Dispositivi medici, è tempo di regole

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La corsa dell‘innovazione in sanità rischia di incappare in un ostacolo: la mancanza di regole moderne e di una governance razionale. Parliamo di dispostivi medici, “un settore centrale per il Ssn, il cui efficientamento passa anche attraverso l’innovazione tecnologica e il potenziamento del patrimonio digitale delle strutture sanitarie”, ha ricordato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, alla Conferenza nazionale dei dispositivi medici a Roma.

Un settore che vanta quansi 4.500 imprese in Italia, che danno lavoro a poco meno di 119mila persone. Ma che dopo la crisi delle materie prime e quella legata a Covid-19, oggi si trova a fare i conti, fra l’altro, con la spada di Damocle del payback. 

Oggi però diagnostica e terapia “non possono prescindere dall’impiego di dispositivi medici di sicurezza ed efficacia comprovate; basti pensare all’impiego della telemedicina e delle terapie digitali, che sono suscettibili di enormi sviluppi. Si tratta di una prova di maturità – ha aggiunto il ministro – che richiede decisione, competenza e fiducia”. Ma soprattutto di regole.

“Occorrono regole chiare e condivise, che definiscano e tutelino l’innovazione – ha affermato Francesco Saverio Mennini, Research Director EEHTA del Ceis Center for Economic and International Studies di Tor Vergata e presidente SIHTA – accompagnate anche da nuovi modelli organizzativi e finanziari, ma soprattutto supportate da una governance lungimirante e propositiva”. In un’epoca difficile, bisogna “valutare con anticipo le condizioni ottimali perchè un’innovazione trovi spazio nei sistemi pubblici, misurando la sua capacità di assicurare valore”. Un passaggio fondamentale, secondo Mennini, per un “vero rinascimento del Ssn”.

Nella conferenza “sono stati affrontati i problemi principali del mondo dei dispositivi medici – ha sottolineato Mennini a Fortune Italia – a partire da una nuova governance, al collegamento con l’Hta e il nuovo regolamento europeo. Si è parlato degli strumenti che devono guidare il procurement collegato all’accesso e all’utilizzo dei dispositivi medici all’interno del Ssn, passando per tutte le sfide legate alla digitalizzazione e all’innovazione tecnologica. Possiamo dire che è emersa l’esigenza cruciale di regole condivise e chiare per definire e tutelare l’innovazione, accompagnate dall’applicazione di modelli finanziari che possano porre le condizioni ottimali affinchè l’innovazione possa trovare spazio nei sistemi pubblici. E questo andando a misurare la capacità di assicurare il valore che la collettività si aspetta“.

Il settore dei dispositivi medici in Italia genera un mercato che vale 17,3 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 4.449 aziende. Si tratta di un tessuto industriale molto eterogeneo, altamente innovativo e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi. Per farci un’idea, in Italia la spesa sanitaria totale ammonta a 167,7 miliardi di euro, di cui il 71,6% costituito da spesa sanitaria pubblica. La spesa pubblica in dispositivi medici e servizi ammonta a 9 miliardi di euro e rappresenta il 7% del totale. 

“La dinamica dell’innovazione tecnologica nel mondo dei dispositivi medici impone una governance in grado di catturare le esigenze che emergono in tutte le fasi del ciclo di vita della tecnologia”, ha sottolineato Americo Cicchetti, direttore di Altems, Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari della Cattolica. Gli specialisti sono concordi: occorre aprire una nuova stagione all’insegna delle regole. E l’Health Technology Assessment, un processo chiave per mettere a fuoco le informazioni cliniche, economiche, sociali ed etiche connesse all’uso di una tecnologia sanitaria, sarà al cruciale per governare l’innovazione.

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