Partire dall’ultrapiccolo, sotto forme di piccole molecole o frammenti proteici da analizzare, per atterrare a problemi di salute planetari, come la resistenza batterica agli antibiotici e il monitoraggio terapeutico di farmaci di utilizzo complesso. Magari passando attraverso indagini fini, in cerca di composti vitaminici o di marcatori proteici di patologia. Il mondo della medicina di laboratorio è tanto affascinante quanto complesso.
E a fare la differenza, in termini di sviluppo e di risposte, è l’innovazione tecnologica. Che passa anche attraverso tecnologia sempre più avanzate, come quella proposta da Roche Diagnostics, certificata per l’intero processo diagnostico secondo il regolamento europeo per la diagnostica in vitro (IVDR). La tecnologia promette risparmio di tempi, standardizzazione dei test clinici in spettrometria di massa e consistenza dei dati per un percorso di cura ottimale dei pazienti. Una sorta di tecnologia “3.0” per il futuro prossimo.
Ma sul fronte tecnico, di cosa stiamo parlando? Sostanzialmente la spettrometria di massa è una tecnologia analitica che rileva le molecole in un campione in base al loro rapporto massa-carica, consentendo di analizzare piccole molecole (composti organici, proteine e peptidi) a concentrazioni molto basse con elevata specificità, sensibilità e accuratezza, restituendo un risultato unico quanto un’impronta digitale biologica. E appare sempre di più il “gold standard” diagnostico per la gestione di specifiche categorie di pazienti.
Diagnostica chiave per 70% decisioni mediche, la docuserie ‘Il viaggio del campione’
“Oggi la spettrometria di massa è considerata un metodo molto complesso e sofisticato, la cui diffusione risulta attualmente limitata a unità altamente specializzate presenti solo in alcuni centri – commenta Marco Cantù, Caposervizio di Chimica Clinica, Responsabile del Laboratorio di Biochimica e Farmacologia e Coordinatore Biobanca dell’Ente Ospedaliero Cantonale di Bellinzona – Esistono infatti ostacoli concreti alla sua adozione nei laboratori di routine, tra cui i principali sono l’elevata complessità operativa dei flussi di lavoro, della gestione e refertazione dei risultati, che richiede personale di laboratorio altamente specializzato per la corretta esecuzione; i tempi di preparazione ed elaborazione lunghi, non adatti alla gestione di campioni urgenti che può verificarsi nella normale attività di routine di un laboratorio clinico; la bassa standardizzazione dei risultati sia all’interno del singolo laboratorio sia tra laboratori diversi. Credo che un’innovazione in questo ambito che consenta di superare tali ostacoli possa realmente contribuire ad una gestione più sostenibile ed efficace di determinate categorie di pazienti”.

A fronte di tante domande, la risposta che viene dalla ricerca automatizza, integra e standardizza la spettrometria di massa, semplificandone l’uso e rendendola più accessibile al laboratorio di routine. E non mancano evidenze importanti sul fronte della produttività (fino a 100 test/ora) e della disponibilità della soluzione 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per soddisfare le esigenze del laboratorio centrale e garantire tempi di refertazione rapidi e prevedibili.
Proprio sulla base di queste caratteristiche è stato recentemente firmato l’accordo tra Roche Diagnostics e la Città della Salute e della Scienza di Torino per l’installazione della nuova soluzione. Tutto quanto, ovviamente, deve portare sostanzialmente a rispondere sempre meglio ai bisogni di specifiche tipologie di pazienti che necessitano di un supporto decisionale clinico rapido ed accurato.
Gli esempi in questo senso non mancano. Pensate alle donne in trattamento per tumore al seno in terapia ormonale che necessitano di aggiustamenti terapeutici e al monitoraggio degli antibiotici in pazienti complessio immunocompromessi.
“Nei pazienti critici in terapia intensiva e in altre specifiche categorie, come ad esempio nei gravi ustionati – segnala Marco Merli, Dirigente di I livello specializzato in Malattie Infettive e Tropicali, ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda – è difficile raggiungere adeguati livelli di antibiotici. I risultati chiari e precisi del monitoraggio terapeutico dei farmaci consentiti dalla spettrometria di massa rivelano, in tempi rapidi, se viene raggiunta la concentrazione adeguata e quali aggiustamenti devono eventualmente essere messi in atto”.
“La rapida disponibilità dei livelli plasmatici di antibatterico permette di garantire più rapidamente concentrazioni efficaci, migliorando l’effetto del farmaco e quindi aumentando le probabilità di successo delle cure. Inoltre, il rapido raggiungimento di concentrazioni adeguate di antibiotici riduce il rischio di selezionare farmacoresistenze. Dall’altro lato, il regolare monitoraggio plasmatico riduce il rischio di eventi avversi correlati ai farmaci per il paziente. La disponibilità della spettrometria di massa in routine contribuisce ad un uso più efficace, sicuro e responsabile degli antibiotici – conclude – andando a migliorare la cura dei pazienti e contestualmente a supportare la lotta all’antibiotico resistenza che sappiamo essere una delle sfide principali che i sistemi sanitari di tutto il mondo si trovano ad affrontare”.