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L’Italia dei morti sul lavoro e l’incidente ferroviario di Brandizzo

Incidente ferroviario Brandizzo
Gilead

E’ stata aperta un’inchiesta sulla morte di cinque operai, il più giovane aveva appena 22 anni, travolti e uccisi intorno a mezzanotte in un incidente ferroviario all’altezza della stazione di Brandizzo, sulla linea Torino-Milano.

Le vittime, addetti alla manutenzione ferroviaria che stavano lavorando sui binari, sono state investite da una motrice per la movimentazione dei vagoni che, stando ai primi accertamenti, viaggiava a 160 km orari. I due macchinisti, feriti in modo lieve, sono sotto choc in ospedale, mentre altri due operai del gruppo sono riusciti a mettersi in salvo.

La tempistica dei lavori

Ma come è possibile che la motrice viaggiasse sui binari con i lavori in corso? Ferrovie dello Stato, sulla propria rivista on line, ha precisato che i lavori sulla linea sarebbero dovuti cominciare dopo il passaggio del mezzo. Sono diverse, comunque, le questioni da chiarire. “Sotto indagine è il rispetto della procedura di sicurezza vigente. Infatti, questo genere di interventi di manutenzione, che nello specifico riguardavano il cosiddetto armamento (binari, traverse, massicciata) ),  RFI le affida anche a imprese esterne qualificate e certificate, e si eseguono come previsto in assenza di circolazione dei treni. Il cantiere può essere attivato, quindi, soltanto dopo che il responsabile della squadra operativa del cantiere, in questo caso dell’Impresa, ha ricevuto il nulla osta formale ad operare, in esito all’interruzione concessa, da parte del personale abilitato di RFI. Per quanto riguarda la velocità del treno investitore, le condizioni della linea gli consentivano in quel tratto di raggiungere una velocità massima di 160 km/h. La questione è altra: i lavori – secondo procedura – sarebbero dovuti iniziare soltanto dopo il passaggio di quel treno”.

Più di due morti al giorno

L’incidente di Brandizzo riaccende comunque i riflettori su un tema, quello della sicurezza sul lavoro, sul quale l’Italia ha ancora molto da fare: secondo gli utlimi dati Inail relativi ai primi 6 mesi del 2023 si sono verificati sul lavoro più di due morti al giorno.

“Apprendo con dolore e tristezza della tragica scomparsa dei cinque operai travolti da un treno mentre effettuavano alcuni interventi di manutenzione presso la stazione di Brandizzo, nel Torinese – ha affermato il premier Giorgia Meloni – Alle famiglie delle vittime e ai loro cari il mio profondo cordoglio e i più sinceri sentimenti di vicinanza. Sono in contatto con il Presidente della Regione Piemonte Cirio per seguire tutti gli aggiornamenti del caso, con l’auspicio di fare quanto prima piena luce sull’accaduto”.

“La notizia del terribile incidente ferroviario, nel torinese, in cui hanno perso la vita cinque operai mentre erano al lavoro lungo i binari lascia sgomenti e ci addolora profondamente – ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci – In attesa che le autorità competenti chiariscano la dinamica dell’accaduto e accertino le responsabilità, rivolgo il mio cordoglio e la mia vicinanza alle famiglie e ai colleghi degli operai coinvolti. La tutela della salute e della sicurezza di tutti i lavoratori deve essere un impegno prioritario per tutti, un obiettivo comune da salvaguardare e sostenere costantemente”.

Morti sul lavoro, numeri in calo?

La tragedia piemontese aggiorna la tragica conta dei morti sul lavoro in un anno in cui il numero totale di denunce di infortunio mortale è calato rispetto al 2022. Nei primi 6 mesi di quest’anno, secondo il bollettino trimestrale dell’Inail sono state 450: erano 463 del 2022. Una traiettoria che porterebbe il totale a meno di mille morti entro la fine dell’anno, per la prima volta dal 2013. Eppure, i numeri dei primi 6 mesi nascondono un dato importante: di quei 450 morti, 346 riguardano gli infortuni in occasione di lavoro, 104 gli infortuni in itinere, ovvero quelli avvenuti quando i lavoratori si trovavano nel normale tragitto di andata e ritorno dall’abitazione, tra due luoghi di lavoro o per la mensa aziendale.

Il dato dei 346 avvenuti ‘in occasione di lavoro’, rispetto al primo semestre 2022, non è diminuito, anzi: ci sono stati quattro casi in più da imputare, si legge nel bollettino Inail, “alla sola componente maschile, con 10 casi in più (8 senza il coinvolgimento del mezzo di trasporto e 2 per infortuni avvenuti con il coinvolgimento del mezzo di trasporto). In calo i casi per la componente femminile, con 6 denunce in meno, tutte riferite a infortuni avvenuti senza il coinvolgimento del mezzo di trasporto”.

Inoltre, considerando anche gli infortuni ‘in itinere’, il calo ha riguardato l’agricoltura (da 57 a 47 casi) e il Conto Stato (da 18 a 15), mentre nell’Industria e servizi i decessi sono stati 388 in entrambi i periodi.

La geografia dei rischi

Dall’analisi territoriale, le regioni che presentano aumenti sono la Lombardia (+11 casi mortali), il Friuli Venezia Giulia (+9), la Liguria e la Campania (+8 ciascuna), l’Abruzzo (+7), l’Umbria (+6) e il Lazio (+2), mentre i cali più evidenti sono quelli registrati in Toscana (-12), Piemonte (-7), Calabria e Puglia (-6).

Gli infortuni

In totale, le denunce di infortunio presentate all’Inail entro il mese di giugno sono state 296.665, in calo rispetto alle 382.288 dei primi sei mesi del 2022 (-22,4%), in aumento rispetto alle 266.804 del 2021 (+11,2%) e alle 244.896 del 2020 (+21,1%), e in diminuzione rispetto alle 323.831 del 2019 (-8,4%). C’è da considerare, ricorda l’Inail, che dall’analisi per classi di età emergono diminuzioni in tutte le fasce, tranne tra gli under 20 (+13,1%).

L’effetto Covid

Inoltre va ricordato il peso della pandemia sugli anni scorsi: la recente riduzione delle denunce di infortunio “è dovuta quasi esclusivamente al minor peso dei casi di contagio da Covid-19”, stando all’Inail.

Oltre alle denunce di infortunio, alcuni dati utili per capire la situazione attuale della sicurezza sul lavoro in Italia li ha dati il direttore dell’Ispettorato nazionale del lavoro Paolo Pennesi, durante un convegno dello scorso luglio organizzato da Fs e Inail. Pennesi ha segnalato “l’incremento di circa il 44% delle violazioni in materia di salute e sicurezza rilevato nelle aziende italiane tra il 2021 e il 2022”.

 

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