Medici di famiglia, 11.400 in pensione nel 2026. Dove sarà emergenza

medici pensione

Chi ci curerà domani? Non è una domanda nuova, ma in effetti i dati che arrivano negli ultimi mesi la ripropongono con allarmante costanza. Questa volta ci occupiamo dei medici di famiglia, categoria che appare in via di estinzione. Se già oggi ne mancano oltre 3.100, 
entro il 2026 sono previsti più di 11.400 pensionamenti. Indovinate quali Regioni sono più in crisi oggi? E quelle in affanno dopodomani? 

A fare il punto è un nuovo report di Fondazione Gimbe, che ha stimato la carenza (presente e futura) di questi operatori, Regione per Regione. Un documento che non può non preoccupare. Anche perchè “l’allarme sulla carenza dei medici di medicina generale già oggi riguarda tutte le Regioni ed è frutto di un’inadeguata programmazione che non ha garantito il ricambio generazionale in relazione ai pensionamenti attesi. Così oggi spesso diventa un’impresa poter scegliere un medico vicino a casa”, sottolinea il presidente Nino Cartabellotta.

Numeri che crescono troppo

Come abbiamo già ricordato in passato, il massimo di assistiti di un medico di medicina generale è fissato a quota 1.500: in casi particolari può essere incrementato fino a 1.800, numero che però talora – ricorda Gimbe – viene ulteriormente superato attraverso deroghe locali (es. fino a 2.000 nella Provincia Autonoma di Bolzano), o per casi di indisponibilità di medici, oltre che per le scelte temporanee affidate al medico (es. extracomunitari senza permesso di soggiorno, non residenti).

Parallelamente, esistono motivazioni che determinano un numero inferiore di assistiti. Così accanto a una quota di medici di famiglia “ultra-massimalisti” che sfiora il 50% ci sono colleghi con un numero molto basso di assistiti. I dati forniti dal Ministero della Salute, riferiti all’anno 2022, documentano infatti che su 39.366 dottori di famiglia, il 47,7% ha più di 1.500 assistiti; il 33% tra 1.001 e 1.500 assistiti; il 12,1% da 501 a 1.000; il 5,7% tra 51 e 500 e l’1,5% meno di 51.

Ecco dove la situazione è già difficile

Ebbene, il massimale di 1.500 assistiti viene superato da più di un medico di medicina generale su due in Emilia-Romagna (51,5%), Campania (58,4%), Provincia Autonoma di Trento (59,1%), Valle D’Aosta (59,2%), Veneto (64,7%). E addirittura da due su tre nella Provincia Autonoma di Bolzano (66,3%) e in Lombardia (71%).

Un sovraccarico di assistiti che “determina inevitabilmente una riduzione della disponibilità oraria e, soprattutto, della qualità dell’assistenza accendendo “spie rosse” su tre elementi fondamentali: la reale disponibilità di medici di famiglia in relazione alla densità abitativa, la distribuzione omogenea e capillare sul territorio e la possibilità per i cittadini di esercitare il diritto della libera scelta”, avverte Cartabellotta.

Questione di età

Nel 2022 il 72,5% dei medici di famiglia in attività aveva oltre 27 anni di anzianità di laurea, con quasi tutte le Regioni del Centro-Sud sopra la media nazionale. In particolare nella maggior parte delle Regioni meridionali i professionisti con oltre 27 anni di laurea sono più di 3 su 4: Calabria (89,4%), Sicilia (81,7%), Campania (80,7%), Sardegna (79,7%), Molise (78,4%), Basilicata (78,3%), Puglia (78%).

E dunque, secondo i dati forniti dalla Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale (Fimmg), tra il 2023 e il 2026 ben 11.439 compiranno 70 anni, raggiungendo così l’età massima per la pensione, deroghe a parte: dai 21 della Valle D’Aosta ai 1.539 della Lombardia.

Le nuove leve non basteranno

Il ricambio generazionale, però, non è assicurato. Il numero di borse di studio ministeriali destinate alla Medicina Generale, è aumentato raggiungendo un picco nel 2021 (n. 4.332). Incrementi “non sufficienti a colmare il ricambio generazionale entro il 2026”, dice Cartabellotta, con alla mano i dati Sisac.

“Lo scenario reale è molto più critico” di quanto lascino trasparire i numeri, continua il presidente, e gli italiani lo sanno bene: spesso è già impossibile trovare un medico di famiglia vicino a casa, non solo nelle cosiddette aree desertificate. Gimbe, ritenendo accettabile un rapporto di 1 dottore di famiglia ogni 1.250 assistiti (valore medio tra il massimale di 1.500 e l’attuale rapporto ottimale di 1.000) e utilizzando le rilevazioni Sisac, stima al 1 gennaio 2023 una carenza di 3.114 medici di famiglia, con situazioni più critiche nelle grandi Regioni del Nord: Lombardia (-1.237), Veneto (-609), Emilia Romagna (-418), Piemonte (-296), oltre che in Campania (-381).

Le prospettive

Tenendo conto poi dei pensionamenti attesi e del numero di borse di studio finanziate, nel 2026 il numero dei medici di medicina generale diminuirà di 135 unità rispetto al 2022, ma con nette differenze regionali. Questa volta saranno tutte le Regioni del Sud (tranne il Molise) a scontare la maggior riduzione di MMG: Campania (-384), Puglia (-175), Sicilia (-155), Calabria (-135), Abruzzo (-47), Basilicata (-35), Sardegna (-9,) oltre a Lazio (-231), Liguria (-36) e Friuli Venezia Giulia (-22).

Cartabellotta punta il dito su “errori nella pianificazione del ricambio generazionale, in particolare la mancata sincronia per bilanciare pensionamenti attesi e finanziamento delle borse di studio, e politiche sindacali non sempre lineari. E le soluzioni attuate, quali l’innalzamento dell’età pensionabile a 72 anni, la possibilità per gli iscritti al Corso di Formazione in Medicina Generale di acquisire sino a 1.000 assistiti e le deroghe regionali all’aumento del massimale, servono solo a “tamponare” le criticità, senza risolvere il problema alla radice”.

Occorre dunque mettere in campo al più presto una strategia multifattoriale. Anche perchè al Sud la  “desertificazione” lascerà scoperte milioni di persone, “aggravando i problemi per l’organizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale”, conclude il presidente Gimbe.

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