Salute batte lavoro: le nuove priorità degli italiani

Luppi salute

Nel post-pandemia cambiano le priorità degli italiani in tema di investimenti. Ma cambia anche l’atteggiamento dell’esecutivo: la salute non è più vista come un costo ma, appunto, come un investimento. Un asset strategico da valorizzare.

Lo dimostrano chiaramente le parole del ministro della Salute, Orazio Schillaci (“guardiamo con attenzione alle sinergie con l’industria”) e del collega del Mimit Adolfo Urso (“le imprese farmaceutiche sono un elemento trainante del Made in Italy”), alla sesta edizione di “Inventing for Life Health Summit”, organizzato a Roma da Msd Italia. Ma vediamo prima l’evoluzione del sentire degli connazionali, che su salute e sanità hanno idee chiarissime.

Tra salute e lavoro

Gli investimenti in salute sono al primo posto per il 69% dei cittadini intervistati da Ipsos nel sondaggio su “Priorità e aspettative degli italiani per un nuovo Ssn”, davanti addirittura a un tema ‘caldo’ come il lavoro e ai costi per l’energia (che l’anno passato preoccupavano molto). La salute è in crescita rispetto agli ultimi due anni e probabilmente ‘pesa’ sugli equilibri l’effetto pandemia, ma anche quello dei dati sulla disoccupazione, mai così bassa, ha detto il presidente Nando Pagnoncelli. Pronto Soccorso, assistenza ospedaliera e prevenzione sono le aree su cui i cittadini chiedono di intervenire con maggiore urgenza.

E ancora, quasi 9 italiani su 10 ritengono che la sanità pubblica rappresenti una priorità strategica per il Paese e che sia necessario un aumento del suo finanziamento. Mentre 7  italiani su 10 ritengono che il pharma possa rappresentare uno stimolo per la ripresa dell’economia. E altrettanti pensano che lo Stato debba investire di più nell’assistenza farmaceutica pubblica. Quasi 8 italiani su 10 – un dato tutto sommato sorprendente rispetto al sentire che emerge sui social – sono convinti poi che i vaccini salvino vite e siano importanti per proteggere anche chi non può vaccinarsi. E la popolazione è favorevole a un maggior coinvolgimento delle farmacie nelle vaccinazioni (78%).

In calo invece la quota di italiani che ritiene utili la telemedicina, la trasformazione digitale e l’intelligenza artificiale in sanità (da 79% a 68%). Forse perchè si fatica ancora a vedere le ricadute pratiche nella vita di tutti i giorni, o se ne temono alcuni aspetti. “La rapidità dell’evoluzione degli strumenti digitali, pensiamo all’AI generativa, sta generando sentimenti conflittuali nell’opinione pubblica, tra ansie e aspettative – riflette Pagnoncelli – il timore della perdita dell’indispensabile contatto umano si compensa con l’attesa di efficientamento nei processi e di progressi nella precisione e rapidità delle diagnosi”.

Un momento dell’evento

Attrarre investimenti in Italia

“Le innovazioni hanno un costo”, ha riconosciuto Schillaci, ma permettono di guardare con più ottimismo alle sfide per la salute. Per il ministro medico è il momento di un cambio di passo anche sulla prevenzione: bisogna investire su questo aspetto. “C’è stata una miopia su questo tema, e ora ne paghiamo il prezzo”, ha detto.

Dal canto sui il ministro delle Imprese e del Made in Italy Urso ha sottolineato come “la farmaceutica italiana abbia superato nel 2023 il traguardo dei 50 mld di euro di produzione”. Un risultato importante, in una fase in cui molti stanno ripensando gli investimenti. E noi speriamo che scelgano l’Italia”, indicata da un “grande fondo americano come il Paese più attrattivo per investire nel settore”. Urso ha sottolineato poi il lavoro del Tavolo per la farmaceutica e l’impegno costante nel “rendere competitivo il sistema industriale”. Perchè la concorrenza è ormai internazionale, ma l’Italia intende far sentire la propria voce.

Insomma, la salute ha bisogno di investimenti e di innovazione, ma quest’ultima non può prescindere da un ecosistema attrattivo. “Più salute vuol dire più vita in buona qualità, ma anche la possibilità di un ritorno economico che serve al Paese per essere più competitivo rispetto all’estero – ha detto alla stampa Nicoletta Luppi, presidente e amministratrice delegata di Msd Italia – È importante dunque che anche l’Italia si doti di un Piano strategico nazionale per le Life Science: molti altri Paesi lo hanno fatto, noi non solo dobbiamo farlo, ma possiamo farlo anche più bello degli altri. È importante mettere insieme tutte le voci, anche quelle dei pazienti, per una strategia italiana che possa posizionare la ricerca e la filiera industriale sugli standard internazionali più avanzati, rendendo il nostro Paese ancor più attrattivo nei confronti degli investimenti esteri”.

Dunque dal Tavolo della farmaceutica Luppi si aspetta che arrivi “un Piano per le Life Science di ampio respiro e visione, in cui nessuno resti indietro in nessuna parte del Paese. Perchè la salute è un bene prezioso e può essere un volano per la competitività e la crescita”. Un percorso ineludibile per la manager, che però rischia di incappare in alcuni ostacoli. “Se non diamo un fast track ai farmaci innovativi grazie anche all’inclusione dei farmaci con innovatività condizionata all’interno del Fondo per gli Innovativi – avverte Luppi – rimarremo indietro”.

Le imprese ci sono

“Il 2023 è stato un anno record per produzione ed export. Le nostre imprese continuano a crescere in termini di competitività internazionale e come piattaforma tecnologica nella ricerca clinica e nella R&D. E – ha detto Marcello Cattani, presidente di Farmindustria – vogliono dare un contributo fondamentale all’Italia che necessita di un ulteriore incremento del Fondo Sanitario Nazionale e della modernizzazione tecnologica delle competenze e delle infrastrutture, per migliorare il percorso di fruizione delle cure. È quindi necessaria – ha sottolineato Cattani – una strategia che abbandoni la logica dei silos”.

Investimenti e Pnrr

“Per quanto riguarda il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), le Regioni in questo momento son tutte brave”, dice a margine dell’evento Domenico Mantoan, direttore generale di Agenas. “Nel 2026 le case di comunità ci saranno in tutte le Regioni. Dobbiamo risolvere ancora dei problemi, come ad esempio cambiare il modello organizzativo dei medici di medicina generale – continua Mantoan -Ee un tema vero è quello degli infermieri: o rendiamo più attrattiva questa professione, dando competenze aggiuntive e qualche soldo in più. Oppure, come succede in qualche Paese in Europa, dovremo andarli a prendere da qualche altra parte”.

Il cammino dell’Italia e dell’Europa

Il tema, chiaro, è quello di attrarre investimenti dall’estero. Un ritardo che non è solo italiano. “L’Europa sta perdendo terreno rispetto ai suoi concorrenti globali – ha detto Louise Houson, presidente Core Europe & Canada Region Msd International – Negli ultimi 20 anni, la quota degli investimenti in Europa in R&S è diminuita del 25% e dobbiamo rafforzare il sistema di incentivi europei per riorientare gli investimenti” verso il Vecchio Continente.

“Se si considera che a livello globale ogni anno il settore investe più di 200 miliardi di dollari e l’Italia ne intercetta meno dell’1% – ha affermato Valerio De Molli, Managing Partner e Ad di The European House- Ambrosetti – appare evidente che dobbiamo porci l’obiettivo di attrarre il maggior ammontare possibile di investimenti. Per aumentare la nostra attrattività è necessario agire con un portafoglio integrato di interventi e politiche, in grado di fronteggiare le sfide del sistema-Paese nel suo complesso a partire dal rafforzamento del Ssn, da una nuova strategia per il settore farmaceutico e dall’elaborazione di un vero e proprio Piano nazionale delle Life Science”.

Anche “per le associazioni pazienti è di fondamentale importanza investire ed ottimizzare le risorse per gli screening e per le cure oncologiche – ha aggiunto Elisabetta Iannelli, segretario generale Favo – L’Italia deve investire per raggiungere l’obiettivo posto dall’Ue di garantire che il 90% della popolazione acceda agli screening oncologici ed alla vaccinazione da papilloma virus. Ma è necessario investire nel digitale, anche per facilitare l’accesso agli screening e aumentarne l’adesione anche mediante incentivi come quelli di recente previsti dalla Regione Lombardia. È essenziale investire nella genomica per una medicina sempre più personalizzata anche riguardo agli screening che potranno essere finalizzati ancor più a diagnosticare malattie il cui rischio sarà individuato dai test genomici. Ridurre il carico delle malattie prevenibili e diagnosticabili precocemente, è un investimento fruttuoso per la Sanità e per il Welfare State e significa anche ridurre il carico di dolore e la tossicità finanziaria che il tumore e i trattamenti comportano per il malato e per la sua famiglia”.

Preoccupazioni condivise da Francesco Zaffini, presidente della Commissione Affari Sociali e sanità del Senato. Che riporta i riflettori sull’Europa e sulla proposta di regolamento per la farmaceutica. La posizione italiana è sintetizzata “in ben due pareri rilasciati dalla Commissione che presiedo e in un position paper presentato dal Governo. Abbiamo fatto valere il nostro peso come Paese, ora il principale compito delle Istituzioni è quello di incoraggiare l’innovazione del comparto farmaceutico nazionale ed europeo. Auspico, dunque, che la discussione in sede Europea sia finalizzata a rafforzare, e non indebolire, l’ecosistema di innovazione e di ricerca“. A vantaggio della salute di tutti, non solo degli italiani.

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