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Novavax, le novità della ricerca e i vaccini combinati

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È diventata famosa per il vaccino anti-Covid che avrebbe convinto i no-vax, ma Novavax è molto di più.

Società biotech con base a Gaithersburg, nel Maryland, vanta oltre 34 anni di esperienza nel settore e soprattutto una tecnologia proprietaria basata su nanoparticelle ricombinanti che l’ha portata a contare nella sua pipeline ben 11 candidati vaccini in via di sviluppo.

L’azienda ha appena presentato i risultati positivi di fase 2 su tre nuovi prodotti: un candidato vaccino combinato contro Covid-19 e influenza, un nuovo anti-influenzale e un anti-Covid ad alto dosaggio. Ma l’idea di fondo è che la ‘rivoluzione’ di questi anni non andrà perduta, come ci spiega Giuseppe Bunone, Country Director, Commercial Operations per l’Italia di Novavax.

“L’emergenza causata dalla pandemia ha accelerato tutte le iniziative e aumentato le sinergie tra il settore pubblico e quello privato, risultando in un grande modello collaborativo tra l’industria, i governi nazionali e la Commissione Europea per salvaguardare la salute pubblica. Sono sicuro che questo modello verrà mantenuto anche nei prossimi anni, con l’obiettivo di supportare l’innovazione, la rapidità e l’efficacia del settore farmaceutico. L’esperienza della pandemia – dice Bunone – ha influenzato il modo di lavorare in molti settori. L’isolamento ci ha portato a utilizzare le connessioni remote e lo smart working è diventato parte integrante del ‘nuovo’ modello di collaborazione, permettendo ai colleghi di rimanere in contatto a prescindere dalla loro localizzazione nel mondo”.

Quali sono allora gli obiettivi di Novavax in Italia? “In Europa Novavax ha siti di produzione in Svezia e nella Repubblica Ceca che impiegano oltre 600 persone. Siamo recentemente approdati in Italia, dove vogliamo diventare partner affidabili delle istituzioni, collaborando nella prevenzione delle malattie infettive legate ai virus respiratori. La vaccinazione – ricorda Bunone – è uno strumento di prevenzione insostituibile e noi vogliamo garantire collaborazioni continuative con le autorità sanitarie globali e nazionali per fare in modo che i nostri vaccini raggiungano tutti coloro che ne hanno bisogno”.

Per una multinazionale del pharma l’Italia costituisce un terreno ricco di sfide e opportunità. “Con l’innovazione che rappresenta una leva strategica importante nell’industria, il settore biotech ha un ruolo fondamentale non solo nello sviluppo di nuove terapie, ma anche nel supportare la sostenibilità economica della farmaceutica. Credo – aggiunge il manager – che per rendere l’Italia competitiva in Europa e oltre, sia importante che il governo renda più attrattivi gli investimenti nel nostro settore, garantendo un accesso rapido e valorizzando l’innovazione attraverso politiche di finanziamento legate alla sua promozione e protezione, con scadenze di assegnazione dei finanziamenti e condizioni allineate con i principali Paesi europei. Per quanto riguarda i vantaggi, possiamo considerare l’Italia uno dei Paesi più avanzati in Europa, con un calendario vaccinale completo e una cultura pro-vaccinazione. A mio parere, la collaborazione tra il ministero della Salute e le società scientifiche per creare una maggiore consapevolezza e consenso sull’importanza della vaccinazione rappresenta una preziosa opportunità per le aziende e le organizzazioni che operano nel nostro settore”.

Tornando alla lotta a Covid-19, il vaccino proteico doveva essere quello in grado di convincere i no-vax. “Il nostro vaccino – sottolinea Alessandro Perretti, Medical Affairs Country Lead Italy di Novavax – si basa su una tecnologia consolidata e ha contribuito significativamente alla lotta contro Covid-19. Distribuito attualmente in oltre 40 Paesi, rappresenta una parte importante di un portfolio diversificato, che è di vitale importanza per proteggersi contro minacce future, aumentare i tassi di vaccinazione e offrire alla popolazione nuove alternative vaccinali”.

Le caratteristiche e i vantaggi dei vaccini a base proteica sono stati recentemente discussi durante la tavola rotonda organizzata con il supporto incondizionato di Novavax nell’ambito del Congresso mondiale di Sanità Pubblica, tenutosi a inizio maggio a Roma. Gli esperti ne hanno sottolineato il potenziale “in quanto opzioni maneggevoli e facili da gestire per gli operatori sanitari. Questo tipo di vaccini sono inoltre soluzioni sicure ed efficaci, capaci di garantire una protezione contro Covid anche se la persona ha ricevuto un altro tipo di vaccino” ricorda Perretti. Intanto la ricerca va avanti. “Stiamo lavorando allo sviluppo di un vaccino aggiornato contro Covid-19, che – precisa il direttore medico – ci auguriamo di rendere disponibile tra settembre/ottobre. Stiamo inoltre sviluppando un vaccino combinato per combattere contemporaneamente influenza stagionale e Sars-CoV-2 nella fascia d’età tra i 50 e gli 80 anni”. L’emergenza di sanità pubblica internazionale è finita.

Il futuro, scommettono in casa Novavax, sarà dei vaccini combinati. “In Italia la popolazione si è dimostrata favorevole a ricevere entrambi i vaccini in un’unica seduta, quando le è stata data l’opportunità lo scorso anno”.

Riteniamo quindi che, semplificando le immunizzazioni con vaccini in grado di proteggere da malattie diverse in un’unica formulazione, la popolazione sarà più propensa a rispettare le scadenze raccomandate, riducendo così i ritardi”. Quanto ai tempi, “ci aspettiamo di ottenere i risultati di fase 2 a metà del 2023”. Dopo tre anni e mezzo di pandemia, le vaccinazioni anti-Covid in Italia sono di fatto in stallo: ha ancora senso fare ricerca su questi prodotti? “Sappiamo che Covid-19 è qui per restare, per questo – conclude Perretti – stiamo lavorando a un vaccino aggiornato in vista della prossima campagna di vaccinazione autunnale 2023 e continueremo a lavorare verso l’obiettivo di rendere la vaccinazione anti-Covid uno strumento sicuro, affidabile e pratico per tutti”.

 

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