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Trapianto di fegato ‘in 2 tempi’, neomamma salvata a Torino

Trpianto di fegato
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Senza fegato per oltre 12 ore. E’ l’avventura vissuta dalla protagonista di una storia di buona sanità che ci arriva da Torino. Si tratta di una neomamma di 38 anni, che aveva partorito 2 giorni prima, è stata salvata grazie a un eccezionale trapianto di fegato eseguito con la tecnica detta dei ‘2 tempi’, presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino.

La paziente rimasta – di fatto – per mezza giornata senza fegato, è ancora ricoverata in Terapia intensiva alle Molinette, ma – fanno sapere i sanitari – ha recuperato lo stato di coscienza e le sue condizioni cliniche migliorano.

La storia

La donna, di origine peruviana, era giunta quasi al termine della seconda gravidanza, quando si è presentata al Pronto soccorso dell’ospedale Martini dell’Asl Città di Torino in preda a una colica addominale, accompagnata da una crisi ipertensiva.

Il feto  era in sofferenza, così gli ostetrici ginecologi del gruppo del dottor Marco Camanni avevano eseguito un cesareo. Ma, dopo la nascita del neonato, si sono resi conto che anche la situazione della puerpera era estremamente grave, a causa di un importante sanguinamento addominale proveniente dal fegato, organo che era andato incontro ad un raro fenomeno di rottura spontanea nell’ambito di una cosiddetta sindrome HELLP.

L’emorragia e l’intervento

I chirurghi del dottor Roberto Saracco sono intervenuti, provvedendo al tamponamento dell’emorragia epatica con telini chirurgici. Nelle 24 ore successive la situazione di shock emorragico si è lentamente recuperata, grazie alle cure del gruppo di rianimatori diretti dal dottor Mauro Navarra.

La paziente aveva sviluppato una progressiva necrosi del fegato, che aveva causato  uno stato di severa insufficienza epatica e di emorragia persistente. E’ a quel punto che la rianimatrice di turno, la dottoressa Valentina Borrelli ha contattato la dottoressa Silvia Martini, di guardia all’ospedale Molinette nel reparto di Terapia Insufficienza epatica. Dopo un rapido consulto telefonico con il professor Renato Romagnoli, direttore del Centro Trapianto di fegato di Torino, è stato disposto il trasferimento della paziente direttamente nella sala operatoria del Centro Trapianti all’ospedale Molinette.

Dopo circa 36 ore dal parto, la situazione clinica della paziente affrontata dai medici delle Molinette (il professor Romagnoli, coadiuvato dai chirurghi Francesco Lupo e Stefano Mirabella, e le anestesiste dottoresse Patrizia Andruetto e Bruna Lavezzo) era assolutamente drammatica.

La rimozione dell’organo

Il fegato della donna era andato incontro a massivi fenomeni di necrosi emorragica con irreparabili multiple lacerazioni. Il solo modo per arrestare definitivamente l’emorragia epatica è stato quindi la rimozione totale del fegato, con temporanea derivazione del sangue della vena porta direttamente nella vena cava inferiore.

In cerca di un fegato nuovo

Già dalla sala operatoria è partita la corsa contro il tempo, con la richiesta super-urgente del fegato di un donatore, diramata dal Centro Regionale Trapianti Piemonte e Valle d’Aosta verso il Centro Nazionale Trapianti di Roma.

E’ stato indivuato un donatore di gruppo sanguigno compatibile in Toscana e il servizio di Emergenza del 118 di Torino ha garantito l’organizzazione dei trasporti dell’équipe trapianti in tempi record.

A 13 ore dalla rimozione totale del fegato, e dopo un notte nella Terapia Intensiva delle Molinette, durante la quale le condizioni della donna si sono stabilizzate, i medici hanno trapiantato il fegato del donatore.

L’intervento è andato bene: la paziente è ancora in Terapia intensiva ma ha recuperato la stato di coscienza e le sue condizioni cliniche “migliorano giorno dopo giorno, così come stanno migliorando le condizioni del piccolo”, degente presso la Terapia intensiva neonatale dell’ospedale Maria Vittoria.

Un trapianto “che si può definire miracoloso, nei tempi, nei modi e nelle procedure”, chiosa Giovanni La Valle, direttore generale della Città della Salute di Torino.

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