Bulimia e adolescenti, attenzione all’effetto ‘dieta’

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Edoardo Mocini, medico dietologo e ricercatore di Università Sapienza e Policlinico Umberto I di Roma ci guida alla scoperta di una patologia che può rimanere a lungo silente, ma che è molto insidiosa ed è aumentata in pandemia 

Sorella meno nota dell’anoressia, la bulimia può rimanere a lungo silente: la mancanza di una perdita di peso importante e significativa aiuta infatti questo disturbo del comportamento alimentare a restare sottotraccia. Ma il danno per la salute fisica e mentale è ugualmente presente, come spiega Edoardo Mocini, medico dietologo e ricercatore di Università Sapienza e Policlinico Umberto I di Roma, divulgatore su Instagram e autore di ‘Fatti i piatti tuoi. Come orientarsi tra i falsi miti su alimentazione e forma corporea per prenderci cura della nostra salute’ (Rizzoli). Il nome di questa patologia deriva dal greco βουλιμία, boulimía, propriamente ‘fame da bue’, e indica una voracità patologica ed eccessiva nel mangiare, seguita da induzione del vomito, utilizzo di lassativi, digiuno o eccessiva attività fisica.

Di che numeri parliamo?

La prevalenza nella popolazione a rischio, ovvero donne tra i 12 e i 25 anni, è del 3%. Ci sono poi disturbi altrimenti specificati, con sintomi meno intensi, un tempo definiti ‘sotto soglia’, che hanno prevalenza ancora maggiore.

Avete notato cambiamenti in seguito a Covid-19?

Purtroppo dopo Covid si è assistito a un incremento delle diagnosi di bulimia, come in tutti gli altri disturbi dell’alimentazione e della nutrizione.

Possiamo disegnare un profilo dei soggetti più vulnerabili?

Il genere femminile risulta più colpito da bulimia. La familiarità e l’esposizione a specifici ambienti sportivi sembrano favorire l’insorgenza. È importante ricordare che anche le diete rappresentano un fattore di rischio, proprio per questo motivo andrebbero approcciate in età pediatrica-adolescenziale con particolare prudenza, solamente quando strettamente necessario.

È corretto dire che l’età media dei pazienti con bulimia è più elevata rispetto all’anoressia?

L’età di esordio è simile all’anoressia, ma il rischio di cronicizzazione è maggiore, a causa della minore tendenza a raggiungere stati importanti di malnutrizione per difetto. E, dunque, dell’emergere del problema.

Quali sono le sfide per diagnosticare questa patologia?

Come dicevo, la sfida maggiore è proprio il fatto che la patologia può rimanere a lungo apparentemente silente, senza una perdita di peso importante e significativa che diventa non ignorabile da familiari e amici. Il danno per la salute fisica e mentale, tuttavia, è presente.

Quali sono i segnali che devono allarmare?

La bulimia è caratterizzata da abbuffate con perdita di controllo, si consumano grandi quantità di cibo a cui seguono comportamenti compensatori dannosi come il vomito autoindotto, l’uso di lassativi o diuretici, l’esercizio fisico compulsivo. Spesso vi sono comportamenti dietetici estremamente rigidi associati a una eccessiva valutazione di sé in relazione al peso e alla forma corporea.

La bulimia espone a rischi mortali, come nel caso dell’anoressia?

Le complicanze a lungo termine della bulimia nervosa includono anche patologie cardiache, renali e di quasi ogni distretto corporeo, con conseguenze potenzialmente fatali.

Cosa innesca la ‘fame da bue’ in questi pazienti?

L’abbuffata non è la risposta allo stimolo della fame, ma un sintomo compulsivo e incontrollabile della patologia. Diverse teorie considerano l’abbuffata come l’altra faccia della medaglia di comportamenti dietetici eccessivamente rigidi e restrittivi, che esitano in una disinibizione incontrollata. Questa, a sua volta, scatena il senso di colpa e spinge a cercare di restringere ancora di più l’alimentazione, con un circolo vizioso che spesso risulta difficile da spezzare per un paziente non guidato.

Come si tratta questa patologia, ed è vero che è un po’ considerata una sorella minore rispetto all’anoressia?

Nella mia esperienza no. Sicuramente c’è difficoltà di accesso alle cure per tutti questi pazienti e spesso, utilizzando il peso come unico criterio di gravità di malattia, le persone con bulimia nervosa o binge eating disorder fanno fatica ad accedere ai servizi.

I giovani maschi colpiti affrontano anche il peso dello stigma?

Sicuramente i pazienti maschi sono spesso trascurati nelle possibili diagnosi o terapie. Risulta importante spiegare che, al netto di prevalenze, la patologia può colpire chiunque, di qualunque genere, etnia o estrazione sociale.

Che ruolo giocano i social?

Spesso i social media contribuiscono a generare o rafforzano ideali di magrezza associati al successo personale. Questo può contribuire a rinforzare la patologia, rendendo difficile per i pazienti e le pazienti uscire dai circoli viziosi di pensieri e comportamenti che alimentano la patologia.

 

 

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