Medici di famiglia, c’è l’accordo 2019-21: arrivano gli arretrati

medici di famiglia

È fatta: è arrivata l’intesa in Conferenza Stato-Regioni sull’accordo collettivo nazionale 2019-2021. Per i medici di famiglia il documento è vigente per le parti normative ed economiche, e gli arretrati contrattuali andranno versati entro 60 giorni. A ricordarlo è la Fimmg, Federazione italiana medici di medicina generale, commentando con favore l’ok arrivato a soli 56 giorni dalla firma della preintesa.

“Non sarebbe stato possibile raggiungere questo risultato senza l’impegno del ministro Schillaci e del presidente Fedriga, ai quali va l’apprezzamento per la serietà e la sensibilità politica dimostrata nell’interesse della categoria tutta e, soprattutto, dei cittadini”, afferma il segretario generale Fimmg, Silvestro Scotti.

I prossimi passi

Questo Acn pone le basi “per impostare sin da subito le basi del nuovo atto di indirizzo in vista della discussione per il rinnovo del prossimo accordo. Un segnale concreto della volontà di stringere i tempi, del quale lo ringraziamo, viste anche le questioni delicatissime che andranno affrontate”, continua Scotti, che oggi ha incontrato in Via Parigi, sede della Conferenza delle Regioni, Marco Alparone, presidente del Comitato di settore Regioni-Sanità (nella foto con Scotti/credits: Fimmg).

Le sfide

L’entrata in vigore dell’accordo è essenziale per chiudere il cerchio su questioni centrali per il futuro del Ssn. A ribadirlo è lo stesso Scotti, che punta su un proseguo dei lavori “in tempi strettissimi, così che si possa dare presto avvio alle trattative per chiudere anche il prossimo accordo collettivo nazionale e, in questo modo, garantire ai cittadini un’assistenza di prossimità sempre più efficace e proattiva, e attrattività e sicurezza per tutti i giovani medici che debbono poter scegliere un futuro professionale certo contrattualmente e non continuamente in discussione su questioni come il ruolo giuridico”.

Per il leader Fimmg sul prossimo tavolo saranno prioritari temi come l’assistenza domiciliare integrata e la residenzialità. Questioni che, secondo Scotti, non possono essere scollegate dal problema “della carenza dei medici di medicina generale, per la quale occorrerà mettere rapidamente in campo soluzioni efficaci, che non possono risolversi solo nel contratto”. Su questo, in effetti, sembrano essere tutti d’accordo.

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