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Pediatri introvabili, la mappa delle carenze

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Non bastava la crisi della natalità, anche i pediatri sono in via di estinzione? La domanda è legittima, almeno se guardiamo i numeri: in tutta la Penisola mancano almeno 827 dottori dei bambini, per lo più in Lombardia, Piemonte e Veneto. E se in Lazio, Molise, Puglia e Umbria non si rileva alcuna carenza, la situazione è decisamente fluida e presto l’ondata dei pensionamenti potrebbe farsi sentire.

La mappa delle carenze dei pediatri di libera scelta arriva dall’ultimo report di Fondazione Gimbe, che stima il fenomeno regione per regione, con conclusioni che non lasciano ben sperare. Anche perché entro il 2026 oltre 1.700 pediatri andranno in pensione. Un fenomeno preoccupante, quello della carenza dei medici, che in questo caso dovrebbe allarmare anche di più: i bambini non sono piccoli adulti, la loro cura presenta peculiarità e sfide che vanno gestite da personale formato ad hoc. E questo non solo negli ospedali.

La carenza

Come ricorda Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, a lamentare la carenza dei pediatri sono “genitori di tutte le Regioni, da Nord a Sud. Le loro testimonianze evidenziano problemi burocratici, mancanza di risposte da parte delle Asl, pediatri con un numero eccessivo di assistiti e impossibilità di iscrivere i propri figli al pediatra di famiglia, mettendo potenzialmente a rischio la salute soprattutto dei più piccoli e dei più vulnerabili”. Ma facciamo un passo indietro.

Le regole

Forse non tutti sanno che fino al compimento dei 6 anni i bambini devono essere assistiti per legge da un pediatra di libera scelta, mentre dai 6 ai 13 anni i genitori possono scegliere tra questo professionista e il medico di famiglia. Al compimento dei 14 anni, poi, la revoca del pediatra è automatica, con l’eccezione dei giovanissimi con malattie croniche o disabilità per i quali può essere richiesta una proroga fino al compimento del 16 anni. 

I numeri

Stando ai dati Istat, al 1 gennaio 2023 la fascia 0-5 anni include più di 2,5 milioni di bambini e quella 6-13 oltre 4,2 milioni, che dunque potrebbero essere iscritti a pediatra o medico di famiglia in base alle preferenze dei genitori. Inoltre l’Accordo Collettivo Nazionale stabilisce che un pediatra può assistere massimo 880 pazienti, con una deroga nazionale di ulteriori 120 pazienti (residenti in ambiti limitrofi, non residenti, extracomunitari). Ma esistono altre deroghe regionali e locali che portano a superare quota 1.000 iscritti: indisponibilità di altri pediatri del territorio, fratelli di bambini già seguiti.

La grande ondata dei pensionamenti

C’è poi la questione del turnover. Secondo i dati forniti a Gimbe dalla Federazione Italiana dei Medici Pediatri (Fimp), tra il 2023 e il 2026 sono 1.738 gli specialisti che hanno compiuto/compiranno 70 anni, raggiungendo così l’età massima per la pensione, deroghe a parte: anche qui il dato oscilla, dai 236 del Lazio a 1 in Valle d’Aosta.

E i nuovi dottori dei bambini?

Su questo fronte c’è qualche buona notizia: il numero di borse di studio per la Scuola di specializzazione in pediatria, dopo un decennio di sostanziale stabilità, è nettamente aumentato negli ultimi 5 anni. Da 456 nell’anno accademico 2017-2018 a 885 nel 2022-2023, raggiungendo un picco di 973 nell’anno accademico 2020-2021. Ma “considerato che gli specializzandi in pediatria possono scegliere anche la carriera ospedaliera, è impossibile prevedere quanti nuovi pediatri opteranno per la professione”, puntualizza Cartabellotta.

La mappa

Nel 2022 in Italia i pediatri di libera scelta in attività erano 6.962, 446 in meno rispetto al 2019 (-6%). Secondo le rilevazioni della Struttura Interregionale Sanitari Convenzionati (Sisac), al 1 gennaio 2023 6.681 pediatri avevano in carico quasi 6 milioni di iscritti, di cui il 42,5% (2,55 milioni) tra 0-5 anni e il 57,5% (3,45 milioni) della fascia 6-13 anni. Ovvero l’81,8% della popolazione di 6-13 anni risulta assistita dai pediatri di libera scelta, con percentuali molto diverse tra le Regioni: dal 95,9% della Liguria al 60,3% della Sardegna. In termini assoluti, la media nazionale è di 898 assistiti per professionista: superano la media di 880 assistiti (massimale di assistiti senza deroghe) 12 Regioni, e fra queste Piemonte (1.108), Valle d’Aosta (1.047), Provincia Autonoma di Bolzano (1.026) e Veneto (1.011) vanno oltre la media di 1.000 assistiti a testa.

Per Cartabellotta però “lo scenario è più critico di quanto lasciano trasparire i numeri, perché con un tale livello di saturazione non solo viene ostacolato il principio della libera scelta, ma in alcune Regioni diventa impossibile trovare disponibilità di pediatri di libera scelta sia nelle aree interne o disagiate, sia vicino casa nelle grandi città”.

Ritenendo accettabile un rapporto di 1 pediatra ogni 800 assistiti e utilizzando le rilevazioni Sisac (al 1 gennaio 2023), Gimbe stima dunque una carenza di 827 specialisti del territorio, con notevoli differenze regionali. Come anticipato, il 62% delle carenze si concentra in sole 3 grandi Regioni del Nord: Lombardia (244), Piemonte (136), Veneto (134); mentre in 4 Regioni (Lazio, Molise, Puglia e Umbria) non si rileva alcuna carenza. 

Le prospettive

Insomma, il problema è reale e “serve innanzitutto un’adeguata programmazione del fabbisogno, che richiede tre elementi: ridefinire la fascia di età di esclusiva competenza dei pediatri di libera scelta, disporre di stime accurate sul numero di quelli che intraprendono questa carriera e considerare il fenomeno della denatalità”, conclude Cartabellotta. Il rischio, altrimenti, è chiaro: la carenza non potrà che acuirsi, a partire dalle Regioni che sono più in affanno.

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