Salute, quanto valgono gli investimenti nel settore

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Non c’è investimento che renda più di quelli che puntano sulla salute. Il rapporto è di un ritorno di 35 dollari per ogni dollaro investito, secondo il rapporto “A health return” dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che in occasione della 76° Assemblea mondiale sulla Salute ha voluto mettere in chiaro la strategia internazionale che si intende mettere in atto nel prossimo biennio.

Il budget per gli interventi in ambito sanitario degli Stati Membri dell’Oms sarà incrementato del 20% e arriverà a poco meno di 7 miliardi di dollari. Per la precisione 6,83 miliardi, di cui 1,14 proverranno dalle quote di partecipazione dei diversi Paesi che aderiscono all’organizzazione e i restanti 5,69 da contrinuti volontari degli Stati membri e da altre sovvenzioni.

Pare insomma che la pandemia abbia lasciato il segno anche a livello istituzionale, tanto da aver messo d’accordo i ministri della Salute di tante nazioni proprio sulla necessità di incrementare i fondi destinati a interventi internazionali a tutela della salute pubblica. Niente ‘peanuts’ – noccioline – questa volta. Ma un incremento double digit in termini di risorse, che però produrrà effetti di scala. Si parla di 33 miliardi di dollari di investimenti in 10 anni che genereranno uno sviluppo compreso tra 1.155 e 1,46 trilioni di dollari. E questa è la stima più prudente, precisa Oms.

Gli obiettivi da conseguire con una simile mole di investimenti sono chiari e al contempo ambiziosi. Quasi due miliardi di dollari serviranno per consentire l’accesso a una copertura sanitaria universale a un miliardo di persone in più rispetto a oggi. Con altri 1,2 miliardi di dollari si riuscirà a proteggere un altro miliardo di persone dalle emergenze sanitarie e con circa 437 milioni si riuscirà a garantire migliori condizioni sanitarie a un altro miliardo di esseri umani nel mondo. In più, quasi 700 milioni di dollari saranno destinati a programmi per l’eradicazione della poliomielite e un miliardo tondo servirà per affrontare le operazioni di emergenza che si dovessero verificare tra 2024 e 2025.

Incontrando il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus al meeting di Ginevra, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha così dichiarato: “Oms ha un rilevante ruolo di guida, a livello globale, per il raggiungimento dei più alti livelli di salute quale diritto fondamentale di ogni persona. L’Italia continuerà a contribuire in modo costruttivo, insieme agli altri Stati europei, al dibattito in corso sul Regolamento Internazionale sulla Salute e sul nuovo accordo per le pandemia. La pandemia ci ha insegnato quanto sia importante costruire un’architettura sanitaria globale efficace per contrastare le sfide future e quanto sia fondamentale il ruolo dei professionisti sanitari che dobbiamo ulteriormente sostenere, obiettivi su cui siamo pronti a lavorare insieme”.

Insomma pare che per il titolare del dicastero di Lungotevere Ripa sia cristallino il concetto che i fondi allocati per la salute rappresentano un investimento e non un costo. C’è da vedere se questo concetto sarà fatto proprio anche dal ministero di via XX settembre, quando si avvieranno le contrattazioni all’interno dell’esecutivo per la definizione della prossima Legge di Bilancio.

Quale sarà la quota di Pil che verrà destinata alla sanità? Saremo in grado di invertire la rotta del definanziamento, talvolta tradottasi in sottofinanziamento, del Sistema sanitario nazionale? Come sottolineato, dalle sigle sindacali di tutti i professionisti della salute italiani e dalle numerose realtà che studiano le dinamiche della sanità pubblica, occorre trovare il modo di rendere sostenibile il nostro Ssn. Che tradotto in linguaggio più semplice e diretto significa riuscire a salvarlo dall’agonia in cui si trova. Rispondere a questi interrogativi sarà fondamentale.

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