Chikungunya: arriva il primo vaccino. Perchè è una buona notizia

chikungunya

I cambiamenti climatici – e il fenomeno dengue – hanno riacceso anche in Italia l’attenzione sulle arbovirosi, malattie trasmesse da zanzare infette. Ecco allora che la notizia del primo vaccino al mondo autorizzato – per il momento negli Stati Uniti – contro la Chikungunya merita un approfondimento.

Ma di che si tratta, e perchè la disponibilità di un vaccino è una buona notizia anche per noi? Fortune Italia lo ha chiesto a Massimo Ciccozzi, responsabile dell’unità di Statistica medica ed Epidemiologia dell’Università Campus Bio-Medico di Roma.

Che cos’è la Chikungunya

“Si tratta di un’arbovirosi, una malattia da virus portato dalla Aedes albopictus, la zanzara tigre, ormai abbastanza diffusa in Italia. Dà febbre anche alta – precisa l’epidemiologo – forti dolori e papule, macchie rosse. Non è mortale”.

La prima epidemia nota è stata descritta nel 1952 in Tanzania, anche se già nel 1779 era stata descritta un’epidemia in Indonesia attribuibile forse allo stesso agente virale. “In Italia abbiamo avuto due eventi epidemici: il primo nel 2007 in Emilia Romagna e l’altro nel 2017 nel litorale laziale. Quest’anno al  30 giugno l’Iss segnala 4 casi confermati di Chikungunya, tutti associati a viaggi all’estero”, dice Ciccozzi. L’ultimo aggiornamento dell’Istituto aggiorna al 6 novembre il dato a un totale di 7 casi.

Il vaccino

Nei giorni scorsi le autorità sanitarie statunitensi hanno approvato il primo vaccino al mondo contro la Chikungunya, definita dalla Food and Drug Administration (Fda) “una minaccia emergente per la salute globale”. Sviluppato da Valneva, sarà commercializzato con il nome Ixchiq*, ed è stato approvato per gli over 18 anni.

Il cambiamento climatico

La chikungunya si manifesta nelle regioni tropicali e subtropicali dell’Africa, del Sudest asiatico e in alcune parti delle Americhe. “Tuttavia il virus Chikungunya si è diffuso in nuove aree geografiche, causando un aumento della prevalenza globale della malattia”, ha sottolineato la Fda, segnalando più di cinque milioni di casi negli ultimi 15 anni. E, come abbiamo visto, la malattia ‘viaggia’: è arrivata anche quest’anno in Italia con i turisti.

Ma a preoccupare gli esperti sono gli effetti dei cambiamenti climatici. “Ecco perchè il vaccino è una cosa buona: Chikungunya è diffusa in aree tropicali e sub tropicali ma, se teniamo conto del cambiamento climatico – conclude Ciccozzi – potrebbe arrivare anche da noi nel giro di qualche anno. Al momento, comunque, il vaccino è consigliato per chi viaggia nelle zone a rischio”. Secondo l’epidemiologo, infine, sarebbe importante garantire ai ricercatori italiani l’accesso a tutti i dati sui contagi nel nostro Paese, per consentire indagini puntuali e più dettagliate e mappare l’evoluzione del fenomeno Chikungunya.

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