Pneumococco, un vaccino ‘su misura’ per adulti e over 65

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Prevenzione su misura. Se ne parla spesso, vista la disponibilità di vaccini sempre più disegnati in base alle effettive necessità dell’organismo, che sono ovviamente diverse nel bambino, nell’adulto e nell’anziano. Per non parlare, dei soggetti fragili.

Insomma, sempre più si cerca la vaccinazione che si attaglia meglio ad ogni persona. In questo senso è in arrivo un’importante novità. MSD ha annunciato i dati positivi provenienti da numerosi studi di Fase 3 che hanno valutato V116, il vaccino pneumococcico coniugato 21-valente in sviluppo dell’azienda. E’ il primo vaccino disegnato specificatamente per proteggere gli adulti ed in particolare gli over-65.

Ed è stato tra i “protagonisti” scientifici del 13° Meeting della International Society of Pneumonia and Pneumococcal Diseases (ISPPD) che si è tenuto a Città del Capo. V116 si è dimostrato immunogenico per tutti e 21 i sierotipi coperti dal vaccino in vari sottogruppi di popolazione adulta, inclusi quelli che non avevano precedentemente ricevuto un vaccino pneumococcico (naïve), quelli che avevano già ricevuto un vaccino pneumococcico e quelli con un aumentato rischio di malattia pneumococcica, quali ad esempio le persone con Hiv (human immunodeficiency virus).

V116 ha anche generato risposte immunitarie più elevate rispetto ai vaccini con cui è stato confrontato per i sierotipi unici coperti da V116 nella serie di studi STRIDE presentati al meeting. 

A definire l’importanza di questo passo avanti sono gli stessi esperti. Magari partendo dal significato che assume un vaccino su misura per l’adulto, visto che la storia della vaccinazione pneumococcica è stata segnata da grandi successi per l’infanzia, per la quale in tutto il mondo occidentale si è riusciti ad ottenere coperture vaccinali molto alte.

“Questo ha fatto sì che nel neonato e nel bambino la malattia pneumococcica è diventata sempre più rara, i sierotipi contenuti nei vaccini utilizzati nei piccoli sono scomparsi dalla circolazione e automaticamente sono anche in parte scomparsi dalla circolazione nell’adulto e nell’anziano – commenta Pier Luigi Lopalco, professore ordinario di Igiene presso l’Università del Salento – Questo perché si è anche dimostrato che la via di trasmissione principale dello pneumococco va dal bambino verso l’adulto e non viceversa; i bambini sono il serbatoio da cui si contagia l’adulto e l’anziano”. 

Cosa succede, quindi, nel mondo invisibile dei batteri? Capita che proprio per questo meccanismo l’eliminazione dei sierotipi contenuti in questi vaccini ha indotto il fenomeno del “rimpiazzo sierotipico”, che ha fatto sì che nei bambini abbiano cominciato a circolare sierotipi diversi da quelli presenti nel vaccino.

In pratica, batteri simili hanno “preso il posto” di quelli per cui era “tarato” vaccino. Questa situazione ha condotto ad un incremento dei casi di malattia proprio nell’adulto/anziano. In primo luogo perché in queta fascia d’età non sono mai state raggiunte le coperture ottenute nell’infanzia, in secondo luogo per la maggiore suscettibilità a ceppi emergenti delle persone anziane.

Ed è a questo punto che ricomincia la storia. “Per tanto tempo, a partire dal vaccino 7-valente, abbiamo adottato la strategia vaccinale dell’addizione: da 7 a 10, da 10 a 13, da 13 a 15 poi diventato 20 – riprende Lopalco – Abbiamo sempre aggiunto sierotipi per cercare di correre dietro a questo fenomeno del ‘rimpiazzo’, ma questo disegnando vaccini per il bambino che si adattavano anche all’adulto. V116 ha cambiato completamente il paradigma di approccio alla prevenzione delle malattie pneumococciche. Chiude il cerchio per così dire, riempie quel vuoto o gap che i vaccini del bambino non riescono a colmare. Il vaccino dell’infanzia protegge i bambini e indirettamente l’adulto per un buon numero di sierotipi, tuttavia l’adulto e l’anziano hanno bisogno di un vaccino che effettivamente contenga i sierotipi circolanti che causano la malattia pneumococcica nell’adulto, inclusa la polmonite”.

Ecco. Ricordiamo che pneumococco non significa solamente coinvolgimento polmonare. E teniamo presente che sono soprattutto gli anziani a rischiare complicanze legate all’infezione. Come? Quando avviene il contatto con un organismo e la conseguente infezione, lo pneumococco si posiziona a livello delle vie aeree superiori, nel tratto oro-faringeo che viene colonizzato dal batterio il quale inizia a riprodursi e a spostarsi nei siti dove trova l’ambiente più congeniale a provocare la malattia.

Le sedi privilegiate nei bambini sono l’orecchio medio, l’otite media è una manifestazione molto frequentemente causata da una precedente infezione da pneumococco, i seni paranasali con conseguente sinusite, e i polmoni dove il batterio può causare bronchiti e polmoniti.

Ma attenzione. “Lo pneumococco può anche spostarsi in sedi più vitali come il cervello, quando oltrepassa la barriera emato-encefalica, causando meningite e, sempre a livello polmonare, può dare una compromissione pleurica; nel caso in cui lo pneumococco si diffonde nel peritoneo, invade il sangue provocando una batteriemia, malattia molto grave che può evolvere in sepsi – spiega Francesco Vitale, ordinario di Igiene presso l’Università di Palermo e Direttore Dipartimento Oncologia e Sanità Pubblica dell’AOU Policlinico Palermo – La polmonite batteriemica insieme alla meningite e alla sepsi forma la triade delle malattie invasive da pneumococco, patologie a maggiore severità e con elevato livello di letalità”.

“Ovviamente le malattie da pneumococco vengono favorite da alcune particolari situazioni, la più importante delle quali è l’età. La popolazione che invecchia – ricorda Vitale – perde sempre più l’efficacia immunitaria che ha un’azione di controllo sui microrganismi e le infezioni, ne consegue che le persone anziane sono maggiormente soggette a malattie pneumococciche più severe, un esempio è la polmonite, malattia assai frequente tra gli anziani che spesso richiede un ricovero, a volte tanto severa da richiedere l’ingresso in rianimazione e gravata da un elevato rischio di mortalità. Gli anziani sono quelli che pagano il maggior tributo in termini di severità di malattia da pneumococco”. Per loro, il vaccino su misura rappresenta un’arma in più nella prevenzione. Da non sottovalutare.

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