Covid, vaccino meno efficace? Colpa del Dna

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Perchè alcune persone dopo essere state vaccinate contro Covid-19, risultano più protette e altre meno? A fare la differenza è il nostro profilo genetico. A puntare il dito sul Dna è un nuovo studio, effettuato presso l’ospedale Molinette di Torino sui dipendenti della stessa Città della Salute, e pubblicato sulla rivista scientifica HLA, organo della European Federation for Immunogenetics.

Rispetto ai vaccini anti-Covid ci sono persone che sviluppano anticorpi in grande quantità e cellule immunitarie pronte a difenderli, mentre all’altro estremo troviamo coloro che, nonostante ripetute vaccinazioni, risultano ancora indifesi e a rischio di Covid.

Ora sappiamo che oltre all’età (i più anziani rispondono di meno), il genere (le donne lo fanno in maniera più vigorosa), la concomitanza di altre malattie, alcune terapie che riducono la risposta immunitaria, o la pregressa infezione da Covid-19, a giocare un ruolo è anche il Dna. La ‘doppia elica scoperta 70 anni fa non ha ancora svelato tutti i suoi segreti.

Il team piemontese ha ora  individuato le caratteristiche di chi presenterà uno ‘scudo’ migliore rispetto a Sars-Cov-2 dopo l’immunizzazione.

Una ricerca made in Italy

“E’ proprio una ricerca tutta fatta in casa: i dipendenti di questo ospedale – ha detto il Dg della Città della Salute di Torino, Giovanni La Valle – non solo hanno realizzato una ricerca importante in relazione alla risposta alla vaccinazione contro Covid-19, ma sono anche quelli che si sono messi a disposizione per lo studio, donando un proprio campione di sangue per i test microbiologici e genetici. A tutti loro va il mio ringraziamento”.

Il lavoro

Sono stati osservati quasi 10.000 dipendenti della Città della Salute di Torino. I ricercatori hanno analizzato i fattori genetici che condizionano maggiormente la risposta ai vaccini con mRna. Questo studio, che ha incluso circa 500 dipendenti che si erano sottoposti a vaccinazione nel 2020, è stato reso possibile grazie alla collaborazione di immunogenetisti diretti da Antonio Amoroso, microbiologi diretti da  Rossana Cavallo, epidemiologi diretti da Giovannino Ciccone, con la regia della Direzione Sanitaria (diretta dal dottor Antonio Scarmozzino) e il supporto della Banca del Piemonte e della Fondazione Ricerca Molinette.

Il dosaggio di anticorpi

L’efficacia della vaccinazione è stata misurata grazie al dosaggio degli anticorpi contro il virus di Covid-19 e all’analisi delle cellule del sistema immunitario che riconoscono il virus. Sono stati esaminati alcuni geni coinvolti nella regolazione della risposta immunitaria, in particolare quelli HLA o dell’istocompatibilità (gli stessi che sono studiati per gli abbinamenti tra donatore e ricevente di trapianto).

In questo modo si è scoperto che alcuni soggetti che presentano determinate caratteristiche genetiche (come la variante HLA-A3) più facilmente produrranno anticorpi dopo la vaccinazione, diversamente da quelli con altre varianti (come HLA-A24). Dopo il vaccino anche la risposta delle cellule del sistema immunitario contro il virus è diversa a seconda delle caratteristiche HLA, chi ad esempio possiede la variante HLA-DRB15 riesce a difendersi fino a 5 volte di più.

Verso strategie personalizzate

Come ha spiegato Antonio Amoroso, coordinatore dello studio, la ricerca “dimostra che tra i fattori che spiegano la diversa risposta al vaccino per Covid-19, ve ne sono alcuni legati alle nostre caratteristiche genetiche che da sole possono predire in maniera importante quali soggetti saranno maggiormente protetti dalla vaccinazione. Queste evidenze potranno essere utili per personalizzare meglio la strategia vaccinale”.

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