Cattani (Farmindustria): “Le priorità in Manovra e la crescita del pharma nel 2023″/VIDEO

Marcello Cattani
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Il pharma italiano è “in salute“, protagonista anche nel 2023 di una stagione di “crescita vigorosa del valore della produzione. Il trend a settembre è al +9,12%, e se va come nell’ultimo trimestre 2022…”. È ottimista il presidente di Farmindustria Marcello Cattani: in un incontro con i giornalisti del settore non ha voluto fare un numero preciso. Ma a una domanda di Fortune Italia conferma l’auspicio di arrivare a 50 mld di euro di produzione quest’anno, a fronte dei 49 mld dell’anno passato. “Abbiamo la forza della prima industria farmaceutica europea”, rivendica con orgoglio.

Un ottimismo basato sui numeri, ma anche sul dialogo con il Governo, la cui azione è apprezzata dalle imprese del settore. Cattani parla di una “eccellente collaborazione. Apprezziamo in particolare quello che è stato fatto in Manovra sul pharma e sulla salute, quindi i 3 mld aggiunti al fondo sanitario e anche la rimodulazione dei tetti di spesa con lo 0,2 aggiunto sulla diretta per ridurre il payback”.

È sufficiente? “No, non basta. Ci aspettiamo un ulteriore piccolo sforzo in Manovra – puntualizza il presidente di Farmindustria – riportando la diretta all’8,6% e valutando lo spostamento dei farmaci a innovatività condizionata nel Fondo degli innovativi“.

Ma Cattani guarda già al 2024: “Bisognerà lavorare per rivalorizzare quelle classi di farmaci essenziali per i cittadini, che sono anche salvavita, ma che nei decenni precedenti sono stati” trascurati. “Antibiotici, neurolettici, diuretici, antiaggreaganti, per citarne solo alcuni, che devono essere valorizzati”. Solo se c’è una sostenibilità industriale si protrà davvero contrastare il fenomeno delle carenze, è il ragionamento del numero uno di Farmindustria. Che ricorda come, a legislazione corrente, “il payback proietti 1,8 mld. Ma io vi chiedo perchè lo Stato che acquista i farmaci deve chiedere una compartecipazione per lo sfondamento di spesa non determinato rispetto ai fabbisogni reali?”.

L’occupazione e le nuove competenze del pharma

Torniamo alle note positive: il pharma tricolore, ricorda Cattani, vanta un 45% di imprese a capitale nazionale, il resto a capitale straniero. Siamo un Paese ricco di eccellenze, ma anche “un po’ pesante, burocratico”. Ma siamo anche maestri nell’export: nel 2022 il 97% di ciò che è stato prodotto nel nostro Paese è diretto all’estero. “Contribuiamo al 2% del Pil in maniera diretta” e il pharma vanta un’occupazione di qualità: i 70mila dipendenti sono tutti specializzati.

Dopo un quinquennio di crescita “fragorosa dell’occupazione, al +10%, anche nel 2023 stiamo crescendo dell’1% – dice Cattani – forti di competenze evolute, regolatorie, farmacoeconomiche e tecniche che sfociano negli ingegneri di processo, nei tecnologi e nei laureati Stem che ci contendiamo con altri settori. Il livello di digitalizzazione spinta, la realtà aumentata e l’AI richiedono queste competenze”, sottolinea.

La transizione della salute e la riforma Aifa

“Il Fondo monetario internazionale – ricorda Marcello Cattani – ha correlato chiaramente la spesa farmaceutica con la crescita del Pil. La salute è un investimento al pari dell’istruzione e della formazione, e ha un impatto immediato sull’economia”.

Ecco perchè per l’intero settore è fondamentale “la riforma dell’Agenzia italiana del farmaco, che ora deve compiersi: l’Aifa è cardine anche per i cittadini, penso ai tempi di accesso ai nuovi farmaci”. In Italia occorrono 14 mesi rispetto ai 2 mesi della Germania, “e poi c’è tutto il tema dell’accesso regionale”. Ecco allora che per Cattani occorre fare presto, inoltre la riforma Aifa dovrà poter contare su “modalità nuove d’ingaggio con le aziende”. 

Altrettanto fondamentale (e apprezzata) l’opposizione del Governo alla proposta di revisione della legislazione farmaceutica europea, che “in maniera miope vuole ridurre i tempi della protezione intellettuale”. Con il rischio di dare spazio a Paesi come Cina e India. “Il position paper strategico del Governo smonta questa proposta, che avrebbe pesato soprattutto sull’Italia”, commenta Cattani.

Le criticità

In barba ai talenti che possiede, l’Italia però nel panorama generale dei brevetti pesa il 2%. “Siamo l’ottava economia ma siamo in ritardo sulla ricerca pubblica, su cui si investe lo 0,8% del Pil, il resto è la parte privata. I brevetti italiani delle aziende farmaceutiche sono cresciuti a un ritmo forte”, rivendica il numero uno di Farmindustria. Ma non basta: “Siamo undicesimi dopo la Svezia per numero di brevetti, un Paese relativamente piccolo che però evidentemente investe in modo efficace in ricerca e sviluppo”.

Sul pharma pesa poi la burocrazia, ma anche il tema della privacy: la gestione secondaria del dato clinico. “Dobbiamo diventare un sistema sanitario data driven: le informazioni personali del singolo devono essere protette, ma il dato deve essere accessibile ai medici, che in futuro saranno meno ma con competenze diverse”. Per poter garantire la transizione digitale e, in una parola, la medicina del futuro. “Per il fascicolo sanitario elettronico il prossimo anno dovrebbe essere quello buono”, conclude Cattani. Ma su questo aspetto, come su altri, la scelta deve essere politica e strategica.

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