Digiuno, identikit di un trend fra benefici e rischi

Aboca banner articolo

Da pratica religiosa a strategia alleata di longevità e salute. Il fascino del digiuno, tra benefici e rischi di ‘innescare’ un disturbo

Da pratica religiosa professata dai cristiani come forma di penitenza (e regolata da norme precise), a strategia taglia-calorie per vivere in forma e più a lungo. Negli ultimi anni si sono accesi i riflettori sul digiuno, inteso come riduzione (a volte molto drastica) dell’apporto energetico assunto nella giornata. E c’è chi l’ha adottato come una sorta di stile di vita, un momento di ‘depurazione’ settimanale o mensile ‘fai da te’. Ma possiamo parlare, nel Paese della dieta mediterranea, di un ‘fenomeno digiuno’?

“Indubbiamente in Italia e non solo il digiuno, declinato in diverse forme, ha assunto sempre più fascino e desta molto interesse per i suoi possibili effetti”, spiega Edoardo Mocini, medico dietologo e ricercatore di Università Sapienza e Policlinico Umberto I di Roma. “Ci sono diverse ricerche molto interessanti che sembrano testimoniare degli effetti del digiuno sul nostro organismo. Tuttavia, se parliamo di evidenze che abbiano reali conseguenze cliniche (un effetto significativo su parametri collegati alla salute, ad esempio aumento dell’aspettativa di vita, miglior prognosi in determinate patologie), le evidenze sono ancora scarse, se non assenti. Quasi tutti i benefici osservati nei trial su pazienti – continua Mocini – fanno riferimento al deficit calorico che il digiuno provoca. Per intenderci, si possono ottenere gli stessi effetti con una normale dieta ipocalorica (dove diminuisco di poco tutto quello che mangio, piuttosto che passare interi periodi di vero e proprio digiuno)”.

I benefici dei digiuni ‘regolari’

“Sulla base delle evidenze scientifiche attuali – continua Mocini – non è possibile affermare che ci siano benefici che non dipendano dal deficit calorico, cioè dal fatto che, digiunando alcuni giorni della settimana, si finisca per mangiare meno. Il fatto è che siamo quasi sempre iper-alimentati, con il rischio di accumulare riserve adipose eccessive. Queste, in alcuni casi, sono veri e propri organi endocrini: producono sostanza pro-infiammatorie che favoriscono l’insorgenza di diverse patologie, da quelle metaboliche come il diabete a quelle oncologiche. È noto che gli eccessi adiposi predispongano, purtroppo, all’insorgenza dei tumori”.

I rischi del digiuno

Come ricorda il dietologo, “in soggetti predisposti qualunque pratica dietetica estrema può fare da ‘innesco’ a un disturbo dell’alimentazione o della nutrizione. Va sempre ricordato che si tratta di patologie multifattoriali dove è impossibile individuare un’unica causa”, avverte Mocini. Ma allora il digiuno intermittente ‘fai da te’ può essere definito un disturbo alimentare? “Non si tratta di un disturbo dell’alimentazione – precisa l’esperto – ma di una pratica alimentare che può manifestarsi, in alcuni casi, nel contesto di una diagnosi. Tuttavia la stragrande maggioranza delle persone che lo pratica non ha e non avrà mai alcuna patologia”.

L’influenza della pandemia

Covid-19 “ha provocato aumento di sedentarietà, iper-alimentazione ‘domestica’, crescita delle preoccupazioni su peso e forma corporea, fino a sfociare in veri disturbi dell’alimentazione. Ovviamente, non tutte le persone che praticano o si interessano al digiuno hanno disturbi dell’alimentazione – puntualizza Mocini – Indubbiamente però questa popolazione risulta particolarmente fragile”.

L’identikit del paziente tipo

Quelle che si avvicinano al digiuno “sono solitamente persone che hanno avuto contatto con problematiche legate alla salute, sia direttamente che indirettamente, attraverso familiari o amici. Spesso si cerca una soluzione che allontani quanto più possibile la malattia o il rischio di recidiva. In alcuni casi, per fortuna più rari, questo può fare da innesco a comportamenti disfunzionali che si spingono fino alla malnutrizione, quando non a veri e propri disturbi alimentari”. Ma allora quali sono i segnali spia di qualcosa che non va?La pervasività dei comportamenti e delle loro conseguenze in ogni aspetto della vita è un campanello d’allarme. Questo significa perdite importanti ed eccessive di peso, tono dell’umore e stati ansiosi, incapacità di partecipare pienamente alla propria vita sociale, rinunciando ad esempio ad ogni evento dove sia coinvolto il cibo, con l’impossibilità di esercitare una certa flessibilità”.

Come affrontare il problema

“Quando qualcosa non va, rivolgersi al proprio medico curante e, successivamente, a equipe specialistiche può essere d’aiuto”, suggerisce il dietologo. Convinto che iniziative come il bonus psicologo rappresentino “una goccia nel mare, come cercare di spegnere un incendio con un bicchiere d’acqua. Serve un investimento massiccio non solo nei servizi dedicati alla salute mentale, ma anche in quelli dedicati alla dietologia e alla nutrizione clinica, oggi praticamente assenti”.

Secondo Mocini, oltretutto, “le difficoltà economiche, in un contesto come quello italiano che fa fatica a offrire in questo ambito cure accessibili, gratuite e specialistiche, rende ancora più problematica la situazione. Anche quando ci si può permettere di pagare tuttavia, trovare servizi qualificati non è facile. La maggior parte dei centri privati non investe in servizi dedicati ai disturbi dell’alimentazione e alle patologie alimentari in genere, perché si tratta di branche non particolarmente remunerative, dove è poco conveniente investire”. L’esperto non ha dubbi: deve farsene carico lo Stato, con una copertura capillare che parta dai servizi sul territorio fino a centri specialistici dedicati.

 

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.