Vaccini: ecco quelli consigliati ai pazienti oncologici

Aiom tumori
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Un malato di tumore su cinque non parla mai di vaccini con il suo oncologo di riferimento. E questo rappresenta un problema, perché questo buco di informazione, si traduce in un mancato appuntamento con la prevenzione, che può andare ad ostacolare i ritmi delle terapie oncologiche e pregiudicarne l’efficacia.

Ma il 56% dei pazienti non è al corrente di questi rischi e l’80% non sa che una corretta vaccinazione può contribuire a migliorare i risultati delle terapie anti-tumorali. Sono i risultati di una survey condotta su oltre 500 pazienti dall’Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), che preoccupano non poco gli esperti. 

Ad oggi le vaccinazioni consigliate alle persone con un tumore sono quattro: l’anti-influenzale, l’anti-Sars-CoV-2 (Covid), l’anti-pneumococcica e l’anti-herpes zoster (con il nuovo vaccino ricombinante adiuvato, che può essere usato anche dai pazienti immunocompromessi). “Tutto è iniziato – ricorda il professor Saverio Cinieri, past president Aiom e attuale presidente di Fondazione Aiom – con la vaccinazione anti-influenzale. Siamo stati dei pionieri a raccomandare che i nostri pazienti si vaccinassero e i primi a pubblicare su Annals of Oncology le prime raccomandazioni sulla vaccinazione anti-influenzale. Ma da allora sono cambiate molte cose e sono arrivati nuovi vaccini. Per questo Aiom è al lavoro per stilare le nuove raccomandazioni sulle vaccinazioni nei pazienti oncologici che vedranno la luce il prossimo maggio”. 

“Lo zoster – ricorda Nicola Silvestris, consigliere nazionale Aiom – è un’infezione che si manifesta con un’eruzione cutanea a placca, ricoperta di vescicole pruriginose, dal contenuto liquido. Molto importante il sintomo dolore, che è di tipo urente (di qui il nome ‘fuoco di Sant’Antonio’) e che può localizzarsi in qualsiasi parte del corpo, a volte durando mesi o anni”. Lo zoster è una diretta conseguenza di una pregressa infezione da varicella (che in genere si contrae nell’infanzia); si stima oltre il 99% degli over 40 sia entrato in contatto con il virus varicella-zoster e tra loro, 1 su 3 è a rischio di presentare almeno un episodio di zoster nel corso della vita. Ma questo rischio è addirittura raddoppiato nelle persone con una compromissione del sistema immunitario, come ad esempio i pazienti in trattamento chemioterapico. Questi soggetti possono presentare inoltre lesioni più ampie, una maggior durata dell’infezione e sviluppare infezioni batteriche sovrapposte. Il virus può inoltre dare un coinvolgimento a carico di altri organi e provocare complicanze a volte fatali.

“Per evitare tutto questo – spiega la dottoressa Angioletta Lasagna, oncologa al San Matteo di Pavia e Coordinatrice del gruppo di lavoro ‘vaccini’ di Aiom – è sufficiente che i pazienti si vaccinino con il nuovo vaccino anti-zoster adiuvato ricombinante che prevede due somministrazioni a distanza di due mesi una dall’altra. La sua efficacia è del 97% nei 50 enni e del 91% negli ultra-70 enni. Il nuovo vaccino ha un’efficacia superiore al 90% nei confronti della nevralgia post-erpetica (cioè del dolore perdurante) e la protezione che conferisce dura fino a 10 anni (contro i 5 del precedente vaccino)”. 

Sarebbe bene programmare questa vaccinazione almeno due settimane prima dell’inizio della chemioterapia ma, se necessario, il vaccino può essere fatto anche a cura iniziata. Può essere somministrato anche insieme ad altre vaccinazioni, anche se gli esperti consigliano di far trascorrere un paio di settimane tra uno e l’altro.

Per quanto riguarda l’antinfluenzale, questa è stata la prima raccomandata dagli oncologi di Aiom ai pazienti. Ogni anno in Italia si registrano circa 6 milioni di casi di influenza, ma la copertura vaccinale è piuttosto bassa (oscilla tra il 55 e il 75%), soprattutto tra i malati oncologici. E a vaccinarsi dovrebbero essere non solo i pazienti, ma anche familiari, caregiver (le persone che se ne prendono cura) e tutti i loro contatti.

Il vaccino antinfluenzale è sicuro perché non contiene virus vivi, ma solo antigeni di superficie del virus. Se un paziente oncologico contrae l’influenza, come tutti i fragili e gli immunocompromessi, rischia di incorrere in una serie di gravi complicanze, come la polmonite, anche da sovrapposizione batterica. Per le persone con tumore, il vaccino raccomandato è il quadrivalente inattivato. Anche in questo caso, la vaccinazione andrebbe effettuata almeno 2 settimane prima dell’inizio dei trattamenti oncologici, evitando i giorni immediatamente successivi al ciclo di chemioterapia.

Un’altra vaccinazione molto importante è quella anti-pneumococcica. Lo pneumococco (o Streptococco pneumoniae) è un batterio molto diffuso, che può dar luogo a infezioni diverse, quali otite media, polmonite, ma anche meningite e batteriemia (sepsi). La mortalità delle infezioni gravi causate da questo agente patogeno può raggiungere il 20% (è più alta nell’anziano). Lo pneumococco si trasmette con le goccioline di saliva, emesse con starnuti, tosse o anche solo parlando.

Particolarmente a rischio, oltre agli anziani, sono le persone immunocompromesse e i pazienti oncologici e onco-ematologici. Il vaccino raccomandato in questo caso è lo pneumococcico polisaccaridico 23-valente (PPSV23), in grado di proteggere da diversi sierotipi di pneumococco patogeni e riducendo così in maniera significativa il rischio di polmonite e di ricovero. Anche in questo caso, meglio vaccinarsi almeno due settimane prima dell’inizio delle terapie oncologiche. È possibile effettuare contemporaneamente diverse vaccinazioni, purché con sito di inoculo (puntura) diverso.

Un’altra new entry in questo panorama è la vaccinazione anti-Covid, fortemente raccomandata ai pazienti oncologici perché il Covid li espone al rischio di gravi complicanze e di mortalità. In caso di contagio inoltre, i pazienti oncologici sono costretti a sospendere la somministrazione delle terapie anti-tumorali, fino a negativizzazione avvenuta. E questo può rappresentare un problema anche per il buon esito della terapia oncologica. In questo caso, non è ancora stato ancora definito con certezza il momento ideale per effettuare questa vaccinazione nei pazienti oncologici. In generale, si segue la regola di tutte le altre vaccinazioni (da effettuare almeno due settimane prima dell’avvio delle cure oncologiche), ma recenti studi hanno dimostrato l’efficacia del vaccino anti-Covid, anche se somministrato in corso di trattamento oncologico. È bene effettuare un richiamo ogni anno.

“Aiom è la prima società scientifica al mondo – ricorda il professor Cinieri – che sta elaborando delle Linee Guida sulle vaccinazioni nel paziente oncologico, che saranno a breve disponibili per tutti gli specialisti”. E intanto, il progetto sui vaccini promosso da Aiom prevede anche un libretto informativo per pazienti e caregiver da distribuire in tutti i centri di oncologia medica; sarà inoltre realizzato uno spot divulgativo e realizzata una campagna social sulle pagine di Aiom.

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