Covid in Italia, la ripresa dei contagi e i ricoveri triplicati

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Sul bus, in treno e al supermercato si vedono già le prime persone con la mascherina: i casi di Covid-19 in Italia sono tornati a correre, e i più attenti corrono ai ripari. In 4 settimane i contagi si sono impennati (da 5.889 a 30.777) e i ricoveri in area medica sono più che triplicati (da 697 pazienti a 2.378).
 Insomma, dopo mesi di numeri al minimo, la circolazione del virus è tornata ad aumentare.

Se il ministro della Salute rassicura – “i numeri dei contagi Covid in assoluto sono aumentati ed era prevedibile, veniamo dal periodo estivo dove c’è movimento di persone. Un dato (ha detto Orazio Schillaci a Rtl 102.5) che potrebbe crescere, vista l’apertura delle scuole, ma non c’è allarmismo: i dati che ci interessono sono i ricoveri e gli accessi nelle terapie intensive e sono dati trascurabili e siamo fiduciosi” – Fondazione Gimbe sottolinea con forza l’importanza di proteggere i fragili, anche per “prevenire il sovraccarico delle strutture sanitarie”.

Il trend nel Paese

Non ci stancheremo mai di ricordare (e lo fa anche la Fondazione nel suo ultimo report) che il dato sui contagi è fortemente sottostimato. In ogni caso Gimbe sottolinea come dalla settimana 10-16 agosto a quella 7-13 settembre il numero dei nuovi casi settimanali sia passato da 5.889 a 30.777, la media mobile a 7 giorni da 841 casi/die è salita a 4.397 casi/die, l’incidenza da 6 casi per 100 mila abitanti (settimana 6-12 luglio) a 52 per 100 mila abitanti.

“Numeri bassi – afferma il presidente Fimbe Nino Cartabellotta – ma anche ampiamente sottostimati rispetto al reale impatto della circolazione virale perché il sistema di monitoraggio di fatto poggia in larga misura su base volontaria. Infatti, da un lato la prescrizione di tamponi nelle persone con sintomi respiratori è ormai residuale (undertesting), dall’altro con l’ampio uso dei test antigenici fai-da-te la positività viene comunicata solo occasionalmente ai servizi epidemiologici (underreporting)”.

Secondo l’ultimo aggiornamento Covid dell’Istituto Superiore di Sanità, inoltre, fatta eccezione per la fascia 0-9 anni in cui si registrano 22 casi per 100 mila abitanti, l’incidenza aumenta progressivamente fino a 83 casi per 100 mila abitanti negli over 90. “Una distribuzione che riflette la maggiore attitudine al testing con l’aumentare dell’età, confermando i fattori di sottostima della circolazione virale”.

Dove ci sono più contagi

Nelle ultime 4 settimane la circolazione virale risulta aumentata in tutte le Regioni e Province autonome: nella settimana 7-13 settembre l’incidenza dei nuovi casi per 100 mila abitanti oscilla dai 14 Basilicata agli 83 del Veneto  (non considerando il dato anomalo della Sicilia, dove nelle ultime 3 settimane viene riportata una incidenza di 3-4 casi per 100 mila abitanti).

L’effetto Eris

Quanto alle varianti in circolazione, “le evidenze disponibili dimostrano che Eris ha una maggior capacità evasiva alla risposta immunitaria, da vaccinazione o infezione naturale, che ne favorisce la rapida diffusione. Sul maggior rischio di malattia grave di Eris ad oggi non ci sono studi”, rileva Gimbe. Sempre secondo l’Istituto Superiore di Sanità, la percentuale di infezioni riportate in soggetti con almeno un’infezione pregressa (reinfezioni) è lievemente aumentata nelle ultime settimane, per poi stabilizzarsi intorno al 39%.

L’impatto sugli ospedali

La situazione non è ancora preoccupante. In area medica, dopo aver raggiunto il minimo (697) il 16 luglio, i posti letto Covid occupati in area medica sono più che triplicati (2.378), mentre in terapia intensiva dal minimo (18) del 21 luglio sono saliti a quota 76. Rispettivamente, dunque, i tassi nazionali di occupazione sono del 3,8% e dello 0,9%. “Se in terapia intensiva i numeri sono veramente esigui, dimostrando che oggi l’infezione da Sars-CoV-2 solo raramente determina quadri severi, l’incremento dei posti letto occupati in area medica conferma che nelle persone anziane, fragili e con patologie multiple può aggravare lo stato di salute richiedendo ospedalizzazione o peggiorando la prognosi delle malattie concomitanti”, sottolinea Cartabellotta.

Lo dimostra anche il tasso di ospedalizzazione per Covid in area medica, che cresce con l’aumentare dell’età: da 17 per milione di abitanti nella fascia 60-69 anni a 97 per milione di abitanti nella fascia 80-89 anni, fino a 145 per milione di abitanti negli over 90.

Aumentano anche i morti

Sono più che raddoppiati i decessi di persone positive a Covid nelle ultime 4 settimane: da 44 il 17-23 agosto a 99 il 7-13 settembre. Secondo i dati dell’Iss a morire sono quasi solo pazienti over 80.

La campagna vaccinale

“I nuovi vaccini anti-Covid dovrebbero essere disponibili già dalla prossima settimana”, ha detto Schillaci. In Italia viene raccomandato un richiamo annuale con la formulazione aggiornata monovalente XBB 1.5, approvata da Ema. “La somministrazione dovrà essere effettuata a distanza di almeno 3 mesi dall’ultimo richiamo (indipendentemente dal numero di richiami effettuati) o dall’ultima infezione diagnosticata”, ricorda Cartabellotta. L’obiettivo è prevenire la mortalità, le ospedalizzazioni e le forme gravi di Covid nelle persone anziane e con elevata fragilità.

Le categorie a cui è raccomandato il richiamo sono: persone di età pari o superiore a 60 anni, ospiti delle strutture per lungodegenti, donne gravide e nel periodo post-partum (incluse le donne che allattano), operatori sanitari e sociosanitari addetti all’assistenza negli ospedali, nel territorio e nelle strutture di lungodegenza; studenti di medicina, delle professioni sanitarie che effettuano tirocini in strutture assistenziali e tutto il personale sanitario e sociosanitario in formazione. Ma anche persone dai 6 mesi ai 59 anni di età, con elevata fragilità, in quanto affette da patologie o con condizioni che aumentano il rischio di Covid grave identificate dalla circolare. La vaccinazione viene inoltre consigliata a familiari e conviventi di persone con gravi fragilità.

Perchè occorre partire subito

Ieri il ministro Schillaci ha invitato le Regioni a iniziare per le categorie più a rischio la campagna vaccinale a fine settembre. Cartabellotta rileva tre criticità da tenere in considerazione per l’eventuale aggiornamento delle raccomandazioni. “La circolare non menziona la possibilità di effettuare il richiamo su base volontaria per le categorie non a rischio; in secondo luogo le raccomandazioni non hanno tra gli obiettivi la prevenzione del Long Covid, infine le tempistiche programmate dalla circolare sono troppo lunghe. Infatti, la progressiva ripresa della circolazione virale a partire da fine agosto e la certezza che quasi tutti gli over 80 e i fragili non hanno effettuato alcun richiamo negli ultimi tre mesi, stanno già avendo un impatto sulla loro salute”, dice il presidente Gimbe. Convinto dell’importanza di avviare la campagna vaccinale per i fragili.

“Alla luce del quadro epidemiologico, della percentuale di reinfezioni, dell’efficacia dei vaccini sulla malattia grave e delle rilevanti criticità che condizionano l’erogazione dei servizi sanitari, in particolare per la grave carenza di personale”, la Fondazione Gimbe ritiene fondamentale “prevenire ogni forma di sovraccarico da Covid nelle strutture sanitarie territoriali e ospedaliere”. Ecco perchè il presidente Cartabellotta invita le Istituzioni a mettere in atto tutte le azioni necessarie per “proteggere anziani e fragili, incluso fornire raccomandazioni per gli operatori sanitari positivi asintomatici, oltre a rimettere in campo – se necessario – le misure di contrasto alla diffusione del virus”.

L’invito agli italiani è quello di “mantenere comportamenti responsabili: perché nel prossimo autunno-inverno il rischio Covid è quello di compromettere la tenuta del Servizio Sanitario Nazionale, oggi profondamente indebolito e molto meno resiliente”, anche per colpa della carenza di personale, conclude Cartabellotta. Insomma, il timore non è tanto (o solo) per il colpo di coda della pandemia, ma per il pericolo di un iper-afflusso che metterebbe in luce tutta la debolezza del Ssn. 

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