Autismo, quando il calcio fa bene ai giovanissimi

Per superare un ostacolo occorre prima vederlo, ma rendersi conto delle barriere che complicano la vita di un bambino con disturbi dello Spettro autistico può non essere immediato. Anche perché si tratta di uno spettro molto ampio. Oltre alle difficoltà, infatti, le persone neurodivergenti hanno punti di forza specifici ed esclusivi. Ecco allora che la consapevolezza è importante, perché aiuta a comprendere, accettare e accettarsi.

Quanto allo sport, nel caso dell’autismo e della sindrome di Asperger, può venire automatico pensare ad attività individuali come nuoto, corsa o bicicletta. Punta invece sul calcio la scommessa dell’Associazione ‘ScopriAMO l’autismo’, nata dalla volontà di una coppia di genitori romani con 3 figli di cui l’ultimo nello Spettro autistico e dalla joint-venture con il Frosinone Calcio di Maurizio Stirpe. Una scommessa raccolta dal dottor Alessandro Danieli, fisioterapista a capo di FisioDanieli Poliambulatorio che vanta un’esperienza ventennale nel settore della riabilitazione fisica e ortopedica – e presidente dell’Accademia Gialloazzurri di Roma, centro tecnico del Frosinone Calcio che forma i giovanissimi atleti.

“L’associazione – racconta Danieli – ci ha chiesto di mettere a disposizione dei ragazzi degli spazi sui campi di calcio e i nostri mister. E noi, insieme al direttore tecnico Stefano Barboni, abbiamo aderito molto volentieri: il nostro obiettivo è avvicinare al calcio i bambini con autismo, perché siamo convinti che lo sport e la scienza siano in grado di abbattere le barriere. Voglio anche sottolineare che dal punto di vista scientifico avremo il supporto dell’Università Campus Bio-Medico, per iniziativa del suo Ad e direttore generale, Andrea Rossi, con il supporto dei suoi ingegneri biomedici”. Il team si occuperà di sviluppare una piattaforma tecnologica che integra sistemi indossabili e algoritmi di intelligenza artificiale in grado di comprendere meglio il possibile ruolo del gioco del calcio nell’autismo.

Ma come si declinerà il progetto? Nelle prossime settimane, continua Danieli, “cercheremo di coinvolgere 12 ragazzi con varie forme di sindrome dello Spettro autistico, tra i 6 e i 12 anni”. Sul campo ci saranno allenatori preparati ad hoc. L’Accademia ha infatti avviato un percorso di formazione di tutto il personale, con incontri mensili volti alla conoscenza approfondita dell’autismo in tutte le sue sfaccettature.

Il programma prevederà la presenza in campo di due allenatori professionisti supportati da due terapisti della neuropsicomotricità che seguiranno gli allenamenti dei 12 bambini nello Spettro dell’autismo. Per molti giovanissimi con disturbi del neurosviluppo praticare uno sport di squadra rappresenta un obiettivo difficile da realizzare. Ma c’è anche un altro problema: le opportunità di avvicinarsi a discipline come il calcio sono rare. Dall’Associazione sottolineano invece come sia estremamente importante aiutarli e facilitarli nell’integrazione attraverso lo sport proprio in relazione alle importanti opportunità di crescita e di sviluppo che quest’ultimo permette.

Il progetto si concluderà a giugno. Ma non è tutto. “Stiamo organizzando anche momenti di incontro con i giocatori del Frosinone Calcio”, anticipa Danieli. In questo caso l’iniziativa potrebbe incrociarsi con il decennale della scomparsa del fratello di Danieli, Gianni, motociclista ucciso da un albero sulla via Cristoforo Colombo, cui dal 2019 è stato intitolato un torneo che si tiene a giugno. “Per il Trofeo Gianni Danieli stiamo infatti organizzando una sorpresa speciale per i nostri ragazzi. Ma il mio sogno, visto che questo è un progetto di inclusione e che i giovani dell’Associazione ‘ScopriAMO l’autismo’ saranno tesserati con l’Accademia Gialloazzurri, è fare in modo che almeno uno di loro possa arrivare a giocare con la squadra in una partita del campionato”.

Il comitato scientifico di ‘ScopriAMO l’autismo’

L’associazione può contare su esperti autorevoli. Il Comitato scientifico è presieduto da Pietro Ferrara, ordinario di Pediatria del Campus Bio-Medico e giudice onorario del Tribunale dei minori di Roma, mentre il comitato scientifico è composto da Alessandro Danieli; dalla giornalista Rai Isabella Di Chio; da Raffaella Esposito, esperta in pratiche filosofiche riflessive e apprendimento organizzativo; da Marta Giovannetti, ricercatrice del Campus Bio-Medico; da Michele Guarino, associato di Gastroenterologia al Campus Bio-Medico; dall’avvocato e scrittrice Grazia Maria Mantelli e da Andrea Rossi.

Un Calcio all’autismo

L’intervista di Mariapia Ebreo a Margareth Martino, vicepresidente dell’associazione ScopriAMO l’autismo

Si parla spesso dei valori dello sport, ma non sempre l’inclusività è fra questi. Il gioco del calcio, in particolare, può risultare ‘ostico’ per i soggetti affetti dal disturbo dello Spettro dell’autismo, ma studi recenti hanno dimostrato come possa diventare invece un ottimo strumento ‘terapeutico’. Ne abbiamo parlato con Margareth Martino, vicepresidente dell’associazione ScopriAMO l’autismo, che ci ha raccontato: “Parliamo di una neurodiversità complessa, fra le difficoltà che comporta c’è quella di accedere agli sport di gruppo come il gioco del calcio che, oltre a una serie di regole difficili da capire, richiede delle prestazioni fisiche che spesso i bambini nello Spettro fanno fatica a realizzare, come colpire la palla mentre si corre”. L’associazione ha promosso il progetto di scuola calcio dedicato ai bambini con diagnosi di Autismo di tipo 1, comunemente noto come sindrome di Asperger.

In campo ci saranno due allenatori e i terapisti, per modulare l’allenamento sulle potenzialità dei bambini”. Dal punto di vista della ricerca scientifica, continua Margareth Martino, in America sono stati pubblicati due studi che attestano come il gioco del calcio aumenti la socializzazione. “Le terapie per l’autismo di tipo 1 sono di tipo comportamentale e puntano ad aumentare la socialità, il calcio può quindi diventare una vera e propria terapia per favorire l’empatia verso gli altri”. Il progetto ‘Calcio Inclusivo’ nasce dalla partnership fra l’associazione ScopriAMO l’autismo e il Frosinone Calcio, ed è realizzato ora con l’Accademia Gialloazzurri.

Il Frosinone ha appoggiato con grande disponibilità questa causa per la divulgazione sana di un tema attuale, e quando abbiamo pensato alla scuola calcio – continua – ci hanno messo in contatto con una loro realtà sportiva”. L’elemento distintivo di questo progetto è che “tutta la squadra sarà di bambini nello spettro. Nella prima fase vanno accompagnati in un percorso calibrato sulle loro potenzialità, quando saranno pronti potranno entrare magari a giocare nella categoria”.

È un progetto ora gratuito per i bambini e a carico dell’associazione in collaborazione con l’Accademia. Martino tiene a chiarire che “l’autismo è una condizione permanente e non una malattia, parola che nel gergo medico fa pensare a qualcosa di patologico che con le cure può guarire. L’autismo invece persiste per tutta la vita, e determina un funzionamento che può anche essere alto o performante”. Dunque è importante per l’associazione uscire dal “retaggio culturale che vincola l’autismo agli stereotipi cinematografici. È corretto far capire che l’autismo è altro. Se il genitore non ha paura dello stereotipo, grazie ad una diagnosi precoce può intervenire subito. E con adeguate terapie ci sono dei margini di recupero ampi”.

 

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