Roma caput mundi, le rivelazioni del Dna antico

Resti antichi analizzati nello studio sul Dna nell'antica Roma/Credits Sapienza
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Le immagini ‘regalate’ dai film su Roma antica, con protagonisti di molte etnie diverse, sono più vicini alla realtà di quanto pensiamo. Infatti se la Capitale, ai tempi della Repubblica e poi dell’Impero, era davvero ‘Caput mundi’, in realtà la città di Romolo e Remo ha attratto popoli e genti fin dalla sua fondazione (e prima ancora).

A dircelo è l’analisi di campioni di Dna umano provenienti da 29 siti archeologici, al centro di uno studio che qualche anno fa si è guadagnato la prima pagina di ‘Science’ e che continua a rivelare importanti informazioni. Gli aggiornamenti della ricerca vengono presentati da Alfredo Coppa, antropologo fisico dell’università Sapienza di Roma, allo Human Genome Meeting 2024 – il convegno ufficiale della Hugo, l’organizzazione mondiale che promuove le ricerche sul genoma umano – in corso alla Sapienza. A presiedere il comitato scientifico è Giuseppe Novelli, genetista dell’Università di Tor Vergata.

Un crocevia di popoli

Lo studio storico-genetico condotto da un gruppo internazionale di genetisti, bioinformatici, antropologi, archeologi e storici della Sapienza e delle Università di Stanford e Vienna, oltre a diverse istituzioni italiane, rivela quella che gli stessi scienziati hanno sintetizzato come “un’ampia varietà genetica” nella popolazione di Roma al momento della sua fondazione, ma anche nei millenni precedenti. Confermando così le parole di Ovidio e Lucano: da sempre la città sul Tevere è stata un crocevia di migrazioni e viaggi da ogni angolo del mondo.

Oggi parleremmo – forse a torto, perchè è sempre complesso utilizzare concetti moderni senza storicizzarli – di diversità e inclusione. Ma se il Dna non mente, quello antico  ottenuto da 127 individui provenienti da 29 siti archeologici di Roma e dintorni vissuti nell’arco di un periodo che va dal Paleolitico superiore all’Era Moderna, ha permesso di ricostruire le origini, i flussi migratori e i cambiamenti che influenzarono l’Antica Roma e gli abitanti di questa zona negli ultimi 12mila anni. Raccontando una storia di immigrazione antichissima.

“Non ci aspettavamo di rilevare una diversità genetica così estesa già all’epoca delle origini di Roma, con individui che avevano antenati provenienti dal Nord Africa, dal Vicino Oriente e dalle regioni europee del Mediterraneo”, aveva commentato all’epoca della pubblicazione uno degli autori, Ron Pinhasi, professore associato di Scienze Evoluzionistiche Antropologia presso l’Università di Vienna.

Da Oriente, steppe ucraine e Nord Africa

Il quadro che emerge dallo studio, spiegano oggi gli organizzatori del meeting, aggiunge nuovi dati e punti di vista alle informazioni storiche. Ben prima del 21 aprile 753 a.C., 8mila anni fa, la zona, già popolata da cacciatori-raccoglitori, si arricchì della presenza di agricoltori di origine medio-orientale (anatolica e, sorprendentemente, anche iraniana). Pensiamo ai tempi necessari per percorrere tanti chilometri.

Un momento degli scavi/credits: Michaela Lucci

Un flusso che non si è interrotto. Successivamente infatti, tra 5.000 e 3.000 anni fa, il Dna analizzato rivela l’arrivo di popolazioni dalla steppa ucraina. Poi il villaggio sul Tevere diventa una città, e con lo sviluppo di Roma e dell’Impero Romano, la variabilità genetica cambia nuovamente e si arricchisce ancora.

Il Dna raccolto e analizzato dai ricercatori rivela l’arrivo di migranti dai vari angoli dell’Impero, con una predominanza dall‘area del Mediterraneo orientale e soprattutto dal Vicino Oriente.

L’espansione

Nata come una semplice città-stato, in una manciata di secoli Roma conquistò il controllo di un impero che si estendeva a settentrione fino alla Gran Bretagna, a sud nel Nord Africa e ad est in Siria, Giordania e Iraq. L’espansione dell’impero facilitò il movimento delle persone attraverso reti commerciali, nuove infrastrutture stradali, campagne militari e, naturalmente, schiavitù. Le fonti e le testimonianze archeologiche indicano la presenza di stretti collegamenti tra Roma e tutte le altre parti dell’impero. La città, infatti, basava la sua prosperità su beni commerciali provenienti da ogni angolo del mondo allora conosciuto.

I ricercatori hanno scoperto che la genetica non solo conferma il quadro storico-archeologico, ma lo rende più complesso e articolato. Nel periodo imperiale, si assiste ad un enorme cambiamento nell’ascendenza dei Romani: prevale l’incidenza di antenati che provenivano dal Vicino Oriente, probabilmente a causa della presenza in quei luoghi di popolazioni più numerose, rispetto a quelle dei confini occidentali.

Gli eventi storici che portarono alla divisione dell’Impero e alla nascita del Sacro Romano Impero furono testimoniati anche da un afflusso di popoli provenienti dal Centro e dal Nord Europa. Non solo. L’analisi del Dna ha rivelato che, mentre l’Impero Romano si espandeva in tutta l’area del Mediterraneo, immigrati dal Vicino Oriente, dall’Europa e dal Nord Africa si stabilirono a Roma, modificando così anche l’aspetto di una delle prime grandi città multietniche del mondo antico.

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