Non è solo la sanità a fare i conti con le conseguenze con un fenomeno sempre attuale come la medicina difensiva. La pletora di esami inutili prescritti dai ‘camici bianchi’ per mettersi al sicuro dalle cause per presunti errori medici ha infatti un costo salato, talvolta anche per gli stessi pazienti. E finisce per allungare le già imponenti liste d’attesa.
Ora però si cambia. Ad annunciarlo è stato il ministro della Salute Orazio Schillaci. Le lunghe liste di attesa nella sanità pubblica, è il suo ragionamento, sono anche dovute al fatto che “vengono prescritti troppi esami inutili, c’è un eccesso di medicina difensiva. Il medico, per evitare cause e guai con la giustizia, eccede a volte negli esami da far fare: per questo agiremo depenalizzando la responsabilità medica, tranne che per il dolo, e mantenendo solo quella civile”, ha detto in un’intervista a ‘Libero’.
Obiettivo semplificazione
“Stenderemo delle linee guida con criteri chiari su quali esami prescrivere e quando”. Il fatto è che la sanità è in profonda crisi, anche economica. Gli anni di Covid-19 si sono fatti sentire, e il Ssn ‘più bello del mondo’ ha perso smalto, anche agli occhi dei pazienti. “L’unica soluzione per mantenere la sanità non a pagamento – ragiona Schillaci – è agire sulla prevenzione, fare in modo che la gente si ammali poco“, soprattutto attraverso “l’educazione alla salute, fin nelle scuole”.
Prevenire (davvero)
Cruciali, in questo percorso di ottimizzazione delle risorse, anche la tecnologia e il ruolo dei medici di medicina generale: “Bisogna arrivare a spedire mail a casa per dire quali esami fare in base all’avanzare dell’età e daremo delle agevolazioni – ha concluso – a chi segue i consigli”.
Le reazioni
L’iniziativa di Schillaci piace a Guido Quici, presidente del sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed. “Solo in Italia, Polonia e Messico l’errore medico rischia di essere sanzionato penalmente”, sottolinea Quici.
“Si tratta di un intervento che chiediamo da tempo e che reputiamo essenziale per ridare maggiore serenità ai medici e per ridurre il ricorso alla medicina difensiva”. Il leader Cimo invita dunque a “lavorare rapidamente al provvedimento, in modo da superare tale singolarità”.
Un antidoto alla violenza e alla fuga dei medici
L’intervento sull’errore medico contribuirebbe a dare serenità a una professione in crisi, dove si moltiplicano le aggressioni. A sottolinearlo, dopo l’ultimo caso a Vicenza di una giovane dottoressa che ha ricevuto un proiettile nella cassetta della posta, è stato il presidente della Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri), Filippo Anelli.
“Sono sempre più i medici che dicono basta, che abbandonano una professione che ogni giorno si fa più difficile, per le condizioni insostenibili di lavoro. In ospedale, negli ambulatori di guardia medica e, ora, anche dei medici di famiglia. Medici aggrediti, minacciati, sottoposti a violenza fisica e psicologica. Medici ospedalieri costretti a turni infiniti, medici di famiglia che rispondono sino a tarda sera alle richieste dei pazienti e, quando devono assentarsi anche solo per un giorno, non trovano un sostituto. Medici denunciati, nella maggior parte dei casi ingiustamente, che passano anni sotto la pressione di un processo, prima di essere assolti. Un disagio tanto profondo da portare alla mobilitazione per rivendicare il rispetto della dignità dell’esercizio professionale, così come è accaduto a Bari, dove sono scesi in piazza oltre mille medici”.
“Per questo abbiamo apprezzato la sensibilità dimostrata dal ministro, prima con il dl Bollette e poi con le dichiarazioni rilasciate alla stampa. In particolare, condividiamo il provvedimento contro la violenza, così come l’intenzione di depenalizzare la responsabilità medica”, ha commentato Anelli.
Una soluzione alla medicina difensiva
“I medici – ha affermato Anelli – sono oggetto di una campagna mediatica sui danni presunti in sanità, minando la serenità dei professionisti già aggravata da un ricorso massivo, spesso improprio, alle prestazioni sanitarie. Né si può pensare di arginare questo fenomeno limitando il numero e la tipologia di esami che i medici possono prescrivere: un nuovo “Decreto appropriatezza” sarebbe, come l’altro, bocciato dalla Corte costituzionale”.
Contro la grande fuga dal Ssn “servono risorse e provvedimenti legislativi. Serve uno scudo penale che ridia serenità ai medici, che consenta ai cittadini di ottenere, in tempi ancora più rapidi, il giusto riconoscimento dell’eventuale danno subito senza che il medico sia trascinato in un tribunale per la sua condotta professionale”, è il ragionamento di Anelli.
Questione (anche) di fondi
Per rilanciare il Ssn e la professione, servono finanziamenti. “Apprezziamo la volontà del ministro Schillaci di aumentare il Fondo sanitario nazionale, portandolo a 131 miliardi per ridurre il divario tra finanziamento e spesa sanitaria che oramai si è attestata lo scorso anno a 133 miliardi. Continuiamo a pensare, tuttavia – ha precisato Anelli – che occorra un finanziamento straordinario che vincoli le risorse sul potenziamento del personale e dei professionisti sanitari”.
Di che cifre parliamo? “Molti analisti sanitari stimano in 30 miliardi lo stanziamento, che servirebbe per pagare gli stipendi ai professionisti sanitari oggi assenti sul territorio, aumentare le remunerazioni ai medici, sia in ospedale che sul territorio, e ai professionisti della salute, aumentare il numero degli addetti in sanità, garantendo a tutti gli operatori sanitari un welfare sociale ancora oggi assente in larga parte del Paese. Servono infine modifiche al Dl Bollette nella parte in cui si creano differenze tra medici come, ad esempio, tra quelli di diversi reparti o, nell’ambito dell’emergenza-urgenza, tra quelli che operano nei pronto soccorso e quelli che operano nel servizio 118”, ha sottolineato Anelli.
Il contratto della dirigenza
Intanto all’Aran è durato quasi cinque ore il confronto con i sindacati della dirigenza medica e sanitaria per il rinnovo del contratto 2019-21.
“Un confronto lungo e produttivo in un clima di positiva collaborazione – ha fatto sapere al termine Antonio Naddeo, presidente Aran – in cui sono stati esaminati punto per punto gli articoli della bozza di Contratto, consegnata alle organizzazioni sindacali nel precedente incontro”.
Il prossimo incontro è fissato a martedì 12 aprile: si continuerà a esaminare la parte normativa, per poi passare alla fase conclusiva della trattativa con la definizione della parte economica del Contratto nella successiva riunione fissata al 27 aprile. Da parte sua Naddeo si è detto “ottimista”: l’obiettivo è “arrivare rapidamente alla chiusura di un testo definitivo, ampiamente condiviso dalle parti”.