Dopo i fasti del 2024 è iniziato un anno complesso per Novo Nordisk, alle prese con l’arrivo della concorrenza, le ombre dei dazi sulla farmaceutica e i piani di reshoring di Donal Trump. Così, dopo le ripetute batoste in borsa (negli ultimi 12 mesi il titolo è sceso del 50%), l’annuncio del passo indietro del Ceo, Lars Fruergaard Jorgensen, è apparso inevitabile.
Cosa succede adesso
Lars Rebien Sørensen, presidente della Fondazione Novo Nordisk, entrerà a far parte del Consiglio di amministrazione dell’azienda, inizialmente in qualità di osservatore.
Ancora non conosciamo il nome del successore di Jorgensen – il Ceo rimarrà al suo posto per un periodo di transizione – ma oggi il titolo Novo Nordisk appare in risalita a Copenhagen.
Novo Nordisk taglia il prezzo di semaglutide in Usa e non teme i dazi
Le ragioni del passo indietro
Primo a esplorare la via dei GLP-1 nella lotta all’obesità, il colosso del farmaco danese aveva inanellato record su record, chiudendo il 2024 con una crescita a doppia cifra trainata dal semaglutide. Dopodichè ha iniziato a fare i conti con la concorrenza di Eli Lilly, favorita oltretutto negli Usa dall’approccio ‘America first’ impostato dall’amministrazione Trump.
Così nel marzo scorso era arrivato l’annuncio dell’offerta di Wegovy* su NovoCare online a meno della metà del prezzo di listino per i pazienti con prescrizione che non hanno una copertura sanitaria negli Stati Uniti. Ma nè questa mossa, nè l’attesa dell’anti-obesità orale, nè tantomeno i nuovi risultati della ricerca sui benefici di semaglutide hanno placato le montagne russe in borsa.
Così il combinato disposto delle “recenti sfide di mercato, del calo del prezzo delle azioni e della richiesta della Fondazione Novo Nordisk” ha spinto il Ceo al passo indietro, come si legge in una nota.
Le prospettive
Durante gli otto anni di mandato di Lars Fruergaard Jorgensen “i profitti e il prezzo delle azioni di Novo Nordisk sono quasi triplicati”, ammette l’azienda farmaceutica in una nota. Rivendicando di avere “una strategia chiara, un solido portafoglio prodotti e un team dirigenziale esperto”.
Tuttavia, “alla luce delle recenti sfide di mercato che Novo Nordisk ha dovuto affrontare e dell’andamento del prezzo delle azioni della società dalla metà del 2024, il Cda di Fondazione Novo Nordisk ha avviato un dialogo con il Cda” dell’azienda farmaceutica “sull’opportunità di accelerare la successione del Ceo e ha espresso il desiderio di aumentare la propria rappresentanza nel Cda di Novo Nordisk”, si legge sempre nella nota della società. Insomma, era arrivato il momento di un cambio di passo.
E adesso?
“La strategia di Novo Nordisk rimane invariata e il Consiglio di amministrazione ha fiducia negli attuali piani aziendali e nella sua capacità di realizzarli”, ha detto Helge Lund, presidente del Consiglio di Amministrazione di Novo Nordisk.
D’altronde l’azienda farmaceutica fondata nel 1923 e focalizzata sulla lotta al diabete e alle malattie croniche, ha non poche frecce al suo arco. Ma sul futuro del gruppo, che dà lavoro a circa 77.400 persone in 80 Paesi e commercializza i suoi prodotti in circa 170 mercati, peserà (e non poco) l’approccio della nuova amministrazione americana, considerati i numeri di diabete e obesità oltreoceano e il contributo dei pazienti Usa al successo di semaglutide.