Bambini più smart grazie agli smartphone? L’altolà svedese

bambino smartphone

È ormai diventato un gesto quasi automatico per tenere tranquillo il piccolo al ristorante, in treno o in aereo. Ma prima di dare a un bimbo un tablet o uno smartphone faremmo bene a pensarci due volte. Affidarsi alla ‘tata digitale’ non è un’operazione priva di rischi per lo sviluppo dei bambini, almeno secondo le nuove raccomandazioni pubblicate dalla Swedish Paediatric Association, che hanno fatto scalpore. Ma che, tutto sommato, non sono lontane da quelle della Società Italiana di Pediatria.

Con un gioco di parole potremmo dire che l’uso precoce dello smartphone non rende i bimbi più smart. E il fatto che il nuovo monito arrivi da un Paese protagonista di un brusco dietrofront sull’uso dei tablet a scuola dovrebbe farci riflettere. Anche se non tutti i ‘dottori dei bambini’ sono concordi. Ma vediamo intanto cosa dicono gli svedesi.

Mai sotto i due anni

Stando ai pediatri svedesi i neonati e i bambini con meno di due anni non dovrebbero avere alcun contatto con schermi digitali, mentre quelli sotto i 5 anni dovrebbero avere un esposizione limitata a telefonini, tablet, pc e televisione: non più di un’ora al giorno.

“Nonostante i dispositivi digitali possano offrire informazioni utili, intrattenimento e la possibilità di interagire con altre persone, il cervello dei bambini piccoli non è ancora sufficientemente maturo per trarre vantaggio da tali opportunità”, hanno detto i medici svedesi. “Al contrario, la ricerca dimostra che l’uso eccessivo di schermi può avere un impatto negativo sullo sviluppo dei bambini.” In particolare, si sottolinea l’importanza del contatto umano per i bambini piccoli nel loro processo di sviluppo, essenziale per acquisire abilità linguistiche e competenze emotive.

“Pensiamo – ha detto Ulrika Ådén, presidente della Swedish Paediatric Association alla SVT – che ci sia una grande richiesta da parte del pubblico, dei centri di salute infantile e delle scuole materne, e allo stesso tempo la ricerca si è accumulata. Sono state condotte così tante ricerche sui bambini piccoli, sul tempo trascorso davanti allo schermo e sullo sviluppo del linguaggio che riteniamo di dover condividerle con i genitori”. Insomma, secondo gli esperti è arrivato il momento di intervenire.

Cosa dicono i pediatri italiani

In uno statement pubblicato nel 2018 sulla rivista Italian Journal of Pediatrics la Sip ha messo in luce i rischi documentati per la salute psicofisica di un uso precoce, prolungato e non mediato dagli adulti dei media device nei bambini da 0 a 8 anni. “Sono state rilevate interferenze negative sul sonno, sulla vista, sull’apparato muscolo-scheletrico, sull’apprendimento e persino sullo sviluppo cognitivo”, ricorda sul sito della Sip la presidente Annamaria Staiano.

Da qui la raccomandazione di evitare smartphone e tablet prima dei due anni, limitare l’uso a massimo 1 ora al giorno tra 2 e 5 anni e al massimo a 2 per quelli tra 5 e 8 anni. “Come hanno documentato due Review Sip condotte nel 2019 e nel 2022, i rischi aumentano con l’aumentare del tempo trascorso online – puntualizza Staiano – dall’ansia e depressione al sovrappeso sino ai disturbi del comportamento alimentare; dal cyberbullismo al grooming online; dai problemi comportamentali a quelli della vista, cefalea, carie dentali”.

La voce fuori dal coro

“Non è che fa male lo schermo di per sè – afferma a Fortune Italia Italo Farnetani, professore ordinario di Pediatria alla Libera Università degli Studi di Scienze Umane e Tecnologiche United Campus of Malta – ma il tipo di uso che se ne fa e, soprattutto, la quantità di fruizione. Sono noti studi consolidati che risalgono all’introduzione della televisione: fino a un’ora e mezzo al giorno nei bambini la fruizione dello schermo ha un impatto positivo, mentre se si superano le due ore c’è un effetto negativo non solo sullo sviluppo cerebrale, ma anche per vista e udito”.

Quanto ai limiti di età, “dopo i 6 mesi il bambino inizia ad avere l’intelligenza sensomotoria e dunque capisce che toccando lo schermo del telefonino cambia qualcosa. Dopo i 2 anni, nel periodo pre-operatorio, il piccolo capisce che se vuole vedere o ascoltare alcune cose deve toccare determinate icone. Ecco – spiega Farnetani – perchè io penso che non si debba superare l’ora e mezzo al giorno”.

La tata digitale

Su una cosa però Farnetani concorda con i colleghi. “Il bambino piccolo non deve essere mai lasciato solo con il telefonino o il tablet: questi device non devono essere usati come baby-sitter. Di fronte allo schermo c’è una riduzione della socializzazione e dunque è bene che l’adulto interagisca sempre con lui, gli racconti le storie, gli spieghi quello che fa”. Insomma, per Farnetani l’indicazione è sì al telefonino anche dopo i 6 mesi, ma ‘a tempo’. Assolutamente no invece alla tata digitale.

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