Scienza e connessioni dell’anima tra Bentov, Einstein e Giordano Bruno

fisica
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“Il segreto del canto” disse Gibran, “risiede nella vibrazione della voce di chi canta e nel battito del cuore di chi ascolta”. Un’affermazione che ci indica le regole di una buona comunicazione soprattutto quando ci si avvicina a concetti complessi che non possono essere compresi con un approccio squisitamente scientifico e, quindi, con l’analisi, il calcolo e la comparazione di dati.

Eppure compito della scienza è procedere anche laddove la logica vacilla, lasciando spazio alla “intuizione”, oltrepassando i pregiudizi e aprendo nuove strade e nuove prospettive. In quest’ottica proviamo leggere alcuni scritti di Itzhak Bentov, scienziato e mistico morto in un tragico incidente aereo, circa “la connessione tra individui oltre il corpo o meglio ancora tra anime”.

Secondo Bentov infatti “la vera esperienza evolutiva non riguarda il nostro corpo, un mero involucro, ma l’anima”, che può considerarsi come il risultato del “processo cognitivo individuale” e delle informazioni raccolte in vita. Secondo il suo diagramma, possiamo trovarci in diversi livelli: reale, avanzato, spirituale.

Bentov, da scienziato, ci invita ad “analizzare scientificamente le basi che portano ai più alti livelli della coscienza umana”, attraverso le “insite capacità” possedute da ogni essere umano e ad andare oltre la “trappola della mente” e dei sensi. Lo scienziato prova a spiegarci che gli individui si percepiscono “distanti e separati” mentre, già ad un “livello superiore” al piano della realtà, cominciano a verificarsi delle intersezioni, delle “connessioni” rispetto all’estensione all’infinito di un essere e tra più esseri, che altro non sono che “prolungamenti oltre il mondo fisico” e, cioè: connessioni di anime.

Se poi, “si velocizza il processo” evolutivo attraverso le “acquisizioni cognitive” e una particolare “sensibilità innata o acquisita”, insita in ciascuno di noi, si arriva al “livello spirituale” che è il punto di “massima connessione tra anime”. Con ciò gli uomini non sono semplici “percettori” della realtà circostante, ma hanno una consapevolezza, con la conseguenza che, il mondo fisico sarebbe un “mezzo” per sperimentare un “ transito” che, sempre secondo Bentov, agevolerebbe la conoscenza per accedere “agli stati superiori dell’anima”.

Del resto, Einstein ci dice che in ogni operazione meccanica e’ presente l’immaginazione. Itzhak Bentov ci invita “a percepire l’evoluzione umana oltre i normali sensi”, cui si arriva mediante “la liberazione dalla dipendenza dal corpo fisico e dalle strutture e sovrastrutture della nostra mente” che ragiona in termini di logiche matematiche.

Negli scritti di Giordano Bruno esiste “un anticipo” della teoria di Bentov e delle intuizioni di Einstein: “L’anima ha una sostanza che si comporta verso gli intelletti superiori, ma quando permane il corpo le visioni sensibili si allontanano attraverso una convergenza e divergenza secondo le differenze di tempi e luoghi”. Cio’ richiama e precorre “la relatività spazio tempo” secondo cui “spazio e tempo non sono condizioni in cui viviamo, ma modi in cui pensiamo. Conseguentemente ciò che vediamo, dipende dalle teorie che usiamo per interpretare le nostre osservazioni.

Pensatori e geni assoluti che, partendo dallo studio della fisica e della realtà fenomenica, sono giunti all’intellegibile. “Non siamo individui singoli, persi nella materialità”, ci dice Bentov. “Siamo destinati” continua “a connessioni superiori”, perché tale pare sia “lo scopo del viaggio” meraviglioso, che è la vita.

*Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute di Philadelphia e docente all’Università di Siena.

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