Turismo sanitario post Covid, il caso Lombardia

Milano
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La Lombardia continua a primeggiare tra le regioni in quanto ad attrattività sanitaria, come emerge dalla terza puntata del Focus sulla mobilità sanitaria nel nostro Paese, realizzato da Fortune Italia. 

Secondo la relazione della Corte dei Conti, il flusso di pazienti che sono approdati in questa regione per farsi curare ha prodotto ricavi per 580,48 milioni di euro. Dietro di lei l’Emilia Romagna con circa 315 milioni di ricavi.

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Ragionando in termini di saldo tra i ricavi portati dai pazienti che entrano e i costi determinati da quelli che escono, le posizioni di invertono. Secondo i dati del portale statistico di Agenas, che tengono conto di una base dati composta solo dai flussi delle schede di dimissione ospedaliera escludendo i ricoveri in strutture private e totalmente a carico dei solventi, nel 2021 il saldo attivo della mobilità sanitaria per la regione della Rosa Camuna è stato di 274,97 milioni di euro, poco sotto i 293,97 milioni registrati dall’Emilia Romagna, a molte lunghezze di distanza dal Veneto (102 milioni).

I dati di Agenas mostrano anche un’ottima tenuta dell’attrattività sanitaria della Lombardia. Anche se la mobilità attiva non è ancora tornata ai livelli pre-pandemia – nel 2019 valeva circa 721 milioni di euro – quella passiva, milione più milione meno è rimasta tutto sommato stabile nel tempo. Ciò a rendere ragione del fatto che chi vive in Lombardia continua a trovare lo stesso livello di assistenza sanitaria del passato, senza necessità di recarsi altrove in misura diversa da prima. Mentre chi abita in altre regioni, torna a vedere nella Lombardia una delle aree dove è possibile trovare le risposte ai propri bisogni di salute inattesi nella regione di provenienza.

Interessante, nell’ottica di migliorare qualità e quantità di quanto reso disponibile dal Servizio sanitario regionale lombardo, è analizzare il dettaglio della tipologia della mobilità passiva. Che, a prescindere dal valore assoluto, tra il 2017 e il 2021 pare rimanere pressoché invariata nelle sue componenti. Come a dire che le criticità, grandi o piccole, che interessano la sanità regionale lombarda non sono state risolte.

La voce principale della mobilità sanitaria passiva regionale è quella della mobilità apparente – relativa ai pazienti che abitano nelle zone in cui ricevono le prestazioni, ma che risultano residenti altrove – seguita da quella alla ricerca di Drg ad alta complessità. È pur vero che “la mobilità passiva è determinata da tanti fattori, non ultimo quello di rivolgersi a strutture sanitarie distanti pochi chilometri dal proprio domicilio, ma che insistono sul territorio di regioni adiacenti alla nostra, come Piemonte, Veneto o Emilia-Romagna”, commenta Claudio Zucchi, responsabile Mobilità sanitaria intraregionale, interregionale e internazionale di Regione Lombardia.

Quanto alle componenti della mobilità attiva per la Lombardia, stando ai dati della Regione presentati a fine 2022 e relativi al 2021 su fonte della Commissione salute, vanno ricercate principalmente (70% dei casi) nella possibilità di accedere a ricoveri ospedalieri non accessibili nella regione di provenienza.

“Una delle principali caratteristiche virtuose della nostra sanità è l’eccellenza in ambito oncologico. Strutture come l’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) o l’Istituto Nazionale Tumori (Int) richiamano pazienti da tutta Italia”, dice Zucchi.

In effetti, i dati Agenas confermano questa osservazione. Migrano verso la Lombardia per visite e trattamenti oncologici soprattutto gli over-50. Interessante anche scoprire che i ‘migranti sanitari’ oncologici arrivano sì da tutta Italia, ma ci sono regioni da cui i flussi migratori sono più intensi. Dal vicino Piemonte, che genera ricavi per quasi 38 milioni di euro per la Lombardia, alla Sicilia, che ne produce 43, passando per la Puglia (33,7) e il Lazio (30,3).

Mentre per quanto riguarda la fuga di pazienti oncologici, proprio come indica Zucchi le regioni più ricercate sono quelle adiacenti. E così il Veneto attira pazienti, rappresentando un costo di 27 milioni di euro per il Sistema sanitario lombardo; l’Emilia-Romagna ne rappresenta 11 milioni e il Piemonte circa 7.

Ritornando all’attrattività sanitaria lombarda i dati Agenas forniscono anche informazioni sulle strutture sanitarie più attrattive per chi va in Lombardia per ragioni oncologiche.
Pole position per l’Ieo di Milano, che nel periodo 2017-2021 ha ricoverato 14.306 cittadini provenienti da altre Regioni, pari al 56% dei ricoveri totali del quinquennio, generando oltre 71 milioni di ricavi complessivamente. In seconda posizione l’Istituto clinico Humanitas di Rozzano: 6.603 ricoveri da fuori regione, pari al 40% del totale e produttivi di 51 milioni di ricavi. Sul terzo gradino del podio l’Irccs San Raffaele di Milano con 4,215 ricoveri extra-regionali, pari al 33% del totale che hanno generato 39,5 milioni di ricavi.

Ma dove si sono recati invece i lombardi in cerca di cure oncologiche fuori confine?
Oltre 1.200 pazienti si sono rivolti alla Casa di cura privata Pederzoli di Peschiera del Garda in provincia di Verona, rappresentando un costo di 8,5 milioni per il Ssr lombardo. Seguono l’Aoui Verona Borgo Trento con 612 pazienti e una costo di 6,3 milioni e l’Azienda ospedaliero universitaria di Parma con 349 malati oncologici e un costo di 2,7 milioni.

Sono forse ancora più significativi i dati complessivi della mobilità sanitaria attiva registrati da uno dei principali player dell’ospedalità lombarda. Secondo quanto riferito dal Gruppo San Donato, le regioni di maggiore provenienza sono Liguria, Veneto e Puglia da cui arrivano pazienti soprattutto in cerca di prestazioni in ortopedia, chirurgia generale, cardiologia, e riabilitazione. Complessivamente il gruppo nel 2022 ha assistito 32.939 pazienti da fuori regione in regime Ssn e 2.447 in regime di solvenza. Molto di più dei 26.758 e 1.681 rispettivi del 2021 e dei 22.050 e 1.159 dell’annus horribilis 2020; ma ancora molto lontani soprattutto dai numeri dei pazienti extra-regionali Ssn (40mila) di pre-pandemia.

Insomma, l’assistenza sanitaria specialistica lombarda pare godere in generale di buona salute ed è una delle migliori d’Italia soprattutto in alcune specialità come quelle oncologiche.

Ciò su cui c’è ancora molto da fare invece è l’assistenza sanitaria di prossimità. Che spesso lascia a desiderare nelle aree rurali e remote dove non solo non ci sono medici, ma bisogna percorrere decine di chilometri prima di arrivare a una struttura sanitaria degna di questo nome. Senza dimenticare i nodi da sciogliere nelle aree urbane dove i medici di medicina generale non riescono più a gestire in modo adeguato la domanda di salute del territorio.

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