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Felicità: ecco tutte le variabili in gioco

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‘Chiedimi se sono felice’. Se ricordate il titolo di uno dei tanti successi di Aldo, Giovanni e Giacomo, probabilmente vi starete domandando cosa c’è dietro la felicità. Ma soprattutto potreste porvi un quesito psicofilosofico fondamentale: se siamo felici, dipende da noi?

Sentirci così bene è frutto di un qualcosa che nasce al nostro interno, o piuttosto è la diretta conseguenza di quanto si verifica nella vita di ogni giorno, di un percorso professionale che veramente ha messo in luce quanto possiamo avere valore, di una vita di relazione soddisfacente?

Non sappiamo se la figura del manager della felicità in azienda sia in grado di sviluppare un percorso che possa guidarci su questa via. Ma è certo che, caso per caso, all’origine della felicità si possono combinare tante diverse concause che rendono davvero complesso individuare se siamo felici perché tutto nasce dalla nostra anima, o piuttosto abbiamo la sensazione che la vita ci sorrida per fattori esperti. Perché bisogna capire se essere felici è qualcosa che sgorga dal cuore o arriva da fuori. E non è semplice. O quanto meno, non è scritto sulla pietra.

A dire che la felicità può nascere dal mondo che ci circonda (così come la tristezza, va detto) o dalla nostra anima è un’originale ricerca apparsa su Nature Human Behaviour (primo autore Emorie Beck dell’Università della California di Davis, con Joshua Jackson della Washington University di St. Louis, Felix Cheung dell’Università di Toronto e Stuti Thapa dell’Università di Tulsa).

Felicità: dalla scienza la ‘ricetta’ con le 4 abitudini da seguire

Come riporta una nota dell’ateneo, trovare la ricetta della felicità che si possa applicare a tutte e a tutti indistintamente è praticamente impossibile. Ma ci sono modellistiche che aiutano a spiegarne le traiettorie. A volte, secondo la prospettiva “dal basso verso l’alto”, la felicità complessiva può nascere dalla soddisfazione della realizzazione, con la ricchezza, un lavoro piacevole e relazioni appaganti.

Ma attenzione. Ci sono anche persone che sembrano superare queste rappresentazioni generali. Ci sono persone che hanno vissuto eventi traumatici eppure sembrano essere felici. Il lavoro, quindi, va oltre. E suggerisce una prospettiva “dall’alto verso il basso”, in cui la felicità non deriva da circostanze esterne, ma da atteggiamenti e qualità personali, il che implica che possiamo migliorare la felicità migliorando il nostro stato mentale attraverso pratiche come la meditazione mindfulness o la terapia, piuttosto che intervenendo su fattori esterni.

Il tutto, per giungere poi ad un terzo modello. In questo caso a rappresentare il viatico per la felicità sono le costanti interazioni tra influenze dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso. Così nascerebbe la felicità complessiva. 

A confermare il ruolo di queste possibili “combinazioni” sono i risultati delle analisi degli esperti, che hanno analizzato i fattori che determinano la felicità individuale in un gruppo di oltre 40.000 persone.

I sondaggi, condotti anche per trent’anni in modo ripetuto, hanno rilevato sia la soddisfazione di vita globale nel tempo, sia la soddisfazione in cinque ambiti: salute, reddito, alloggio, lavoro e relazioni. “Il risultato è che vediamo gruppi pressoché uguali che mostrano ciascun modello”, ha affermato Beck. “Alcuni seguono un approccio bottom-up; altri top-down, i domini non influenzano la loro felicità; alcuni sono bidirezionali e altri ancora non chiari”.

In quest’ultimo gruppo, i ricercatori non sono riusciti a trovare alcuna chiara connessione tra i cinque sottodomini e il benessere globale. Sebbene questi individui possano sentirsi soddisfatti della propria vita nel suo complesso e di determinati ambiti, non sembrano influenzarsi a vicenda nel tempo.

“Una possibilità è che altri fattori nelle loro vite, da questioni strutturali più ampie a eventi specifici, possano prevalere su queste influenze”. E allora, possiamo provare ad essere più felici? Se l’obiettivo è migliorare la felicità nella società, le politiche devono affrontare sia fattori esterni come salute, reddito, alloggio e lavoro, sia qualità individuali come la resilienza personale e lo scopo della vita. Ma per il singolo occorre un approccio caso per caso. A ognuno, insomma, la sua “via” verso la felicità.

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