Covid, la staffetta nei ricoveri e il nuovo spray nasale

spray nasale Covid
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Il freddo è ormai arrivato sulla Penisola e con il 2024 Covid-19 sta – letteralmente – lasciando il posto (letto) all’influenza. A sottolineare l’avvicendamento di questi patogeni sulle pagine dei giornali ma soprattutto negli ospedali italiani sono gli ultimi dati Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere).

Intanto però la ricerca contro Covid-19 non si ferma: gli scienziati del Karolinska Institutet in Svezia hanno dimostrato che uno spray nasale con anticorpi geneticamente modificati può fare da ‘scudo’ contro l’infezione da Sars-Cov-2, almeno nei topi. Una strategia innovativa, che potrebbe essere utile anche contro altri virus.

Cosa accade negli ospedali…

Dopo i primi indizi a dicembre, anche a gennaio “si conferma la discesa dei ricoveri Covid, ma la pressione sugli ospedali non accenna a diminuire per via dell’influenza”, sintetizza il presidente Fiaso, Giovanni Migliore.

Nella prima settimana del 2024 Fiaso segnala un -22% dei pazienti positivi a Covid-19 negli ospedali sentinella. Una frenata che riguarda soprattutto i ricoverati risultati incidentalmente positivi al coronavirus: in questo caso abbiamo un -27%. Cosa che, secondo gli esperti Fiaso, indicherebbe una riduzione anche della circolazione virale.

Scende del 10% invece il numero di quanti sono finiti in ospedale per colpa di Sars-Cov-2. L’età media dei pazienti è di 77 anni e nella quasi totalità dei casi si tratta di soggetti che presentano anche altre patologie.

E nelle terapie intensive

Calano a doppia cifra (27%) anche i pazienti Covid ricoverati nelle terapie intensive. “Si tratta di pochi casi per ospedale e, anche qui, il profilo è quello di pazienti con età media di 70 anni con altre patologie”, dicono dalla Federazione. Quanto agli ospedali pediatrici, i ricoveri Covid dei bambini si riducono del 15%, non ci sono piccoli pazienti in terapia intensiva e a finire in ospedale sono soprattutto i più piccini (0-4 anni).

Polmoniti gravi

Tutto bene, allora? “Stiamo purtroppo vedendo polmoniti gravi non dovute all’infezione da Covid, ma alle conseguenze dell’influenza anche nelle terapie intensive”, precisa Migliore, convinto che nelle prossime settimane vedremo anche sugli ospedali gli effetti della riapertura delle scuole.

Lo spray nasale

In uno studio pubblicato su Pnas i ricercatori hanno fatto ricorso agli anticorpi IgA, che risiedono naturalmente nelle mucose delle vie aeree. L’assenza o i bassi livelli di IgA della mucosa sono associati a un aumento del rischio di infezioni da Sars-Cov-2. I vaccini oggi in uso stimolano principalmente una risposta anticorpale IgG nell’organismo: evitano effetti gravi, ma la capacità di schermare contro l’infezione specie nel caso delle nuove varianti Omicron è limitata.

Così il gruppo guidato dalla professoressa Qiang Pan-Hammarström ha utilizzato l’ingegneria genetica per creare anticorpi IgA che si legassero alla proteina Spike in modo simile agli anticorpi IgG.

I risultati

Topi infettati con la variante Omicron sono stati tratti con lo speciale spray: le gocce nasali hanno ridotto significativamente la carica virale nella trachea e nei polmoni degli animaletti. “I risultati mostrano che questi anticorpi geneticamente modificati possono rafforzare la protezione contro nuove varianti virali”, racconta Harold Marcotte, professore associato presso il Dipartimento di biochimica e biofisica medica e primo autore dell’articolo. Ma attenzione, questi anticorpi speciali “non sono destinati a sostituire gli attuali vaccini”.

Questa “è una strategia di immunizzazione passiva. Un approccio che inducesse una risposta immunitaria delle mucose sarebbe l’ideale, ma speriamo che il nostro sia adatto a proteggere gli individui più vulnerabili, come anziani o persone immunodepresse”.

Non solo Covid

“Crediamo che questa sarà una strategia molto promettente non solo per Covid-19 e le nuove varianti, ma anche per altre malattie infettive tra cui l’influenza e infezioni della mucosa gastrica come l’Helicobacter pylori, per le quali non esiste un vaccino”, conclude Qiang Pan-Hammarström.

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