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Ebola: identikit del virus che sta colpendo in Uganda

Ebola
Adyen Articolo
Velasco25

Altro che aree remote del mondo: il nostro pianeta, complici tecnologie e modernità, sembra farsi sempre più piccolo. Tanto che l’approccio One Health è diventato fondamentale. A dircelo è l’ultimo lavoro dei ‘tre moschettieri dell’epidemiologia’ Francesco Branda (Campus Bio-Medico di Roma), Massimo Ciccozzi (Campus Bio-Medico di Roma) e Fabio Scarpa (Università di Sassari), che questa volta si concentrano sull’epidemia di Ebola in Uganda.

Il team analizza e mette a confronto l’epidemia del 2022 con quella del 2025 in uno studio preprint che Fortune Italia ha potuto visionare. I risultati epidemiologici “indicano che la mobilità umana, le debolezze del sistema sanitario e i ritardi nella rilevazione” dei patogeni “contribuiscono all’amplificazione dell’epidemia”.

Il virus Ebola

I virus ad Rna del genere Ebola fanno parte della famiglia dei Filoviridae (filovirus). Al centro del lavoro, c’è il virus Ebola sudanese (SUDV), che ha causato molteplici epidemie in Uganda negli ultimi due decenni, portando a una significativa morbilità e mortalità. “Questo studio mira a caratterizzare i modelli epidemiologici e l’evoluzione filogenomica delle epidemie di SUDV in Uganda, identificando i fattori chiave che influenzano la trasmissione e la gravità della malattia. Abbiamo condotto uno studio osservazionale retrospettivo – spiega Massimo Ciccozzi – analizzando i dati epidemiologici e genomici delle epidemie di SUDV in Uganda tra il 2000 e il 2025. I dati epidemiologici sono stati raccolti da fonti ufficiali, tra cui il ministero della Salute ugandese e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, integrati con relazioni di organizzazioni di sanità pubblica”.

La mappatura

Il sequenziamento genomico è stato eseguito su campioni SUDV-positivi per indagare l’evoluzione virale e identificare le variazioni genetiche associate alla patogenicità e alla trasmissibilità dell’Ebola.

L’epidemia del 2022 ha contato 164 casi confermati e un tasso di mortalità del 33,5%, con una significativa variazione geografica nella distribuzione dei contagi. L’epidemia del 2025, ancora in corso, è stata rilevata per la prima volta a Kampala, con prove di trasmissione a livello ospedaliero e comunitario. “L’analisi filogenomica del virus ha rivelato la presenza di due principali gruppi genetici, che rappresentano rispettivamente il Sudan e l’Uganda. La variabilità genetica del cluster ugandese è superiore a quella osservata in Sudan, il che – scrivono i ricercatori – suggerisce un maggiore potenziale di espansione, che si allinea con l’attuale epidemia”.

Il messaggio

“I nostri risultati – concludono Ciccozzi, Branda e Scarpa – sottolineano l’importanza della sorveglianza genomica ed epidemiologica integrata per comprendere le dinamiche di trasmissione del virus Ebola sudanese. L’emergere ricorrente del SUDV evidenzia la necessità di una migliore preparazione all’epidemia, di meccanismi di risposta rapida e di collaborazione internazionale. Il rafforzamento della sorveglianza in tempo reale e il miglioramento della resilienza del sistema sanitario sono fondamentali per mitigare l’impatto di future epidemie”.

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