One Health Forum, i segreti dell’innovazione e l’esempio della pandemia

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Stiamo assistendo a una corsa tumultuosa di innovazione in sanità e medicina. Farmaci, tecnologie e dispositivi digitali che già stanno rivoluzionando la diagnosi, il trattamento o la gestione di numerose patologie. La sfida, si è detto durante la tavola del Forum One Health, è assicurare un accesso equo, sostenibile e uniforme a questa innovazione.

Un nuovo Pandemic fund e l’approccio One Health

Nella terapia dell’Hiv l’impegno di ricercatori e farmaceutiche ha rivoluzionato la storia della malattia. Ne ha parlato Stefano Vella, adjunct professor Global health Università Cattolica che ha anche annunciato “un grande ‘pandemic fund’ di Banca mondiale e Oms che serve a prepararci a una possibile pandemia in ottica One Health. I Paesi vogliono prepararsi proprio in questa ottica: il Pandemic fund è un nuovo grande fondo globale per proteggere l’umanità”.

La pandemia è probabilmente il grande esempio per parlare della bontà di un approccio integrato che metta insieme salute umana, clima e salute animale.

“Siamo orgogliosi di dare una nostra testimonianza sul tema One Health – commenta Michelangelo Simonelli, Sr Director Governament Affairs Gilead Sciences Italia – su cui Gilead Sciences ha un grande impegno in termini di sostenibilità ambientale, è infatti al primo posto tra le aziende biotech più sostenibili al mondo, ma anche di innovazione e responsabilità sociale. La nostra ricerca innovativa, testimoniata da una pipeline con più 50 molecole in diverse fasi di sviluppo e da 182 trial clinici con oltre 85.700 pazienti e 112 centri coinvolti fino al 2022, ha determinato il cambiamento radicale del corso di alcune malattie ritenute globali dalla stessa Oms, quali l’HIV e le epatiti, o miglioramento dello stato di salute in patologie difficili da trattare, prive di soluzioni terapeutiche, quali quelle relative all’ambito oncologico”.

“Entro il 2030 – aggiunge Simonelli – puntiamo a rendere disponibili terapie trasformative con oltre 20 indicazioni, in grado di ridefinire gli attuali standard di trattamento per diversi tumori – tra cui altre forme di tumore del seno, del polmone, della vescica e del colon-retto – e avere un impatto significativo per la vita di più di 400.000 pazienti. Ma parlare della salute dell’uomo e della donna implica parlare della salute di tutti gli uomini e di tutte le donne, per questo ci impegniamo con diverse iniziative di responsabilità sociale, affinché i nostri farmaci raggiungano il maggior numero di pazienti in tutto il mondo e collaboriamo con tutti gli attori coinvolti nel sistema salute per affrontare in modo sinergico le sfide del settore con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita delle persone e dell’ambiente, in un’ottica di sostenibilità del nostro sistema sanitario universalistico.”

I parlamentari che hanno preso parte al confronto confermano l’impegno delle istituzioni a confrontarsi e collaborare con imprese e associazioni in questa fase. L’on. Luciano Ciocchetti, Vicepresidente Commissione Affari Sociali Camera, promotore insieme alla collega Ylenja Lucaselli, dell’intergruppo One Health, conferma l’importanza del confronto con il mondo delle professioni, della ricerca e delle imprese. E, annunciando l’imminente inaugurazione del portale dedicato, riferisce il coinvolgimento di ministri e direzioni dei ministeri competenti, Ambiente, Salute e Agricoltura. Ricorda anche che “nella riforma dell’organizzazione del ministero della Salute è stato creato il dipartimento One Health”.

L’impegno dei 28 tra deputati e senatori che hanno già aderito all’intergruppo è trasversale alle diverse forze politiche presenti in Parlamento. Il mondo del farmaco, conclude Ciocchetti, “in Italia è molto importante”, sia dal punto di vista del Pil che genera che per il lavoro che attiva e conferma che c’è grande attenzione al settore dei farmaci nella legge di bilancio.

Ma come conciliare innovazione e sostenibilità? La Sen. Elena Murelli, membro della Commissione Affari Sociali Senato, ricorda che esiste un fondo per i farmaci innovativi (un fondo capiente non pienamente utilizzato), e raccomanda anche investimenti per l’utilizzo, oltre che di farmaci, anche di dispositivi medici innovativi. L’on. Francesco Maria Rubano, Commissione Finanze Camera, afferma che si deve partire dalla responsabilità, “siglare un patto d’amore per il nostro territorio”. One Health è “un concetto a cui ci stiamo abituando. Bisogna avviare attraverso provvedimenti legislativi un percorso ulteriore volto a determinare sensibilità economica e di finanziamento anche da parte di privati nei confronti della ricerca. La salute non può essere un costo, ma un investimento, ed è necessario puntare di più sulla prevenzione, una cultura della prevenzione che riguardi salute e ambiente. Prevenzione vuol dire non aspettare il crollo del ponte Morandi per avviare la manutenzione di tutti i ponti d’Italia, o che il vicino di casa si ammali per fare screening volti alla prevenzione oncologica o cardiaca. Rubano suggerisce di “investire nella formazione, di inserire la cultura della prevenzione nell’offerta didattica”.

Il nodo della responsabilità sociale

Una volta incassato l’impegno delle istituzioni, però, ricorda Margherita Lopes durante la tavola sull’innovazione, bisogna tradurre in realtà le buone intenzioni.

Loredana Pau, vicepresidente Europa Donna manifesta la sua soddisfazione per il maggiore coinvolgimento delle associazioni di pazienti e del volontariato da parte delle istituzioni. “La responsabilità sociale è richiesta anche da parte dei pazienti, ci sono tante criticità, le liste d’attesa, l’accesso all’innovazione per i farmaci oncologici. C’è bisogno del supporto di tutti. Stakeholder, case farmaceutiche, istituzioni, associazioni”.

Rossana Berardi, Presidente Fondazione One Health sottolinea a sua volta l’importanza della cultura della prevenzione e racconta il progetto avviato con un sondaggio a livello nazionale tra i giovani medici per capire i bisogni primari sul territorio. In primis, è emersa, la necessità di poter erogare visite a domicilio. Importante il coinvolgimento per “creare una sinergia imprenditori, ambassador, comunicatori, che possano veicolare il messaggio ai cittadini in generale, e ai giovani in particolare”.

La sinergia pubblico privato è il tema dei temi. Si parte da due parole: contaminazione e pregiudizio. Nel suo intervento Stefano Vella racconta come la contaminazione tra ricerca e imprese “ha rivoluzionato la storia di una malattia intorno alla quale c’era molto pregiudizio: l’AIDS, che è il paradigma di molte cose”. In primis del rapporto scienza-industria-pazienti. “C’è voluto tanto tempo per capire come trattare questa patologia e il ruolo delle associazioni è stato fondamentale. Grazie all’industria che li ha prodotti, alla sperimentazione fatta in collaborazione con le imprese di farmaci nuovi, sono accadute cose straordinarie: oggi la aspettativa di vita di un malato di AIDS è uguale a quella di chi non ha il virus”. In questi anni è accaduto “un fatto straordinario, improvvisamente si è abbattuta la curva della mortalità. E poi, da 21 compresse al giorno all’inizio si è arrivati a 1 singolo farmaco”.

In conclusione, Pau e Berardi concordano sulla necessità di promuovere la prevenzione ed eliminare le discrasie di accesso a livello regionale. Berardi aggiunge la raccomandazione di promuovere una cultura della salute, lavorando soprattutto con i giovani e sul territorio.

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