Adolescenti e salute, medico di famiglia questo sconosciuto

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Chi si occupa della salute dei nostri figli, dopo la fine del periodo del pediatra? Se la prevenzione nel caso dei ragazzi è davvero fondamentale, lascia un po’ perplessi il fatto che uno studente delle superiori su tre non conosca affatto il proprio medico di famiglia. E anche in tema di prevenzione oncologica ci sono molti, troppi, vuoti. La ‘fotografia’ arriva da un’indagine realizzata nelle scuole da Fondazione Gimbe, all’interno del progetto “La Salute tiene banco”.

Un’iniziativa, come spiega Elena Cottafava, segretaria generale della Fondazione e responsabile del progetto, che mira a diffondere tra i ragazzi l’approccio globale alla salute, a migliorare l’alfabetizzazione sanitaria, a fornire gli strumenti per contrastare le fake news sulla salute e conoscere ed utilizzare in maniera consapevole il Ssn.

Cosa sanno i giovani di One Health e sanità

Oltre mille studenti e studentesse degli istituti superiori di Bologna, mediante quiz interattivi, hanno risposto a domande sul funzionamento del Servizio sanitario nazionale, oltre che sulle attività di prevenzione e sulle prestazioni garantite alla popolazione, al fine di disporre di dati oggettivi su quanto i giovani conoscano realmente la sanità pubblica. Nel periodo febbraio 2023-febbraio 2024 si sono tenuti 8 incontri che hanno coinvolto 775 studenti degli ultimi anni delle superiori. Durante gli incontri è stata condotta una survey di 10 domande, alla quale hanno risposto un numero di studenti compreso tra 229 e 400. Ecco i risultati, con qualche sorpresa.

Nell’89,2% dei casi gli studenti hanno correttamente individuato che i protagonisti della salute, secondo la moderna visione One Health, sono uomini, animali e ambiente. E ancora, per l’87,5% in nessun altro Paese del mondo esiste un modello come il nostro Ssn. Una consapevolezza, commenta il presidente Nino Cartabellotta, che “ci fa comprendere quanto questo pilastro della nostra democrazia sia radicato anche nelle menti dei più giovani”.

Dottore di famiglia e burocrazia

Ma attenzione, quando passiamo dalla teoria alla pratica, uno studente su 3 non ha mai visto il proprio medico di famiglia, che rappresenta il primo “punto di accesso” al Ssn. Un fatto che “invita a riflettere sull’attuale modello di passaggio dal pediatra di libera scelta al medico di medicina generale. Un passaggio esclusivamente burocratico, dove non esiste alcuno scambio di informazioni tra chi ha seguito prima il bambino e poi l’adolescente (il pediatra) e chi deve assisterlo dai 14 anni in poi”, in una fase delicata come l’adolescenza.

E ancora, il 77,3% degli studenti è consapevole dell’esistenza di diseguaglianze di accesso dei cittadini alle prestazioni sanitarie tra le diverse regioni.

Antibiotici

Se l’Italia fa i conti con il problema dell’antibiotico resistenza, il 45% degli studenti dichiara di aver ricevuto una prescrizione di questi farmaci “più volte”, il 21,5% “una volta”, il 33,5% “mai”. Emergerebbe un “potenziale utilizzo inappropriato degli antibiotici nelle infezioni delle alte vie respiratorie nel campione esaminato, visto che oltre due terzi dichiarano di avere ricevuto una prescrizione almeno una volta”, dice Cartabellotta.

Tumori e prevenzione

L’indagine ha voluto tastare il polso ai ragazzi anche sugli screening oncologici offerti gratuitamente dal Ssn. Solo il 56,9% degli studenti ha individuato correttamente i tumori inclusi nei Lea, ovvero mammella, cervice uterina, colon-retto.

“I risultati della survey restituiscono un quadro di luci e ombre. I giovani sono ben consapevoli del valore unico del Ssn e delle interazioni tra salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente e, in larga parte, delle diseguaglianze regionali in sanità. Conoscono molto meno gli screening oncologici offerti dal Ssn e oltre la metà vive nella convinzione che fare più test di screening per rappresenti sempre e comunque un vantaggio. I dati forniscono poi indicazioni utili rispetto alla potenziale inappropriatezza prescrittiva degli antibiotici nelle infezioni delle alte vie respiratorie e sulle lacune del passaggio di consegne tra pediatra medico di famiglia”, conclude Cartabellotta.

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