Covid in Italia, numeri e varianti di una malattia sociale

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Mentre si avvicina la quarta primavera dall’inizio dell’emergenza, “Covid-19 da pandemia sta diventando ormai una malattia sociale“. A sottolinearlo a Fortune Italia è l’epidemiologo Massimo Ciccozzi, che analizza l’evoluzione di Sars-Cov-2 in Italia insieme al collega Fabio Scarpa dell’Università di Sassari, in un articolo in pubblicazione su ‘Journal of Infection’. “Ormai abbiamo imparato a gestire il virus, che è diventato endemico. Quello che mi preoccupa è l’impatto sulla società e sulla vita delle persone“, avverte.

A dargli ragione sono anche i numeri diffusi dal monitoraggio di ministero della Salute e Istituto superiore di sanità. Nell’ultima settimana di febbraio (22-28), sono stati appena 1.103 i nuovi casi positivi a Covid, -31,4% rispetto alla settimana precedente (1.607). Il virus non ci preoccupa più. Ma il suo impatto sulla vita e la salute degli italiani non è cessato.

I numeri del virus

Vediamo prima i dati: il trend è in forte discesa, a fronte di 132.482 tamponi (-9,8%), e impatta sul dato dei morti. Il monitoraggio segnala infatti solo 39 deceduti positivi al virus, con una variazione di -25% rispetto alla settimana precedente (52).

Ottimi anche i numeri che arrivano dagli ospedali: l’occupazione Covid in area medica al 28 febbraio è pari all’1,9% (1.154 ricoverati), rispetto al 2,1% (1.311 ricoverati) di sette giorni prima. In terapia intensiva siamo appena allo 0,5% (45 ricoverati), rispetto allo 0,6% (51 ricoverati) del 21 febbraio. Percentuali davvero limitate, a quattro anni dall’inizio della pandemia.

Le varianti in Italia

A impattare sul trend è anche quello che l’epidemiologo Massimo Ciccozzi aveva battezzato ‘il valzer delle varianti’. Ebbene, secondo l’ultimo report dell’Iss a febbraio in Italia la JN.1 si conferma predominante, con una prevalenza pari al 71,7% (dunque in lieve calo rispetto al 77% registrato a gennaio).

A livello internazionale, sottolineano gli esperti dell’Iss, JN.1 risulta prevalente e la sua diffusione è ancora in crescita e “non sembra porre rischi addizionali per la salute” rispetto agli altri lignaggi co-circolanti. Le varianti XBB.1.5, EG.5 e BA.2.86 sono ancora presenti nel nostro Paese.

Una malattia sociale

“A preoccuparci non è più tanto il virus, quanto l’effetto che Covid ha avuto sulle persone. Che sono stanche e non vogliono più sentir parlare della vaccinazione anti-Covid (che copre per un periodo limitato, ma protegge i fragili). Così hanno rinunciato anche ad altri vaccini. Preoccupa poi l’allontanamento da prevenzione e screening. Per non parlare degli effetti psicologici: quanti ancora si isolano socialmente perchè hanno paura del virus?”, si chiede l’esperto.

“Ecco, voglio ricordare che la mascherina è un presidio fondamentale: si può usare quando andiamo sui mezzi pubblici per evitare rischi, ma non facciamoci fermare dalla paura. Covid-19 sta andando velocemente verso un adattamento – conclude Ciccozzi – Ecco allora che non dobbiamo permettere al timore e all’ansia di isolarci. Ormai sappiamo come comportarci e come gestire questa patologia. Fermo restando l’invito ai fragili di proteggersi, è arrivato il momento di gestire con buonsenso Sars-Cov-2, forti di ciò che abbiamo imparato in questi anni”.

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