Missione salute Pnrr, a che punto siamo

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Un quadro articolato emerge dal Monitoraggio indipendente di Fondazione Gimbe sullo status di avanzamento della Missione Salute del Pnrr. Al III trimestre 2023 risultano rispettate tutte le scadenze europee. Ma non mancano criticità sull’assistenza domiciliare, soprattutto al Sud. Con la questione della carenza di infermieri che si fa pressante, e il rebus sul ruolo dei medici di famiglia.


“È bene precisare – sottolinea il presidente di Gimbe Nino Cartabellotta – che i traguardi e gli obiettivi nazionali costituiscono step intermedi che non condizionano l’erogazione dei fondi da parte dell’Europa, ma devono comunque essere attentamente monitorati perché potrebbero compromettere le correlate scadenze europee“.

Gli obiettivi

Milestone e target europei: sono stati tutti raggiunti entro le scadenze fissate per gli anni 2021-2023. Rimane da raggiungere a dicembre 2023 il target “Almeno un progetto di telemedicina per Regione”.

Milestone e target nazionali: sono stati raggiunti entro le scadenze fissate tutti quelli previsti nel 2021 e 2022. Relativamente al 2023, oltre ai 3 target la cui scadenza è prevista a dicembre, sono stati differiti da giugno a dicembre 2023 una milestone (“Completamento della procedura di iscrizione ai corsi di formazione manageriale”) e tre target (“Stipula di un contratto per gli strumenti di intelligenza artificiale a supporto dell’assistenza primaria”, “Stipula dei contratti per l’interconnessione aziendale” e “Stipula dei contratti per la realizzazione delle Centrali Operative Territoriali”). Un ulteriore target (“Nuovi pazienti che ricevono assistenza domiciliare (prima parte”) è stato differito di 12 mesi, da marzo 2023 a marzo 2024.

L’assistenza domiciliare

“Al momento i ritardi sulle scadenze italiane non sono particolarmente critici – continua Cartabellotta – fatta eccezione per il mancato raggiungimento del target “Nuovi pazienti che ricevono assistenza domiciliare (prima parte)”. In dettaglio, entro marzo 2023 avrebbero dovuto essere assistiti in Adi 296 mila pazienti over 65: lo slittamento di 12 mesi della scadenza lascia intendere che i tempi per colmare il ritardo non sono immediati. Questo consegue alle enormi differenze sulla capacità delle Regioni nell’erogare l’assistenza domiciliare, ambito in cui la maggior parte di quelle del centro-sud era già molto indietro”.

Monitoraggio Agenas sul DM 77

Case della Comunità. Rispetto alle 1.430 da attivare entro il 2026 quale target Pnrr,  ne sono state dichiarate funzionalmente attive 187, di cui: 92 in Lombardia, 43 in Emilia-Romagna, 38 in Piemonte, 6 in Toscana e Molise e 2 in Umbria.

Centrali Operative Territoriali. Delle 611 da attivare entro il 2024, ne sono state dichiarate attive 77, di cui: 36 in Lombardia, 15 nel Lazio, 9 in Veneto, 7 in Piemonte, 5 in Emilia-Romagna, 4 nella Provincia autonoma di Bolzano e 1 in Umbria.

Ospedali di Comunità. Dei 434 da attivare entro il 2026, ne sono stati dichiarati attivi 76, di cui: 38 in Veneto, 17 in Lombardia, 6 in Puglia, 5 in Emilia-Romagna, 3 in Umbria, 2 in Abruzzo e in Molise, 1 in Campania, Lazio, Liguria. Complessivamente il numero dei posti letto attivati è pari a 1.378.

“Il monitoraggio Agenas conferma il netto ritardo di tutte le Regioni del Sud nell’attivazione delle strutture previste dal DM 77. Un ritardo imputabile non a inefficienze locali, ma semplicemente al “punto di partenza” dell’assistenza territoriale nelle regioni meridionali”, afferma Cartabellotta.

Proposte di rimodulazione

Il 27 luglio 2023 l’Italia ha inviato alla Commissione Europea una proposta di rimodulazione del Pnrr che, relativamente alla Missione Salute, non risulta ancora ratificata dal Consiglio Europeo.

“La maggior parte delle modifiche è stata motivata dall’aumento dei costi dell’investimento o dei tempi di attuazione, oltre che da ritardi nelle forniture e da difficoltà legate all’approvvigionamento delle materie prime”, ricorda Cartabellotta. Complessivamente, si punta al ribasso chiedendo di espungere 414 Case di Comunità, 76 Centrali Operative Territoriali, 96 ospedali di Comunità e 22 interventi di anti-sismica. Infine, la proposta di rimodulazione richiede il differimento delle scadenze per tre target/milestone: centrali operative territoriali (+6 mesi), persone assistite attraverso la telemedicina (+12 mesi), ammodernamento parco tecnologico e digitale ospedaliero (+12 mesi).

La rimodulazione riguarderebbe prevalentemente i nuovi edifici da realizzare e “prevedrebbe di espungere, oltre a quelli da realizzare ex novo, ulteriori 105 Case della Comunità, 87 Centrali Operative Territoriali e 2 Ospedali di Comunità, con criteri e distribuzione regionale al momento non noti”.

“Sembra poco realistica la possibilità di finanziare le strutture espunte con i fondi per la ristrutturazione edilizia e ammodernamento tecnologico (ex. art. 20) non utilizzati dalle Regioni, che hanno infatti già rilevato numerosi ostacoli. Peraltro, non è affatto chiaro come attuare il meccanismo compensatorio tra Regioni: infatti, l’entità dei fondi ex art. 20 non utilizzati non coincide con la distribuzione regionale delle strutture espunte dal Pnrr”.

I nuovi interventi

Il piano di rimodulazione “prevede nuove linee di intervento da finanziare con le disponibilità residue dopo la riduzione numerica del target o grazie alle economie di gara e di progetto. Nuove linee che, peraltro, lasciano ipotizzare investimenti rilevanti, non sempre in linea con l’impianto originale del Pnrr”, rileva Cartabellotta.

In particolare, la rimodulazione prevede: 100 progetti innovativi sulla gestione logistica dei farmaci; adeguamento di 100 sale operatorie; acquisto e/o noleggio di 80 robot chirurgici; apparecchiature di radiodiagnostica base e/o radiologia domiciliare destinate ai poliambulatori specialistici pubblici.

La sfida

Se la Missione Salute del Pnrr rappresenta una grande opportunità per potenziare il Ssn, “la sua attuazione deve essere sostenuta da azioni politiche. Innanzitutto, per attuare il DM 77 bisogna mettere in campo coraggiose riforme di sistema – sottolinea Cartabellotta – finalizzate in particolare a definire il ruolo e le responsabilità dei medici di famiglia; in secondo luogo, serve un potenziamento adeguato del personale infermieristico, oltre a investimenti certi e vincolati per il personale sanitario dal 2027. Infine, occorre supportare le Regioni meridionali per colmare i gap esistenti tra Nord e Sud. Ma più in generale la politica è chiamata a confermare l’impianto del DM 77 e  a inserirlo in un quadro di rafforzamento complessivo della sanità pubblica”, ormai  claudicante. Un rafforzamento che non sembra emergere dalla legge di Bilancio, chiosa il presidente Gimbe.

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