero di occasioni di consumo. Inoltre le  bevande a base vegetale, le uova e la pizza sono le prime tre categorie a maggiore crescita percentuale nelle occasioni di consumo rispetto al 2019.

Le sfide

Come hanno sottolineato gli esperti, la diversificazione di un’alimentazione di qualità deve fare i conti con il problema dei divari economico-sociali che si rilevano negli orientamenti di acquisto.

La possibilità di garantire un accesso equo a un’alimentazione variegata e salutare diventa una questione etica che guarda all’importanza di scelte alimentari sane, ma che siano al contempo accessibili anche economicamente, poiché espressione del tradizionale modello di consumo alimentare mediterraneo, che guarda alla salute dell’organismo e alla salubrità dell’ambiente. La buona notizia è che i consumatori in Italia appaiono attenti e sensibili a questi temi. Una sfida per le imprese del settore, ma anche per chi comunica e informa su questi temi.

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