Covid in Italia, calo a doppia cifra dei contagi

Covid

Scommessa vinta: dopo diverse settimane in aumento, i contagi Covid in Italia tornano a scendere in maniera importante: siamo ben sotto quota 30mila, con un trend in lieve diminizione anche per i decessi.

Calano tamponi e tasso di positività, mentre restano stabili e molto limitati i numeri che arrivano dagli ospedali. “Come ci auguravamo e avevamo previsto, scendono tutti gli indicatori”, commenta il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Francesco Vaia.

Insomma, il bollettino diffuso dal ministero della Salute per la settimana 19-25 ottobre lascia spazio all’ottimismo. Intanto, sul fronte delle terapie, arriva uno studio molto interessante dall’Università di Padova. Ma vediamo prima i numeri.

I dati Covid

Sono stati 27.923 i nuovi casi positivi, con una variazione di -17,5% rispetto alla settimana precedente (33.844). Con 196 morti anche questo dato, pur sempre inquietante, segna un -0,5% rispetto alla settimana precedente (197). In calo anche i tamponi: 223.550 (-8,9%) e il rasso di positività (è al 12,5% con una variazione di -1,3% rispetto alla settimana precedente).

Gli ospedali

Fermo il tasso di occupazione Covid in area medica, al 5,7% (3.546 ricoverati), come pure quello delle terapie intensive: 1,3% (111 ricoverati). Tassi definiti “ininfluenti” da Vaia, che però aggiunge: “Continua il nostro doveroso monitoraggio e la nostra attenzione è sempre più protesa in campagne di prevenzione per i fragili e le persone più a rischio”. In effetti, con questi dati, c’è da chiedersi in quanti aderiranno alla campagna vaccinale.

Una terapia per la polmonite da Covid

Nel frattempo i risultati dello studio RACONA (RAndomized Clinical Trial Of NAfamostat) mostrano la sicurezza di un potente inibitore della proteasi nei pazienti ricoverati per Covid-19. Il lavoro, pubblicato sul ‘Journal of Clinical Medicine’, si concentra sul nafamostat.

I ricercatori, coordinati da Gian Paolo Rossi e Teresa Seccia del Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova, hanno impiegato negli infettati il nafamostat, un potente inibitore della proteasi.

L’inibitore della proteasi, attualmente utilizzato solo in Giappone e Corea per i pazienti in dialisi, per le sue proprietà anticoagulanti è particolarmente interessante per il trattamento dell’infezione da Covid-19, perché inibisce in modo potente la serina proteasi transmembrana 2, che permette l’ingresso del virus nelle cellule e la replicazione. Il prodotto potrebbe prevenire la coagulazione intravascolare disseminata e l’embolia polmonare frequentemente associate all’infezione da Covid-19.

La ricerca

Lo studio clinico prospettico randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, è stato quello di indagare l’efficacia e la sicurezza di nafamostat mesilato somministrato in infusione endovenosa continua (0,10 mg/kg/h) per 7 giorni, in aggiunta al trattamento ottimale, nei pazienti ospedalizzati affetti da Covid-19.

Ebbene, i risultati hanno mostrato la sicurezza del farmaco, utilizzato per la prima volta in Europa, su funzione renale, coagulazione e infiammazione. Nafamostat ha un ottimo profilo di sicurezza e dunque potrebbe rappresentare un’arma efficace, in particolare contro alcune varianti del virus, come ad esempio quelle della ‘famiglia’ Omicron, dicono i ricercatori.

Non solo. “Attraverso una sofisticata analisi statistica – ha aggiunto Dario Gregori, direttore dell’Unità di Biostatistica epidemiologica e sanità pubblica dell’Università degli Studi di Padova – Lo studio ha anche evidenziato i potenziali benefici del farmaco nell’evitare la progressione verso la polmonite interstiziale grave, che è stata la principale causa di morte nei pazienti Covid”.

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