Tumore e diritto all’oblio, dopo la Spagna a che punto è l’Italia

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Cancellare ‘il marchio del cancro’. La Spagna accelera sul diritto all’oblio oncologico. Il provvedimento annunciato dal premier Pedro Sanchez dovrebbe entrare in vigore entro giugno, eliminando le regole che discriminano i pazienti che hanno superato un tumore da 5 anni alle prese con assicurazioni, crediti e mutui.

La mossa del premier Pedro Sanchez non è una prima europea: leggi che garantiscono il diritto all’oblio sono già una realtà in alcuni Paesi europei, come Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda e in Portogallo.

Ma a che punto siamo in Italia, e che difficoltà debbono affrontare oggi le persone sopravvissute a un tumore? Fortune Italia ne ha parlato con due esperti, impegnati in prima persona per il diritto all’oblio oncologico: Elisabetta Iannelli, segretario generale della Favo (Federazione delle associazioni di volontariato in oncologia) e l’oncologo dell’Istituto Pascale di Napoli Paolo Ascierto.

La richiesta dell’Europa

Il Parlamento europeo, con una risoluzione del febbraio 2022 ha chiesto che – entro il 2025 – tutti gli Stati membri garantiscano il diritto all’oblio oncologico agli ex pazienti dopo dieci anni dalla fine del trattamento (termine ridotto a cinque anni per i pazienti minori). “Noi di Favo abbiamo iniziato a occuparci del problema almeno 15 anni fa – sottolinea Iannelli – Ora però l’Italia, che era stata pioniera nel segnalare il tema, rischia di restare indietro”.

Le proposte di legge

“Sono state presentate diverse proposte sul diritto all’oblio oncologico: una, a firma Gardini e altri (Disposizioni per la prevenzione delle discriminazioni e la tutela dei diritti delle persone che sono state affette da malattie oncologiche”), promossa da Favo e attualmenente assegnata alla VI Commissione Finanze in sede Referente. Un’altra presentata dal Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel). Ora l’auspicio è quello di portare a casa il risultato: i tempi ci sono”, dice Iannelli.

Gli scogli per chi è sopravvissuto al tumore

“In Italia – continua Iannelli – sono più di un milione le persone che, dopo un tumore, possono essere considerate guarite dal cancro e con un rischio di salute pari alla popolazione sana. Persone che faticano a riprendere la propria vita senza subire discriminazioni”.

Oggi, infatti, per richiedere molti servizi, come la stipula di assicurazioni e l’ottenimento di mutui, è necessario dichiarare di aver avuto il cancro, anche se si è già guariti, con conseguenti difficoltà (rifiuti, premio incrementato).

“Questa discriminazione non ha motivo di esistere – scandisce Iannelli – Ma non c’è solo questo problema: nelle proposte di legge si tratta anche del tema delle adozioni o dei posti di lavoro. Se la condizione è quella di guarigione, la pregressa patologia non deve essere menzionata, mentre per chi è nella fase intermedia andrà fatta una valutazione specifica”. Oggi, invece, “i tribunali rinviano la valutazione dell’idoneità all’adozione a un lasso di tempo che è di 5 anni”, indipendentemente dalle caratteristiche del tumore stesso. “Voglio ricordare che oggi, grazie alla ricerca, anche chi un tumore al IV stadio ha aspettative di vita anche lunga”, puntualizza Iannelli. 

I tempi del tumore

Ogni neoplasia richiede un tempo diverso perché chi ne soffre sia definito ‘guarito’: per il cancro della tiroide sono necessari meno di 5 anni dalla conclusione delle cure, per il melanoma e il tumore del colon meno di 10. Linfomi, mielomi e leucemie e tumori della vescica e del rene richiedono spesso 15 anni. “La vera novità è che oggi anche con un tumore al IV stadio sipuò vivere anche a lungo. E’ arrivato il momento di prendere in mano questi provvedimenti e dare una risposta alle persone”, chiosa Ianelli.

La burocrazia non tiene il passo con la scienza

Non ha senso che il marchio del cancro gravi sulla vita di un milione di italiani guariti da tumore: in oncologia molte cose sono cambiate, e se noi diciamo che alcune neoplasie dopo un certo numero di anni possono essere considerate guarite lo facciamo sulla base di evidenze scientifiche”, sottolinea Paolo Ascierto, direttore Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie nnovative dell’Istituto Pascale di Napoli. 

“Pensiamo ai pazienti con metastasi linfonodali da melanoma: ne ho tantissimi che incontro da 20 anni e che oggi fanno una vita piena. Abbiamo raccontato la rivoluzione dell’immunoterapia: ebbene, conosco tantisismi pazienti metastatici entrati nei primi studi clinici – testimonia l’oncologo – che sono con noi a distanza di 13-14 anni. E’ come se la burocrazia non fosse al passo con la scienza, ecco perchè noi oncologi ci siamo battuti come Aiom in favore del diritto all’oblio oncologico. Noi vediamo sul campo gli effetti dei nuovi trattamenti: le vecchie regole vanno aggiornate. Ben venga allota la decisione della Spagna, che evidenzia una sensibilità e una cultura vicina alle esigenze delle persone”, conclude Ascierto.

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