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Covid in Italia, la corsa dei contagi e il caso over 80

Ce ne siamo accorti leggendo le chat di scuola, ufficio o famiglia: il virus di Covid-19 ha ripreso a correre in Italia. Nelle ultime 3 settimane i contagi settimanali sono quasi raddoppiati: +94,3%, e crescono anche i ricoveri in area medica (+58,1%).

A segnalarlo è il monitoraggio di Fondazione Gimbe, un appuntamento ‘classico’ in pandemia che ritorna proprio in coincidenza con l’ondata di malanni. Accendendo i riflettori sul ‘caso degli over 80′: in un mese sono stati 881 i decessi Covid, quasi tutti a carico degli ultraottantenni.

Nel frattempo le vaccinazioni non decollano. “Nonostante le raccomandazioni del ministero della Salute i tassi di copertura negli over 80 rimangono molto bassi a livello nazionale e prossimi allo zero in quasi tutte le Regioni del Sud – puntualizza il presidente Nino Cartabellotta – Con un numero di somministrazioni che, invece di aumentare, si riduce”.

Cosa tiene lontani gli anziani dai vaccini

La campagna vaccinale contro Covid-19, in realtà, non è mai partita davvero. Ma cosa sta accadendo? Purtroppo, al fenomeno della “stanchezza vaccinale” e alla continua disinformazione sull’efficacia e sicurezza dei vaccini, si sono aggiunti problemi logistico-organizzativi: “Ritardo nella consegna e distribuzione capillare dei vaccini, insufficiente e tardivo coinvolgimento di farmacie e medici di medicina generale, mancata attivazione della chiamata attiva dei pazienti a rischio, difficoltà tecniche dei portali web di prenotazione. Con la tragica conseguenza – dice Cartabellotta – che l’attuale incremento della circolazione virale viene a coincidere con il progressivo declino della copertura immunitaria in un numero sempre più elevato di anziani e fragili, aumentando inesorabilmente ricoveri ordinari e decessi”.

I dati

Dalla settimana 2-8 novembre a quella 23-29 novembre il numero dei nuovi contagi settimanali è aumentato da 26.855 a 52.175 (+94,3%), il tasso di positività dei tamponi dal 13,6% al 18,8%, l’incidenza settimanale da 46 casi per 100 mila abitanti ha raggiunto 89 casi per 100 mila abitanti, la media mobile a 7 giorni da 3.469 casi/die il 2 novembre è salita a 7.454 casi/die il 29 novembre.


Oltretutto “il numero dei contagi è largamente sottostimato – conferma Cartabellotta – perché il sistema di monitoraggio, dopo l’abrogazione dell’obbligo di isolamento per i soggetti positivi, poggia in larga misura su base volontaria. Infatti, da un lato la prescrizione di tamponi nelle persone con sintomi respiratori è ormai residuale (undertesting), dall’altro con l’utilizzo diffuso dei test antigenici fai-da-te la positività viene comunicata ai servizi epidemiologici solo occasionalmente (under-reporting)”.

La mappa dei contagi

Nella settimana 23-29 novembre l’incidenza dei nuovi casi oscilla da 1 caso per 100 mila abitanti della Sicilia a 183 del Veneto. Rispetto alla settimana precedente i nuovi contagi Covid aumentano in 15 Regioni: dal +3,7% del Veneto al +43,4% della Sardegna. In calo le restanti 6 Regioni: dal -3,5% della Provincia Autonoma di Trento al -32,3% dell’Umbria.

In 80 Province si registra un aumento dei nuovi casi: dal +1,5% di Trieste al +60% di Matera. Nelle restanti 21 Province si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -0,2% di Salerno al -50% di Messina); stabili le Province di Cagliari, Catanzaro, Enna, Oristano, Siracusa, Sud Sardegna con una variazione dello 0%.

Gli anziani più colpiti

Secondo l’ultimo Aggiornamento nazionale dei dati della Sorveglianza Integrata Covid dell’Istituto Superiore di Sanità, fatta eccezione per la fascia 0-9 anni (in cui si registrano 20 casi per 100 mila abitanti), l’incidenza aumenta progressivamente: da 16 casi per 100 mila abitanti nella fascia 10-19 anni a 177 per 100 mila abitanti nella fascia 80-89 anni, fino a 221 per 100 mila abitanti negli over 90. In pratica, più si va avanti con l’età, più si fanno i test. Probabilmente perché c’è anche una maggiore preoccupazione o la malattia appare più pesante.

Le reinfezioni

Sempre stando all’Iss la percentuale di reinfezioni è lievemente aumentata nelle ultime settimane, sino a raggiungere il 44%. Segno che lo ‘scudo’ dell’immunità ibrida si va indebolendo.

Che succede negli ospedali

In questo caso abbiamo due realtà differenti, legate alla gravità delle forme registrate. I posti letto occupati da pazienti Covid dal 2 novembre al 29 novembre sono aumentati in area medica da 3.632 fino a 5.741 (+58,1%) e in terapia intensiva da 99 a 170 (+71,7%). Al 29 novembre il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid è del 9,2% in area medica (dall’1,8% della Basilicata al 10,1% dell’Umbria) e dell’1,9% in area critica (dallo 0% di Basilicata, Marche, Provincia Autonoma di Bolzano e Valle d’Aosta al 2,8% dell’Emilia-Romagna).

“Se in terapia intensiva i numeri sono esigui dimostrando che oggi l’infezione da Sars-CoV-2 solo raramente determina quadri severi – spiega Cartabellotta – l’incremento dei posti letto occupati in area medica conferma che nelle persone anziane, fragili e con patologie multiple può aggravare lo stato di salute richiedendo ospedalizzazione o peggiorando la prognosi delle malattie concomitanti”.

Come abbiamo anticipato, infatti, il tasso di ospedalizzazione in area medica cresce con l’aumentare dell’età: in particolare, passa da 39 per milione di abitanti nella fascia 60-69 anni a 112 per milione di abitanti nella fascia 70-79 anni, a 271 per milione di abitanti nella fascia 80-89 anni e a 421 per milione di abitanti negli over 90.

Vaccini al palo

Su questo fronte, al 30 novembre sono state somministrate 1.042.541 dosi così suddivise: 190.467 (18,3% del totale) agli under 60 anni, 183.901 (17,6%) alla fascia 60-69 anni, 327.340 (31,4%) alla fascia 70-79 anni e 340.833 (32,7%) agli over 80. Facendo riferimento all’ultimo aggiornamento della platea ufficiale, il tasso di copertura nazionale per gli over 60 è del 4,9% (dallo 0% dell’Abruzzo al 12% della Toscana) (figura 8). Quello degli over 80, la fascia di età più suscettibile a ricoveri e decessi, del 7,4% (dallo 0% dell’Abruzzo al 17% della Toscana).

I rischi (legati al mix di virus) per la tenuta del Ssn

“I dati su ospedalizzazioni in area medica e i decessi – sottolinea Nino Cartabellotta – confermano che la malattia grave colpisce prevalentemente le fasce di età avanzata, oltre che i soggetti fragili. Alla luce del quadro epidemiologico, della percentuale di reinfezioni, dell’efficacia dei vaccini sulla malattia grave e delle rilevanti criticità che condizionano l’erogazione dei servizi sanitari, la Fondazione Gimba invita le Istituzioni a potenziare rapidamente la campagna vaccinale per anziani e fragili, oltre a rimettere in campo, ove necessario, misure di contrasto alla diffusione del virus”.

Considerato il possibile effetto del mix di Covid e influenza, l’invito alla popolazione è quello a “mantenere comportamenti responsabili. Nei prossimi mesi il vero rischio – conclude il presidente Gimbe – è quello di compromettere la tenuta del Servizio Sanitario Nazionale, già profondamente indebolito e molto meno resiliente, in particolare per la grave carenza di personale sanitario”. Nel giorno dello sciopero dei medici questo monito si arricchisce di significato.

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