Asma grave, il ruolo degli eosinofili (che non sono tutti uguali)

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Alla fine, il benessere del corpo umano è sempre frutto dell’equilibrio. Il nutrimento viene consumato oltre che con il metabolismo basale attraverso l’attività fisica, le reazioni febbrili servono normalmente ad aumentare i battiti cardiaci, gli atti respiratori e le attività dell’organismo per debellare le infezioni e via dicendo. A volte, poi, questo equilibrio diventa ancor più profondo, quasi impercettibile. E, anche in caso di malattia, riportare la situazione quanto più possibile verso la normalità può rivelarsi molto utile.

Il cappello introduttivo appare necessario per spiegare un’originale ricerca apparsa su Allergy, riferita ad una popolazione di pazienti con asma grave di tipo eosinofilico. Lo studio, coordinato da Alessandra Vultaggio e Andrea Matucci della SOD di Immunoallergologia presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Careggi, a Firenze, dimostra infatti che anche questi specifici globuli bianchi, appunto gli eosinofili, non sono tutti uguali. E che il trattamento con uno specifico anticorpo monoclonale impiegato nella cura della patologia, mepolizumab, offre un’opportunità di ripristinare un equilibrio di questa popolazione simile a quello che si osserva nei soggetti sani.

In questo modo, a detta degli esperti, agisce il farmaco nel trattamento di questa condizione, che spesso si associa a rinosinusite cronica con poliposi nasale. In particolare, la ricerca prosegue sulla strada di un’indagine precedente, che aveva dimostrato la presenza di due tipologie di eosinofili con funzioni differenti, ossia omeostatica o infiammatoria.

In pratica, ci sarebbero comunque (anche in caso di patologia) buoni e cattivi. Quest’ultimo studio in particolare conferma quella osservazione. E’ stata seguita una popolazione asmatica totale di 74 pazienti di cui circa l’85% presentava anche rinosinusite cronica con poliposi nasale, dimostrando che la quantità di eosinofili infiammatori è collegata con la gravità della malattia e suggerendone un ruolo causale nelle patologie eosinofilo mediate.

“Lo studio – dice la Vultaggio – evidenzia quindi come la presenza di eosinofili infiammatori, in patologie marcatamente eosinofilo mediate, potrebbero rappresentare il biomarker di severità della malattia e di risposta clinica al trattamento con mepolizumab”.

Lo studio sottolinea anche un aspetto importante dell’asma grave, cioè di essere nella maggioranza dei casi accompagnata da altre patologie eosinofile importanti come la rinosinusite cronica con poliposi nasale. Sapere questo può consentire una diagnosi più precoce della malattia, seguita da un trattamento più mirato. Sono diversi infatti i pazienti con una scarsa qualità di vita, impossibilitati a lavorare e a condurre una vita normale a causa di riacutizzazioni, sintomi o trattamenti con alti dosaggi di corticosteroidi con relativi effetti collaterali.

Chiariamo: gli eosinofili sono dei globuli bianchi che possono essere più elevati nel sangue quando c’è un’infiammazione in corso, poiché concorrono alla risposta immunitaria contro allergeni ed infezioni parassitarie. Alcuni fattori, tra cui ad esempio i farmaci corticosteroidi di cui spesso fanno uso i pazienti con asma eosinofilico severo, possono alterare o mascherare la quantità di eosinofili nel sangue.

Per questo, è molto importante una corretta diagnosi, per valutare la presenza di infiammazione eosinofila, così da stabilire il corretto percorso terapeutico. In Italia, si stima che circa il 5% della popolazione (circa 3 milioni di persone) sia affetta da asma bronchiale e che il 10% dei soggetti asmatici presenti una forma di asma grave (circa 300.000 persone).

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