Trapianti da medaglia, le storie da Roma e Torino

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Sono belle storie quelle che arrivano dal mondo dei trapianti. E le belle storie oggi servono più che mai. Avrete forse sentito nei giorni scorsi del doppio trapianto fegato-rene – eseguito nella stessa giornata e grazie a un donatore – per due gemelli di 16 anni con una rara malattia metabolica operati a Roma, all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù.

Arriva invece da Torino la storia di un giovane ingegnere edile, sportivo agonista di sci della provincia di Cuneo, salvato dalla generosità della moglie e diventato, a qualche mese di distanza, un campione sulle nevi. Nella Giornata nazionale per la donazione di organi e tessuti, ecco allora due belle storie di generosità e speranza.

I gemelli di Roma

I due gemelli arrivano al Bambino Gesù per essere sottoposti a trapianto nel gennaio 2021, indirizzati dai medici curanti dell’Ospedale Giovanni XXIII di Bari. Sono affetti da una malattia rara, l’acidemia metilmalonica, che colpisce circa 2 persone su 100.000.

Nel corpo dei pazienti con questa patologia si verifica un progressivo accumulo di acido metilmalonico, una sostanza altamente tossica ed estremamente nociva per vari organi e apparati. Fin dai primi giorni di vita i pazienti vanno incontro a crisi di intossicazione metabolica, responsabili di disturbi neurologici, deficit neurocognitivo, ritardo di crescita e insufficienza renale.

“Fino a pochi anni fa le uniche cure disponibili per questa malattia erano basate su un regime alimentare molto restrittivo a basso contenuto di proteine, i “precursori” dell’acido metilmalonico, che andava mantenuto per tutta la vita”, ha spiegato Carlo Dionisi Vici, responsabile di Malattie metaboliche ed Epatologia del Bambino Gesù.

Nonostante la dieta, i pazienti rimangono comunque a rischio per le crisi di scompenso metabolico e per lo sviluppo di gravi complicanze legate alla malattia. La soluzione? “Sempre più spesso si ricorre al trapianto di fegato o di fegato-rene per migliorare la prognosi dei pazienti con acidemia metilmalonica, per ridurre il rischio di complicanze e migliorare la qualità di vita”, ha detto l’esperto.

Il trapianto in contemporanea

Per i gemelli il punto di svolta arriva nel marzo 2023: un rapido peggioramento clinico, neurologico e cognitivo segna l’avvio della dialisi per curare l’insufficienza renale. Ma più o meno nello stesso periodo arriva la notizia di un donatore compatibile: nella stessa giornata i fratelli vengono sottoposti a Roma ad un doppio trapianto fegato-rene.

“Il simultaneo trapianto di fegato e rene è stato possibile grazie all’applicazione di una complessa tecnica di divisione del fegato, diversa da quella più spesso utilizzata, e all’impiego dei sistemi di perfusione extracorporea degli organi destinati a trapianto”, ha raccontato Marco Spada, responsabile del Programma di Trapianto di Fegato del Bambino Gesù.

Per i gemelli, a un anno dal trapianto, la vita è cambiata: la speranza ha il gusto di una pizza da loro stessi cucinata nell’Istituto alberghiero che frequentano.

I gemelli con la mamma e i medici dell’Ospedale Bambino Gesù/Credits: Opbg

Campione sulle piste, campionessa nella vita

Protagonisti della bella storia di Torino sono invece due adulti: un uomo e una donna, marito e moglie. Paolo, 49 anni, si è di recente aggiundicato la medaglia d’oro ai  World Transplant Winter Games 2024, i Giochi Mondiali Invernali dei Trapiantati, organizzati a Bormio da Aned, dove si sono ritrovati da 22 Paesi, dall’Australia agli Stati Uniti, dal Canada alla Finlandia, con oltre 200 atleti trapiantati di organi e di midollo osseo o donatori viventi.

Ma prima Paolo, giovane ingegnere edile nella provincia di Cuneo, è stato un paziente entrato in dialisi per una malattia renale che si portava dietro da tempo. Sua moglia Giulia perà si era proposta per donargli un rene. Dopo analisi ed esami sia sul ricevente che sulla donatrice, il trapianto di rene è divenuto realtà presso la Nefrologia Dialisi e Trapianti dell’ospedale Molinette, diretta dal professor Luigi Biancone.

Trapianti da donatori con gruppi sanguigni diversi

Proprio alle Molinette, infatti, è stato eseguito prima un sofisticato trattamento preventivo di “desensibilizzazione” del ricevente, mirato a prepararlo per il trapianto, nonostante la differenza nel gruppo sanguigno rispetto alla donatrice. Il trapianto è arrivato solo dopo, grazie alle équipe di chirurghi vascolari ed urologi delle Molinette, guidate rispettivamente dal dottor Aldo Verri e dal professor Paolo Gontero.

Risultato? Dopo cinque mesi, il paziente ha partecipato e vinto due manche di slalom gigante, ai campionati di Bormio. “La potenza del trapianto renale, soprattutto quando avviene da donatore vivente, continua a sorprenderci”, ha detto Biancone. “In breve tempo può cancellare anni di malattia e sofferenza, come dimostra chiaramente questa notizia”. Due storie di generosità e speranza, che sottolineano anche la professionalità degli operatori italiani nel campo dei trapianti.

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