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Inflazione, clima, conflitto e Covid minacciano il Ssn

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Negli ultimi tempi si sono moltiplicati gli allarmi sulla tenuta del Servizio sanitario nazionale (Ssn). I suoi primi 45 anni non sono passati invano, e dopo la pandemia è emersa chiaramente la necessità di un ‘ritocco’.

Carenza di specialisti, dialogo a singhiozzo tra ospedali e territorio, liste d’attesa sono i mali che spesso raccontiamo anche su Fortune Italia. Questa volta, però, una nuova analisi condotta dalgi esperti dell’Università Cattolica, campus di Roma, per conto dell’European Observatory on Health Systems and Policies dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), punta i riflettori su minacce di altro tipo.

Le quattro C

Quelle, per dire, che hanno contribuito a coniare il termine permacrisi. Cambiamenti climatici, costi e inflazione, conflitto in Ucraina e (ancora) Covid-19: ecco le 4 C che potrebbero insidiare seriamente la tenuta del Ssn.

E questo dal punto di vista di sistema, ma anche economico: la coperta, già corta, potrebbe strapparsi. Il documento sarà presentato ufficialmente alla Commissione Europea e alla comunità internazionale di Sanità pubblica il prossimo 11 novembre a Dublino. Ma qui intanto vediamo cosa è emerso.

Nel caso del clima, il rischio è quello dell’aumento dell’onere sanitario dovuto alle ondate di calore, ma anche di problemi di finanziamento legati all’inflazione del 12% su base annua, a fronte di un aumento di appena il 3% del fondo sanitario nel 2022. Ci sono poi le consequenze della circolazione del virus pandemico e della guerra sulla sanità.

“Molti dei 53 sistemi sanitari della Regione Europea dell’Oms che va dall’Atlantico al Pacifico, stanno affrontando un momento di grave difficoltà – sottolineano Walter Ricciardi, ordinario presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia della Cattolica e Antonio G. de Belvis associato presso la Facoltà di Economia dell’ateneo – La nostra analisi, realizzata secondo metodologie rigorose e standardizzate di comparazione, ci permette di mutuare ed adattare strategie utili anche nel nostro contesto, proprio grazie al confronto con sistemi sanitari simili al nostro”.

Il report

Nel Report sul Sistema sanitario italiano, il gruppo di lavoro guidato da Walter Ricciardi e da Antonio G. de Belvis ha coinvolto un team di ricercatori, dottorandi e medici in formazione specialistica della Cattolica di Roma e di colleghi dell’Università Bocconi di Milano. Un lavoro che ha portato alle prime analisi dell’impatto congiunto sul nostro sistema sanitario delle cosiddette “4 C”: clima, conflitto in ucraina, Covid e costi/inflazione.

Climate change

Nell’estate 2022 diverse città italiane hanno registrato temperature di 2,5 °C superiori alla media, soltanto nel mese di luglio è stato registrato un aumento di quasi il 30% della mortalità tra gli anziani. In termini assoluti, sempre nel 2022 il maggior numero di decessi attribuibili alle ondate di calore si è registrato proprio in Italia, con un totale di 18.010 decessi; a seguire Spagna (11.324) e Germania (8.173).

Anche esaminando i dati in base al tasso di mortalità relativa alle ondate di calore il primato spetta sempre all’Italia, con 295 decessi per milione di abitanti, seguita da Grecia (280), Spagna (237) e Portogallo (211). La media europea si attesta a 114 morti per milione di abitanti.

Il virus di Covid-19

Abbiamo parlato più volte del record di morti in pandemia: l’Italia rappresenta il primo Paese dell’Ue per numero complessivo di decessi per Sars-CoV-2 (184.918), di cui 47.516 nel 2022. Sempre nel 2022, i casi confermati in Italia sono stati 19,06 milioni – inferiori solo a Germania (30.38 milioni) e Francia (29.43 milioni) – con oltre 2 milioni di ricoveri.

La pandemia ha pesato sull’evoluzione della spesa sanitaria, con costi diretti e indiretti legati alla gestione e al trattamento dei pazienti Covid. Contestualmente, le limitazioni imposte all’attività economica hanno provocato un netto calo del Pil nella maggior parte dei Paesi europei.

Per avere un’idea, tra il 2019 e il 2020 l‘incremento medio della spesa sanitaria pro capite nei Paesi dell’Ue è stato del 5,5%. Al contrario, il Pil pro capite ha registrato un decremento medio di circa il 5%.

Dunque a conti fatti la spesa sanitaria, in rapporto con il Pil, è cresciuta di circa 1 punto percentuale, attestandosi al 10,9% nel 2020 a livello dell’intera Unione europea. In Italia, la pandemia ha provocato un forte aumento della spesa sanitaria, passata dall‘8,7% nel 2019 al 9,7% nel 2020.

Costi e inflazione

Anche l’inflazione potrebbe rappresentare un rischio per il Ssn. Per il 2023 il finanziamento previsto aumenta di 4 miliardi rispetto al 2022, raggiungendo i 128 miliardi. Un incremento effettivo del 3%, poiché l’inflazione ha raggiunto quasi il 12% su base annua. Quindi, proprio a causa dell’inflazione, la spesa in termini reali tornerebbe appena sotto il livello del 2019.

L’aumento dei costi dovuto all’inflazione, ad altri effetti della guerra e a vincoli dovuti a Covid negli scambi commerciali con l’Asia orientale hanno causato un aumento medio del 20% del budget del Pnrr rispetto a quanto originariamente previsto.

Il conflitto

Si stima che, a giugno 2023, siano 183.685 gli ucraini giunti in Italia, di cui oltre 50,000 minori, sulle cui condizioni di salute fisica e psichica poco si sa. È quindi difficile attualmente quantificare l’impatto reale sul Ssn delle cure eventualmente necessarie per queste persone.

A causa del conflitto in Ucraina, comunque, circa 6.2 milioni di persone sono fuggite dall’Ucraina, varcando i confini nazionali. In Europa, è la Polonia ad ospitare il numero maggiore di profughi dall’Ucraina (circa il 60% di tutti i rifugiati). L’impatto sul Ssn, comunque, così come il conflitto, non è terminato.

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