Vaccini in azienda, ecco l’accordo

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Si apre ufficialmente la possibilità di sottoporsi ai vaccini contro Covid-19 anche in azienda.

“È una bella pagina l’accordo unanime che abbiamo siglato insieme al ministro Orlando e a tutti i sindacati e le imprese del nostro Paese. Il protocollo per le vaccinazioni e l’aggiornamento del protocollo per la sicurezza Covid-19 ci aiuteranno a tutelare la salute nei luoghi di lavoro. Questa battaglia si vince solo tutti assieme”. Così il ministro della Salute, Roberto Speranza, commenta la firma dei protocolli nazionali ‘per la realizzazione dei piani aziendali finalizzati all’attivazione di punti straordinari di vaccinazione anti Sars-CoV-2/Covid-19 nei luoghi di lavoro’ e ‘di aggiornamento delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Sars-CoV-2/Covid-19 negli ambienti di lavoro’.

Le modalità dell’operazione, che in parte riprendono il disciplinare tecnico dell’Associazione nazionale medici d’azienda e competenti (Anma) di cui avevamo dato conto negli scorsi giorni, sono indicate proprio nel protocollo siglato ieri.

Tra le principali indicazioni, si ribadisce il carattere volontario dell’adesione sia delle aziende, sia dei medici competenti in esse impiegati, sia dei dipendenti. Una particolare attenzione è stata posta su questo punto, giacchè si potrebbero verificare all’interno delle aziende episodi di discriminazione tra dipendenti aderenti e non aderenti. Specifica però il protocollo che “le procedure finalizzate alla raccolta delle adesioni dei lavoratori interessati alla somministrazione del vaccino dovranno essere realizzate e gestite nel pieno rispetto della scelta volontaria rimessa esclusivamente alla singola lavoratrice e al singolo lavoratore, delle disposizioni in materia di tutela della riservatezza, della sicurezza delle informazioni raccolte ed evitando, altresì, ogni forma di discriminazione delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti”.

Nella pratica, i vaccini saranno somministrati dal personale sanitario adeguatamente formato sulla vaccinazione anti-Covid. Il che significa i vaccinatori dovranno seguire appositi corsi di formazione erogati dall’Istituto superiore di sanità. Alla stregua di ciò che è previsto per i farmacisti che intendono vaccinare in farmacia.

Interessante anche il fatto che le aziende che non dispongano di un medico competente o di spazi adeguati per ospitare tutto l’iter vaccinale, dal triage all’osservazione degli eventuali effetti avversi immediati, potranno sottoscrivere accordi con strutture esterne private ove inviare i propri dipendenti che intendono vaccinarsi. Tutti costi eventualmente a carico del datore di lavoro, ad eccezione delle dosi vaccinali e degli altri dispositivi medici necessari, vedasi le siringhe, necessari per le somministrazioni.

Di particolare rilevanza anche altri due aspetti richiamati nelle premesse del protocollo. Da un lato l’esclusione della responsabilità penale degli operatori sanitari per eventi avversi nelle ipotesi di uso conforme del vaccino ai sensi del decreto-legge dello scorso 1 aprile.

Dall’altro il rimando al ‘Piano strategico nazionale dei vaccini per la prevenzione delle infezioni da Sars-CoV-2’ e alle ‘Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-Sars-CoV-2/Covid-19’ per la definizione della priorità vaccinale che dovrà valere anche all’interno delle aziende. Cioè in base alle fasce d’età che valgono in tutta Italia.

Una fumata bianca che è già salutata con favore anche dalle Regioni, già cofirmatarie del protocollo. Consapevoli però che la reale attuazione di questa ipotesi sottostà alla spada di Damocle della disponibilità delle dosi. Soprattutto del siero di AstraZeneca. Ancora una volta dovremo attendere che Ema e, conseguentemente, Aifa si pronuncino sull’opportunità o meno di continuare a somministrarlo a tutte le fasce d’età sinora previste per questo specifico vaccino.

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