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Joe Biden: il tumore alla prostata, la ‘livella’ e la diagnosi precoce

Joe Biden tumore X
Adyen Articolo
Velasco25

Quello della prostata è il tumore più frequente negli uomini: nel 2024 questa neoplasia, diagnosticata nei giorni scorsi all’ex presidente Usa Joe Biden, ha colpito secondo le stime 40.192 connazionali (dati Aiom e Airtum).

Il rischio per gli uomini aumenta con l’età, ma la buona notizia è che anche la sopravvivenza è in crescita: in Italia si attesta al 91% dei pazienti a 5 anni dalla diagnosi.

Il tumore come una ‘livella’, le parole di Biden

La malattia, come la morte nella poesia di Totò, è una livella: non fa sconti a potenti o celebrità. “Il cancro ci tocca tutti. Come molti di voi, io e Jill abbiamo imparato che siamo più forti nei momenti di difficoltà. Grazie per averci sostenuto con l’affetto e il supporto”, ha scritto in un post su X Joe Biden, pubblicando una foto con la moglie Jill e il loro gatto, all’indomani della notizia della diagnosi di tumore alla prostata (dal profilo personale su X @JoeBiden).

Joe Biden e il tumore alla prostata, come sta l’ex presidente

L’importanza della diagnosi precoce

Gli accertamenti sull’ex presidente Usa sono partiti dopo che, la scorsa settimana, era stato scoperto un “piccolo nodulo” alla prostata, in seguito all’aumento dei sintomi urinari. “Venerdì gli è stato diagnosticato un tumore alla prostata, con metastasi ossee”, ha dichiarato domenica il suo ufficio. Il tumore di Biden sembra essere sensibile agli ormoni, ma la presenza di metastasi preoccupa.

La notizia della malattia di Joe Biden “ci ricorda che la diagnosi precoce è un pilastro fondamentale nella lotta contro il tumore alla prostata e le sue complicanze, come le metastasi ossee – sottolinea a Fortune Italia Elisabetta Iannelli, segretario Favo (Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia) – Identificare la malattia nelle sue fasi iniziali consente di adottare strategie terapeutiche più efficaci, migliorando le prospettive di cura e la qualità della vita dei pazienti”.

“In Italia – riflette Ianelli – il Servizio sanitario nazionale rappresenta una risorsa preziosa, garantendo l’accesso gratuito alle cure per tutti, un diritto che purtroppo non è sempre assicurato in altri Paesi, come gli Stati Uniti. Va sottolineato poi che la terapia del dolore è e deve essere una priorità assoluta, soprattutto quando si tratta di metastasi ossee, che possono causare sofferenze intollerabili. È essenziale che ogni paziente riceva un’assistenza globale, non solo per la cura della malattia, ma per la cura della persona nella sua interezza, assicurando dignità e sollievo fino agli ultimi istanti della vita”.

Tumore: più cure, ascolto e diritti tra i nuovi bisogni dei malati

Un tema, questo, ribadito anche in occasione della recente Giornata nazionale del malato oncologico. “Come Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia, il nostro impegno è costante per garantire che ogni persona colpita dalla malattia possa accedere ai migliori percorsi di cura e assistenza”, evidenzia ancora Iannelli.

I precedenti celebri e il tumore della prostata

Se re Carlo III ha scoperto di avere un tumore in occasione dei controlli per un intervento alla prostata (anche se la neoplasia non interessa quest’organo), negli anni non sono mancati i pazienti famosi. Nel 2014 Robert De Niro in un’intervista raccontò di “aver di aver avuto questo cancro. Mio padre ne è morto, io faccio controlli regolari, da manuale. Questo mi ha salvato”.

Nel 2016 Ben Stiller, tramite il suo profilo Twitter, parlò della battaglia combattuta “contro quel male scoperto per caso, il 13 giugno 2014”, sottolineando l’importanza della prevenzione. La stessa malattia aveva colpito William Hurt, morto nel 2022 con metastasi alle ossa.

Quanto agli italiani, nel 2011 Al Bano parlò della sua malattia raccomandando ai connazionali di “essere vigili, fare prevenzione e controlli, perché questo male è infido e silenzioso. E se non lo stani tu per primo, si fa notare lui quando è troppo tardi”. E nel 2023 proprio un tumore della prostata ha spento Toto Cutugno.

Nessuno sia lasciato solo

Se il sostegno via social ha dato forza all’ex presidente Usa, nessuno deve essere lasciato solo con questa diagnosi.

“Lavoriamo per tutelare i diritti dei pazienti e sensibilizzare le istituzioni sull’importanza di una presa in carico complessiva, affinché – conclude Elisabetta Iannelli – nessuno sia lasciato solo di fronte alla sofferenza. La nostra missione è anche quella di garantire che la terapia del dolore sia sempre integrata nei protocolli di cura, perché ogni paziente ha diritto a vivere con dignità e senza dolore, in ogni fase della malattia”.

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