Sanità, per visite ed esami attese sempre più lunghe

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Dopo la pandemia e i primi mesi di assestamento, è un po’ come se tutti i nodi della sanità stessero venendo al pettine. Il ritardo accumulato negli anni di Covid, insieme alla carenza di personale, si stanno mixando nella tempesta perfetta, a scapito non solo degli operatori sanitari – sempre più stanchi, stressati e in fuga dal Ssn – ma anche dei malati, che devono armarsi di tanta pazienza in caso di problemi di salute. O rassegnarsi a metter mano al portafogli. 

Si allungano le attese

Dai ricoveri alle visite mediche, nel 2021 diverse regioni hanno visto peggiorare i tempi di attesa per i pazienti rispetto al 2020. A segnalare plasticamente il “fallimento del Piano per la gestione delle liste d’attesa” è il report Healthcare Insights – Osservatorio sull’Accesso alle Cure, presentato in questi giorni dalla Fondazione The Bridge.

Vediamo qualche dato. Per gli interventi chirurgici per tumore al seno, il Lazio è passato dal 53% al 35% di prestazioni eseguite nei tempi previsti. Mentre per l’elettrocardiogramma la Sardegna è passata da 15 a 52 giorni di attesa. I dati disponibili sono però “incompleti, disomogenei e non comparabili” e “urge un ripensamento del sistema di raccolta”, dicono dalla Fondazione. 

Sindacati medici in rivolta

Di certo, per gli operatori sanitari non basta il pacchetto di misure sulla sanità appena approvato dal Consiglio dei ministri. Le organizzazioni sindacali della dirigenza medica, sanitaria e veterinaria riprendono la mobilitazione iniziata a settembre per organizzare entro maggio, insieme alle associazioni dei cittadini e le componenti sociali e professionali, gli Stati Generali della salute in preparazione di una manifestazione pubblica a giugno. Ci saranno anche degli scioperi, anticipa l’Intersindacale medica, decisamente pronta alla battaglia.

“Il decreto bollette contiene alcune misure per la sanità pubblica, per lo più di ordine normativo, rigorosamente senza impegni economici, che lasciano privo di soluzione e di prospettive il grande problema del destino del Ssn e dei professionisti che lavorano al suo interno. L’unico messaggio positivo – affermano i sindacati medici – è riservato di fatto ai soli Pronto soccorso, con l’anticipo di un finanziamento già previsto dalla legge di bilancio. Un messaggio giusto, che, però, sotto certi aspetti, rischia di essere solo cosmetico, senza alcuna considerazione per i professionisti di altre discipline che hanno problemi forse meno sbandierati ma altrettanto gravi, ad iniziare da quelli degli anestesisti, non meno “critici” per continuare con i chirurghi, fino ai professionisti della prevenzione primaria e a quelli che prendono in carico i pazienti post acuzie”.

Il nodo resta quello delle risorse extracontrattuali per il contratto nazionale 2019-2021, “i cui incrementi previsti sono un terzo del tasso inflattivo. Niente fiscalità di vantaggio, concessa a privati e altri settori del pubblico impiego, neppure per attività di valore sociale come l’abbattimento delle liste di attesa”, affermano i sindacati.

Il Piano

Ma cosa prevede il Piano per abbattere le liste d’attesa? E’ previsto un elenco di 69 prestazioni sanitarie ambulatoriali e 17 in ricovero di cui monitorare i tempi di erogazione, ma le uniche a fornire informazioni su tutte, rileva The Bridge, sono state Abruzzo, Puglia e Marche.

Per una prima visita ginecologica il Molise e la Basilicata totalizzano il 58% di prestazioni eseguite per tempo e una media di 42 giorni di attesa. Per una visita oculistica, l’Umbria passa da 15 giorni medi di attesa nel 2020 a 33 nel 2021, la Sardegna da 23 a 56 giorni.

“Nel 2021 – ha affermato Luisa Brogonzoli, coordinatrice Centro Studi The Bridge – abbiamo visto un acuirsi progressivo di difficoltà organizzative iniziate nel 2020 con l’esplosione della pandemia e dovute alle tantissime ospedalizzazioni per Covid che hanno messo sotto stress gli ospedali”.

Il contratto

Intanto, dopo l’ultimo incontro all’Aran con i sindacati per il rinnovo del contratto per l’Area dirigenza medica e sanitaria 2019-21, l’impressione è che ci siano ancora parecchi nodi da sciogliere. Il confronto si è esteso a una nuova parte di testo presentata dall’Aran, che riguarda anche gli incarichi di altissima professionalità, su cui “non c’è stata condivisione da parte dei sindacati”, ha fatto sapere l’Agenzia. La prossima riunione è stata fissata per lunedì 3 aprile.

L’idea è che la grande crisi della sanità pubblica, denuncita più volte anche da Fondazione Gimbe, sia legata a doppio filo a quella degli operatori sanitari. Senza un intervento complessivo sulla qualità della vita e del lavoro nelle corsie, e investimenti mirati, difficilmente si potrà risolvere la questione delle liste di attesa, mettendo fine alle diseguaglianze nell’accesso alle cure.

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