Arco e frecce per battere la disabilità, l’esperienza di Sulmona

San Raffaele di Sulmona
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Quando l’arciere tende la corda, “può vedere il mondo intero dentro il suo arco. Quando segue il volo della freccia, questo mondo gli si avvicina, lo accarezza, dandogli la perfetta sensazione di aver compiuto il proprio dovere. Un guerriero della luce dopo aver fatto il suo dovere e aver trasformato la sua intenzione in gesto non deve temere più nulla: ha fatto ciò che doveva. Non si è fatto paralizzare dalla paura, anche se la freccia non dovesse colpire il bersaglio, egli avrà un’altra possibilità perché non è stato un vigliacco”. Le parole di Paulo Coelho trasmettono tutto il fascino del tiro con l’arco, una disciplina complessa e potente, che può davvero aiutare a non farsi paralizzare dalla paura.

Un’emozione che i ragazzi ospiti della Casa di Cura San Raffaele di Sulmona hanno sperimentato dopo il trauma, l’incidente, la malattia che li ha lasciati con una lesione midollare. Pazienti paralizzati nel corpo e feriti nell’anima. Ecco allora che non solo la medicina, la riabilitazione e le tecniche robotiche, ma anche lo sport si rivela uno strumento di rinascita. “Aiutarli a ritornare a vivere nonostante le abilità compromesse dalla lesione è un strada lastricata spesso di sofferenza, di sconforto, di apatia. È anche per questo – ha spiegato il primario del San Raffaele di Sulmona, Giorgio Felzani – che presso la nostra Unità Spinale è nato e si è sviluppato il progetto Sport Disabili”.

Un approccio che affianca lo sport alleterapie tradizionali e alla robotica e che dal 2021 contempla come disciplina ufficiale anche il tiro con l’arco, sotto la supervisione di tecnici specializzati e certificati FITArco (Federazione Italiana Tiro con l’Arco) dell’Associazione Arcieri Peligni. Ma soprattutto che ha convinto i pazienti. “Il tiro con l’arco – ha puntualizzato lo specialista – favorisce tanto le qualità fisiche quanto l’autocontrollo e la determinazione, producendo notevoli effetti benefici sia sul versante psicologico, che sulla autoconsapevolezza delle proprie capacità motorie”.

Così non stupisce che in due anni la struttura abruzzese sia riuscita ad avviare un nutrito numero di pazienti, di differenti età e con diverse lesioni midollari, alla pratica del tiro con l’arco portando alcuni a partecipare, una volta dimessi, a eventi sportivi di interesse nazionale.

Tra loro c’è una ragazza di 20 anni, che da pochi mesi convive con una paraplegia che l’ha costretta alla sedia a rotelle. Ricoverata per la riabilitazione presso la Casa di Cura abruzzese si è inserita da subito nel progetto Sport Disabili, rivelandosi tra gli allievi più promettenti secondo Claudio Perrotta, l’istruttore della A.S.D. Arcieri Peligni che la segue, anche individualmente. Obiettivo: portarla alla selezione per la sua prima gara ufficiale con arco compound

“La paziente si è approcciata alla disciplina del tiro con l’arco dopo un breve periodo di adattamento all’ospedalizzazione – ha raccontato Felzani – e già dalle prime sedute, oltre ai miglioramenti del controllo del tronco e della funzionalità muscolare residua, è emerso un grande talento nella disciplina”. Un elemento non secondario: “Oltre al recupero delle capacità funzionali residue, la vera mission del percorso intrapreso dai ragazzi del progetto Sport Disabili è il reinserimento sociale e l’avvio nel mondo sportivo, con la concreta ipotesi di raggiungere livelli di eccellenza”.

Oltretutto questa disciplina non fa distinzione tra arciere paralimpico e normodotato. Gli atleti sono abituati ad allenarsi e a gareggiare insieme, nelle medesime competizioni. Sulla linea di tiro, fanno notare dal San Raffaele di Sulmona, la disabilità non si vede. È la grande bellezza del tiro con l’arco. Ma anche dei giovani atleti che, in un momento difficile della propria vita, nel centro abruzzese hanno scoperto una passione e un talento capace di cambiare la vita.

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