Humanitas e Brera, il progetto che ha portato l’arte in ospedale

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L’Arte che cura

Alla scoperta del progetto che ha portato 15 quadri della Pinacoteca di Brera all’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano

All’ingresso dell’ospedale, un dettaglio del Bacio di Hayez. Nel reparto di chemioterapia una parete di 40 metri quadri piena di zucche, quelle della Fruttivendola di Vincenzo Campi. E poi, nella sala d’attesa, un angolo di paesaggio dello Sposalizio della vergine di Raffaello. È il progetto ‘La cura e la bellezza’ che ha portato 15 quadri della Pinacoteca di Brera all’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano).

In un luogo di forti emozioni quale è un ospedale, l’arte esprime al meglio la sua capacità di coinvolgimento emotivo accompagnando, nel percorso di cura, sia il tempo di attesa dei pazienti e dei loro familiari, sia l’attività professionale di medici e infermieri che abitano questi luoghi quotidianamente. Ventitré dettagli tratti da 15 capolavori della Pinacoteca di Brera nelle sale d’attesa e nei corridoi dell’ospedale. Ingrandimenti in maxi formato, realizzati a partire da riproduzioni a 680 milioni di pixel, per un totale di circa 400 metri quadrati di arte che avvolgono i pazienti, con figure a grandezza naturale e paesaggi in cui perdersi.

“Siamo grati a Pinacoteca di Brera e ad Amici di Brera per aver partecipato con entusiasmo a questo progetto unico al mondo – racconta Gianfelice Rocca, presidente di Humanitas – Un esempio di collaborazione tra due grandi istituzioni, fortemente radicate sul territorio ma con una chiara vocazione internazionale.

Un’esperienza innovativa la cui filosofia è condivisa a livello mondiale da centri di ricerca e cura come la Cleveland Clinic.

Gli ospedali, infatti, sono un crocevia di bisogni, nodo vitale di competenze ed esperienze, dove il linguaggio della cura resta umano e si intreccia con l’innovazione tecnologica: qui l’arte e la bellezza diventano fattore di contatto tra le persone, di benessere e riflessione per pazienti e professionisti.
La bellezza è nel Dna di Humanitas fin dalla nascita, a partire dalle scelte architettoniche, dei materiali e dei colori per gli ambienti interni. ‘Brera in Humanitas’ rende ancora più vero il legame tra cura e bellezza per le 11 mila persone, tra professionisti della salute, pazienti e accompagnatori, che ogni giorno vivono il nostro ospedale e il Campus”.

La scelta dei dettagli da ingrandire in scala 1:36 (1 centimetro sul dipinto originale corrisponde ora a 36 centimetri sulla parete) si è focalizzata su gesti di cura, sguardi intensi e paesaggi, in un gioco di parallelismi tra l’arte come cura e la cura come arte. È così, ad esempio, che le delicate dita della donna che sorregge il “Vaso di fiori” di Hayez ricordano il gesto di un infermiere che sistema la flebo a un paziente. Questo dipinto, tra l’altro, non è attualmente esposto in Pinacoteca ed è quindi ammirabile esclusivamente nella sala d’attesa della Senologia di Humanitas, accanto ad altri capolavori, come quelli di Bernardo Bellotto, Paris Bordon, Carlo Crivelli, Piero della Francesca, Filippo De Pisis, Il Francia, Silvestro Lega, Lorenzo Lotto, Giulio Cesare Procaccini, Raffaello e Simon Vouet.

Le immagini ad altissima risoluzione sono state stampate su uno speciale film che riproduce l’effetto materico delle tele, facendo risaltare pennellate e piccole crepe, ma preservando gli elementi di funzionalità dell’ospedale: luci, regolatori di temperatura, estintori, uscite di sicurezza e monitor sono ‘incastonati’ tra le pennellate dei Maestri di Brera e corredate da didascalie e Qr code che rimandano a video approfondimenti, realizzati con la partecipazione di medici, infermieri, operatori socio sanitari (Oss), personale addetto all’accoglienza e staff di Humanitas.

La bellezza dell’arte ha fatto da sfondo al dramma della pandemia, ma è stata veicolo di supporto e cura per operatori sanitari e pazienti.

Come ci racconta Giovanni Albano, direttore del Dipartimento di Anestesia e terapia intensiva di Humanitas Gavazzeni: “Al termine di una notte tremenda, come tante abbiamo vissuto, durante i mesi peggiori del 2020, un mio collega mi dice: ‘Queste immagini sulle pareti servono, mi hanno dato conforto, mi hanno fatto sentire meno solo, spero non le tolgano mai più’.

E lì ho capito la loro forza curativa per noi, ma anche per i pazienti. Credo, infatti, che quel quadro dia loro una nuova spinta a lottare. Spesso giriamo il letto verso quella parete per lasciarli immaginare il giorno in cui torneranno a Venezia. E in questo sogno, che tutti noi ci auguriamo e lavoriamo per rendere reale, sono convinto che riescano a trovare una motivazione in più per combattere e guarire”.

Avviato da Alessandra Quarto (ora direttore del Museo Poldi Pezzoli) nel 2021 – quando era vicedirettore della Pinacoteca – il progetto ha avuto il convinto sostegno degli Amici di Brera, il cui presidente Carlo Orsi ci ricorda che “il bello, l’arte, la meditazione sono atti e gesti che spesso si presentano come autentica medicina dell’anima, ci aiutano a stare bene. E Brera è un grande Museo, sempre più nel cuore di tutti noi”.

L’iniziativa è parte de ‘La Cura e la Bellezza’ un esperimento, unico in Italia, iniziato nel 2018 con ‘La Carrara in Humanitas’ e la collaborazione tra gli ospedali Humanitas Gavazzeni e Castelli e l’Accademia Carrara di Bergamo e proseguito due anni dopo con ‘Opere in Parole’.

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