Fumata nera ieri all’Aran, nell’incontro che ha segnato la ripresa delle trattative per il rinnovo del contratto collettivo della dirigenza area Sanità per il triennio 2019/2021. Il presidente dell’Aran Antonio Naddeo ha parlato di un “confronto costruttivo con i sindacati”. Ma non mancano (ancora) le criticità.
“Il nodo principale rimane quello dell’orario di lavoro, ma la bozza di contratto proposta da Aran – ha sottolineato Naddeo – assicura già condizioni di lavoro migliorative rispetto al precedente” contratto. Si tratta, lo ricordiamo, di un testo scaduto da 2 anni, che riguarda 120mila medici e 14mila dirigenti sanitari.
A segnalare il clima positivo sono anche i principali sindacati del settore, che registrano “l’apertura dell’Agenzia rispetto alle nostre richieste. Ma ora si entra in una fase delicata, perché la palla passa alle Regioni che dovranno pronunciarsi sull’intero impianto”, come hanno sottolineato Pierino Di Silverio, segretario Anaao Assomed e Guido Quici, presidente della Federazione Cimo-Fesmed.
Di Silverio e Quici si sono appellati alle Regioni, “affinchè le loro valutazioni tengano conto della necessità di garantire un buon contratto alle migliaia di colleghe e colleghi che con il loro lavoro, svolto in condizioni ormai estreme, continuano ad assicurare l’esigibilità del diritto alla salute. Non dimentichiamo che sono proprio le Regioni che devono garantire i servizi. Per questo ci auguriamo che la loro verifica abbia un esito positivo soprattutto per gli aspetti da noi più volte ribaditi e imprescindibili relativi all’orario di lavoro, ai fondi contrattuali, al servizio fuori sede, alla rappresentatività e al patrocinio legale”.
In caso contrario, Di Silverio e Quici non fanno sconti: “Saremo costretti a intraprendere azioni sindacali per tutelare i nostri diritti e quelli dei nostri pazienti”, avvertono. A questo punto non resta che attendere: i prossimi incontri all’Aran sono fissati per il 20 e il 28 settembre.
